Giusto uno sguardo “Zeitgeist”. I “Bastimenti d’inchiostro” di Chiara Mazzucchelli

Chiara Mazzucchelli, Bastimenti d’inchiostro – La Grande emigrazione nella letteratura siciliana (1876-1924), Kalós, Palermo, 2024, pp. 145, € 20,00


di Antonino Contiliano

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Al termine della lettura di Bastimenti d’inchiostro – La Grande emigrazione nella letteratura siciliana (1876-1924) di Chiara Mazzucchelli (Kalós, Palermo, 2024, pp. 145, € 20,00), mi sono trovato a riflettere su un concetto già affrontato in un altro contesto: “7 lezioni sul pensiero globale” del sociologo e filosofo francese Edgar Morin. In entrambe le opere emerge l’idea che l’arte, la letteratura e la poesia siano strumenti imprescindibili (fondamentali) per comprendere la complessità dell’esperienza umana.

Morin, nell’ottica di un modello multidisciplinare e complesso, afferma la necessità di superare la frammentazione dei saperi, suggerendo che anche la letteratura debba essere considerata un mezzo di conoscenza al pari delle scienze naturali e sociali.

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“Ferro”, storia di un’amicizia

Ferro, storia di un’amicizia


di Francisco Soriano

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Il sistema periodico di Primo Levi è un’opera in cui ogni racconto è un «attraversamento» spirituale e psicologico profondo e ineguagliabile. Le sue pagine sono una complessa metafora della vita nelle quali autobiografia e biografia di altre esistenze si intrecciano nell’esaltazione del sentimento del lavoro e delle relazioni umane in dinamiche labirintiche e spesso drammatiche. Ferro è uno di quei racconti che accompagnano per il resto della vita, negli affetti, nella dolorosa felicità, nell’educazione civile, nel valore della giustizia e dell’eguaglianza, nell’onestà di essere e manifestarsi sempre allo stesso modo, così come la prassi della vita impone secondo i propri modelli valoriali.

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Dieci racconti in poche righe

Dieci racconti in poche righe


di Gustavo Micheletti

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1) John Harned era impazzito solo in quel preciso momento, non prima. Era impazzito quando aveva visto il cavallo tentare di rialzarsi e con le interiora di fuori ricadere urlando, e non quando ripeteva tra sé, con un’espressione terrea e calma sul volto, che il toro era condannato sin dall’inizio.

A Maria Valenzuela forse John Harned piaceva, ma quel giorno lui era impazzito e nell’arena di Quinto non si erano mai visti tanti morti uccisi in modo tanto abominevole.

Ora Maria Valenzuela vive in Austria, sposata ad un arciduca, o ad un altro nobile d’alto lignaggio, e quando ripensa a quella giornata si chiede ancora perché John Harned fosse diventato furioso proprio al grido tremendo del cavallo che cercava di rialzarsi in piedi sventrato.

La Pazzia di John Harned, di Jack London, Passigli Editore.

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L’obbligo antagonista della poesia, la neg-entropia…

L’obbligo antagonista della poesia, la neg-entropia…


di Antonino Contiliano

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Premessa

In questo saggio, pur variando l’angolo delle categorie impiegate, tra logica, critica, utopia e riflessioni l’intento conduttore è quello di affermare l’obbligo della poesia come un immaginare, pensare e agire intenzionale antagonista (e perché non non un ripetersi di avan-guardia e impegno progettuale). Nell’attuale spazio-tempo eterogeneo e storico della realtà cibernetico-digitale con le sue promesse di benessere (la buona vita!), l’avan-guardia, del resto, come il pro-gettare (pro-jacere: gettare avanti, impegno progettuale) ha una relazione con il futuro e le sue potenzialità razionali, e non meno utopiche e poetiche.

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«Vi sono vite di donna intessute così, a filo liscio, bianco su bianco». Caterina, Feliciana e Veronetta. Un viaggio attraverso “Le Solitarie” di Ada Negri.

«Vi sono vite di donna intessute così, a filo liscio, bianco su bianco».

Caterina, Feliciana e Veronetta. Un viaggio attraverso “Le Solitarie” di Ada Negri.


di Annalisa Lucini

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«Vi sono vite di donna intessute così, a filo liscio, bianco su bianco».

Una comparsa discreta nel mondo, è quella che Ada Negri delinea per descrivere vissuto e carattere di Caterina, la protagonista della novella “Storia di una taciturna”, contenuta nella sua prima opera in prosa “Le Solitarie”, pubblicata nel 1917 con edizioni Treves.

Caterina è una delle donne solitarie che nello stile negriano viene descritta nel suo essere insignificante, in quanto è il contesto sin dagli albori del suo venire al mondo a marchiarla in tal modo.

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Found in translation

Found in translation.

