“Vita” di Vittorio Alfieri

Vita di Vittorio Alfieri

di Francesco Sasso

Di pochi autori si conosce la vita attraverso un’opera quanto è “Vita” dell’Alfieri (1749-1803), che in essa forse si descrive più quale credeva di essere che quale era realmente, ma che tuttavia compose un’opera molto interessante, da cui traspare chiara la crisi dell’Illuminismo e il primo annuncio della nuova epoca del romanticismo.

Ho letto “Vita” nell’ottobre del 2006 e ho divorato il testo avidamente. E’ questa la più bella lettura della mia vita. Oddio, non è l’unica, ma è uno dei testi più felici della narrativa italiana che io abbia letto.

L’Alfieri la iniziò nel 1790, mentre era a Parigi; arrivò fino ai suoi primi quarantun anni di vita, incominciando dalla puerizia (1749-1758) solitaria, chiusa e triste, continuando con l’adolescenza (1758-1758-1766), insofferente e ribelle, trascorsa tutta all’Accademia di Torino, che gli pare una galera, poi con la giovinezza (1766-1775), esuberante, irrequieta e tempestosa, occupata per sei anni consecutivi con gli amici a Torino, infine con la virile (1775-1803); quest’ultima parte fu ripresa a Firenze nel 1803 e portata fino agli ultimi mesi di vita.

La prima parte dell’opera ci rivela in modo molto evidente il temperamento chiuso e triste del fanciullo, a cui, data la sua natura, nulla può dare gioia: egli cresce scontento, passionale, ostinato e irrimediabilmente solo; non troverà alcun sollievo nell’Accademia militare, giudicherà dispotica tirannia la sorveglianza del suo servo Andrea, una catena di dipendenze degradante l’esercito, altre più grevi catene l’amore, prigione il Piemonte. Così sarà preso dalla febbre dei viaggi, dalla passione per i cavalli, da un profondo senso di noia, di inutilità, di malcontento, da un tumulto di vita intima insomma che troverà poi espressione nella poesia.
Non minor disordine e tempeste provocano i suoi amori, ma anch’essi rientrano nel quadro della preparazione del futuro scrittore poeta.

Naturalmente la parte più interessante, per il sottoscritto, è quella in cui il poeta racconta la lenta e dura scoperta della vocazione letteraria (per tutta la vita, la passione per i cavalli farà concorrenza a quella per la letteratura); e la descrizione della lunga e faticosa scalata alla Poesia; sennonché, non posso non serbare ricordo del racconto dell’”epoca” dei viaggi, con la descrizione dei vagabondaggi per l’Europa e delle dissolutezze incoscienti.

Quanto allo stile dell’opera, dirò che è godibilissimo, incisivo e realizzato attraverso l’accostamento di costrutti nobilmente classici e di modi desunti dal discorso familiare. Non c’è gratuita pedanteria letteraria, né difficoltà di lettura. Il testo è molto vicino alla lingua d’oggi, sempre attenta a rendere le emozioni e le idee.

(L’edizione da me letta: Vita di Vittorio Alfieri, Garzanti, 2004, euro 8,70)

f.s

Pubblicato da retroguardia

Docente e critico letterario. Dirige la rivista di critica letteraria "RETROGUARDIA". Si è occupato in particolare della narrativa di Guido Morselli e Gesualdo Bufalino. Altri interessi di ricerca riguardano anche la poesia contemporanea, la teoria della letteratura, il romanzo fantastico e comico, la metrica italiana. Suoi interventi critici sono apparsi in rete (Musicaos.it, Retroguardia, La poesia e lo spirito, ecc) e su alcune riviste di letteratura (Tabula rasa, Narrazioni, ecc). Socio fondatore dell’associazione culturale e membro del comitato di lettura di vibrisselibri, redattore de “La poesia e lo spirito” dal 2007.