La scuola siciliana (‘200)

Oggi ho riletto alcuni componimenti della famigerata “Scuola siciliana”.
Tutte le loro poesie sono simili e ripetono gli stessi atteggiamenti dei provenzali: la donna è bella, ma fredda e lontana e il poeta le rivolge la parola con trepida umiltà. I sentimenti sono espressi con le solite frasi oscure, i soliti giri di parole ed i soliti artifici metrici che rendono tutta questa produzione voluta e non sentita. Solo ogni tanto certi ingenui motivi cari al popolo vengono ripresi e rielaborati con delicata abilità, così che conservano tutta la loro freschezza: basta pensare all’accorata canzonetta di Rinaldo d’Aquino, Lamento per la partenza del crociato, al Lamento di Guido delle colonne, alla canzonetta di Giacomo Pugliese, La dolze cera piangete, alla Villanella di Ciacco dell’Anguilla, che sono tra le composizioni più significative.

Altri nomi: Pier della Vigne, Arrigo Testa, Jacopo Mostacci, il notaro Jacopo da Lentini, Percivalle Doria, Stefano Protonotaro, Mazzeo di Ricco, Compagnetto da Prato.

f.s.

Pubblicato da retroguardia

Docente e critico letterario. Dirige la rivista di critica letteraria "RETROGUARDIA". Si è occupato in particolare della narrativa di Guido Morselli e Gesualdo Bufalino. Altri interessi di ricerca riguardano anche la poesia contemporanea, la teoria della letteratura, il romanzo fantastico e comico, la metrica italiana. Suoi interventi critici sono apparsi in rete (Musicaos.it, Retroguardia, La poesia e lo spirito, ecc) e su alcune riviste di letteratura (Tabula rasa, Narrazioni, ecc). Socio fondatore dell’associazione culturale e membro del comitato di lettura di vibrisselibri, redattore de “La poesia e lo spirito” dal 2007.