Da Luisa Crismani a Ottavio Fatica in ossequio al suo Lost in translation


di Luisa Crismani

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Ricordo

Adesso so perché ho immaginato di sporgermi di traverso a un corso d’acqua, allungare le mani e afferrare il telo di lana cotta marrone, ocra terra di siena, un metro per cinquanta con una testa di sfinge stilizzata quasi una maschera kabuki al centro e tirarlo verso di me dal lato maggiore senza arrotolarlo ma tirarlo fuori fino a mettermelo addosso a coprirmi, bagnato com’è e come sono io, «piaga contro semplice piaga e chiusi gli occhi» (è un verso di Fatica, dalla raccolta Le omissioni, p. 16) nell’ascolto, dietro di noi, alle nostre spalle, di una lingua che non trovavamo più e credevamo perduta per sempre malgrado non fosse stata quella mai la nostra, ma una specie di sogno. Riconoscevamo: da lì sono venuto o vorrei esserlo, non l’ha parlata mai nessuno ma si sa scripta manent. E si ripresenta quella lingua e canta «Canto l’arme pietose e ‘l capitano che ‘l gran Sepolcro liberò di Cristo», come nel sogno di Krogold, come nel proposito di Thibaut, e tornare a quel ruscello di prima, «poco quindi lontan nel sen del monte scaturia mormorando un picciol rio» e immergervi l’elmo che tutti abbiamo per proteggerci la testa dalle sventure, e riempirlo di quell’acqua per ridare vita con l’acqua a chi col ferro è stato ucciso. Chi? Céline? Ammazzato dal furto dei suoi scritti?: Brouillons?… Romanzi?… Leggende?… Il telo: questi inediti. Non si gridi allo scandalo perché cito il Tasso, come esempio di lingua italiana; già Foscolo affermava che: «Se mai per vicenda di tempi le favelle si mutassero e la italiana non fosse più parlata, vi sarà nondimeno in ogni tempo chi guarderà meravigliando alle pagine della Gerusalemme liberata».

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A che punto è la notte per le donne afghane?

A che punto è la notte per le donne afghane?


di Francisco Soriano

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Finalmente” i legislatori afghani hanno approvato la prima legge emanata dal ministero per la Prevenzione dei Vizi e la Promozione delle Virtù, organo istituito nel 2021 per la promozione del rispetto delle leggi shariatiche islamiche. Quando si promuovono iniziative legislative sui vizi e sulle virtù è chiaro che le prime vittime prescelte dai censori islamisti sono le donne.

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Erri De Luca, “Discorso per un amico”

Erri De Luca, Discorso per un amico, Feltrinelli, 2024, pp.96, € 14,00


di Francesco Sasso

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Discorso per un amico di Erri De Luca è un libro toccante e profondo, che rende omaggio all’amico e compagno di scalate Diego Zanesco, scomparso tragicamente nell’estate del 2023. Questo testo è una riflessione sull’amicizia e sulla perdita.

Il libro si apre con il doloroso annuncio della morte di Diego, una guida alpina di alto livello. Erri De Luca descrive in modo dettagliato le circostanze della caduta di Diego, attribuita inizialmente a un errore umano, ma poi chiarita come conseguenza di un infarto improvviso. La narrazione si sviluppa attraverso ricordi personali, aneddoti e riflessioni che delineano il profilo di un uomo appassionato, un alpinista esperto e un amico leale.

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Antonino Contiliano, “Uso dell’arte e della poesia”

Antonino Contiliano, Uso dell’arte e della poesia, Lithos Editrice, 2024, pp.217, € 20,00


di Francesco Sasso

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Uso dell’arte e della poesia di Antonino Contiliano è un’opera complessa e provocatoria che si colloca al crocevia tra poesia e teoria antagonista. Questo libro non è solo una raccolta di saggi, ma un vero e proprio manifesto che interroga il ruolo dell’arte e della poesia in un contesto socio-economico dominato dal capitalismo avanzato, o come preferisce chiamarlo l’autore, “basso capitalismo”. Contiliano esplora come le nuove tecnologie abbiano trasformato il mondo e il modo in cui l’arte e la poesia possano ancora mantenere una funzione critica e oppositiva in un tale scenario.

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Il re dei Giudei

Il re dei Giudei


di Francisco Soriano

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Il re dei Giudei è un testo di Primo Levi tratto dalla raccolta Lilìt ed altri racconti. «Al ritorno da Auschwitz mi sono trovato in tasca una curiosa moneta in lega leggera», esordisce Levi ricordando questo ritrovamento apparentemente incomprensibile e presto rivelatosi «sinistro». Quella moneta era giaciuta per lunghi anni in un cassetto, «graffiata e corrosa», probabilmente coniata nel 1943: essa reca su una faccia l’effige della stella ebraica insieme alla parola «ghetto», e sull’altra le scritte in tedesco «Quietanza su 10 marchi» e «Il decano degli ebrei in Litzmannstadt». Non esistono città con questo nome, spiega Levi, ma in epoca nazista la città polacca di Łódź era stata così ribattezzata in onore del generale tedesco Litzmann, che presso la città aveva sconfitto09 nel 1914 le linee russe. Ad Auschwitz la moneta giaceva da qualche parte, prima che Levi la trovasse e la portasse con sé dopo la liberazione del campo.

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UGO OJETTI, “Alla scoperta dei letterati” (RUGGERO BONGHI)

UGO OJETTI, Alla scoperta dei letterati. Colloquii con Carducci, Panzacchi, Fogazzaro, Lioy, Verga, Praga, De Roberto, Cantù, Butti, De Amicis, Pascoli, Marradi, Antona-Traversi, Martini, Capuana, Pascarella, Bonghi, Graf, Scarfoglio, Serao, Colautti, Bracco, Gallina, Giacosa, Oliva, D’Annunzio, Fratelli Bocca editore, Milano, 1899

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RUGGERO BONGHI.

Roma, gennajo del ’95.

Nel suo villino di via Vicenza ho trovato Ruggero Bonghi in una piccola stanza colma di libri fino al soffitto, davanti a un tavolino carico di libri greci, correggendo le bozze di una nuova edizione del Fedone. Un grande scialle scuro gli avvolgeva le gambe ed egli appariva pallido e un po’ stanco, specialmente negli occhi.

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Fondo librario Francesco Marotta

Retroguardia.net ha accolto il fondo librario digitale delle opere poetiche di Francesco Marotta, grazie a una donazione effettuata dallo stesso autore. Questo fondo librario rappresenta una raccolta significativa delle opere di Marotta, poeta, traduttore e scrittore. La donazione permette di preservare e rendere accessibile il suo lavoro al pubblico, contribuendo a diffondere ulteriormente la sua eredità letteraria. Retroguardia.net, un sito dedicato alla critica letteraria, si arricchisce così di un’importante collezione, che potrà essere utilizzata da studiosi e appassionati di poesia.

Qui il fondo Francesco Marotta

Qui i fondi librari su Retroguardia.net

 

Il verso inverso n.19: «Lasciate ch’io cerchi il mio cuore». Una lettera di Emanuel Carnevali

«Lasciate ch’io cerchi il mio cuore». Una lettera di Emanuel Carnevali


di Francisco Soriano

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«Lasciate ch’io cerchi il mio cuore» scriveva Emanuel Carnevali alla fine di una appassionata missiva, che il poeta rivolgeva ai suoi migliori amici americani nel 1919 e inviava alla redazione della prestigiosa rivista The Others. L’invettiva contro l’artificiosità della poesia modernista non venne pubblicata, ma ebbe una risonanza dirompente tanto da provocare la chiusura della rivista per volontà del poeta William Carlos Williams. Quest’ultimo dedicò tuttavia l’ultimo numero di The Others proprio a Emanuel Carnevali.

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L’Accademia della Crusca e la questione dell’autoritarismo linguistico: la posizione di Claudio Marazzini

L’Accademia della Crusca e la questione dell’autoritarismo linguistico: la posizione di Claudio Marazzini


di Francesco Sasso

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Il 22 luglio 2024, sul quotidiano Il Sole 24 Ore è stato pubblicato un articolo dal titolo “Accademia della Crusca: contro l’autoritarismo linguistico e l’uso forzato del femminile e degli asterischi”. L’articolo riporta le parole di Claudio Marazzini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca e professore emerito di storia della lingua italiana presso l’Università del Piemonte Orientale, che esprime la sua posizione critica nei confronti del cosiddetto “autoritarismo linguistico”.

Marazzini ha commentato in risposta a un disegno di legge presentato dal senatore leghista Manfredi Potenti, ormai ritirato e considerato un’iniziativa personale, che intendeva vietare l’uso di termini femminili come “sindaca”, “questora”, “avvocatessa” e “rettrice” negli atti pubblici. Secondo il linguista, l’imposizione di una determinata forma linguistica, sia essa femminile, maschile o neutra con l’uso di asterischi, rappresenta una minaccia per la libertà della lingua italiana.

Nel suo intervento, Marazzini ha citato un esempio specifico di “forzatura linguistica”: un rettore che ha introdotto ufficialmente il termine femminile “rettrice” nel regolamento del suo ateneo, eliminando la forma maschile “rettore”. Ha espresso preoccupazione per l’imposizione di tali cambiamenti senza una discussione adeguata, suggerendo che un’interrogazione parlamentare sarebbe stata appropriata.

Marazzini ha sottolineato come in diversi atenei ci sia una pressione crescente per abbandonare l’uso del maschile non marcato, sostituendolo con forme neutre come l’asterisco o lo schwa. Ha criticato la mancanza di interventi da parte del ministero dell’Istruzione per frenare queste tendenze, suggerendo che un semplice richiamo potrebbe essere sufficiente per affrontare la questione.

Infine, Marazzini ha ribadito la sua visione critica sull’autoritarismo linguistico, sostenendo che esso non si manifesta solo attraverso imposizioni di genere specifico, ma anche attraverso chi promuove il femminile sovraesteso o l’uso di segni di inclusività come l’asterisco e lo schwa. Ha avvertito che tali movimenti, sebbene presentati come difensori della libertà democratica, possono anch’essi cadere in forme di autoritarismo. Per Marazzini, il vero pericolo per la lingua italiana è rappresentato da qualsiasi forma di imposizione rigida, indipendentemente dal segno ideologico o culturale.

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[Leggi tutti gli articoli di Francesco Sasso pubblicati su RETROGUARDIA 2.0]

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Il verso inverso n.18: La «difesa della poesia» di Percy Bysshe Shelley

La «difesa della poesia» di Percy Bysshe Shelley


di Francisco Soriano

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P.B. Shelley risiedeva in Italia nel 1821, quando lo scrittore Thomas Love Peacock gli spedì copia del saggio The Four Ages of Poetry. In questo testo Peacock esponeva le sue teorie sulla storia e sul ruolo sociale della poesia, asserendo che i Greci e i Romani distinguevano in riferimento ad essa quattro età: quella dell’oro, dell’argento, del bronzo e infine del ferro. L’ultima età, quella dell’industrializzazione a lui contemporanea, ha per Peacock superato il bisogno della poesia, e in essa il poeta è un semi-barbaro in una comunità civilizzata: il ruolo intellettuale stesso dei poeti viene ora perso a discapito di filosofi e statisti.

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“Il buio delle tre”. Autocoscienza e peripezie d’uno scrittore in cerca di editore

Vladimir Di Prima, Il buio delle tre, Arkadia, 2023, pp. 224, € 16,00


di Stefano Lanuzza

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Nella vera, buia notte dell’anima, sono sempre le tre del mattino” (Francis Scot Fitzgerald, L’età del jazz. 1931-1933, 1945)

Le tre di notte, l’ora del lupo e di fantasmi demoni streghe, l’ora più buia e pericolosa che scaccia il sonno e non fa più dormire. L’ora in cui ansia e solitudine angustiano l’animo e fanno battere più forte il cuore di chi veglia. Piombando al centro della notte, l’ora delle tre assedia con pensieri angosciosi un insonne che tenta di scrivere in attesa del mattino tardo ad arrivare…

Dopo l’uscita di La Banda Brancati (2021), Vladimir Di Prima (Catania, 1977) pubblica Il buio delle tre (Cagliari, Arkadia, 2023, pp. 224, € 16,00), romanzo con cui l’autore, vocato per una letteratura di ricerca divergente dalle chiassose tendenze commerciali dell’editoria d’industria e intrattenimento, perviene a una maturità che ne fa il più ricco di talento della sua generazione.

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Silvio Raffo, “L’ultimo poeta”

Silvio Raffo, L’ultimo poeta, Elliot, 2023, pp.160, € 17,50


di Francisco Soriano

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Dice il poeta Silvio Raffo: «la poesia è educazione alla bellezza, non salva il mondo se quest’ultimo non vuole essere salvato»: questo messaggio appartiene a una delle tessere di un complesso mosaico architettato nella sua opera L’Ultimo Poeta, edito dalla casa editrice Elliot. Raffo non concede spazio alle retoriche del quotidiano becero e omologante dell’informazione e della comunicazione: egli lotta nella realtà contro la banalità, male permeante e insinuante. Il senso e la profondità sono spazi impraticabili da chi non possiede educazione, metodo di analisi, anticonformismo. Questa consapevolezza inoltre è suffragata oggi dalla convinzione che le istituzioni pedagogiche assumono nel contesto sociale: un ruolo tipico e controproducente di strutture amministrative, essendo semplicemente che detonatori della creatività e della fantasia.

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Stefano Lanuzza, “Il Piano del Sofo e dello Zar. Testimonianze intertestuali per l’Ucraina”

Stefano Lanuzza, Il Piano del Sofo e dello Zar. Testimonianze intertestuali per l’Ucraina, Fermenti Editrice, 2023, pp.260, € 20,00


di Francesco Sasso

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Il Piano del Sofo e dello Zar. Testimonianze intertestuali per l’Ucraina è un saggio di Stefano Lanuzza scritto ‘in tempo reale’, comparatistico e che affronta le complesse dinamiche del conflitto russo-ucraino dal 24 febbraio al 31 dicembre 2022. L’opera, ricca di testimonianze e riferimenti intertestuali, offre una panoramica approfondita delle tensioni storiche, culturali e politiche tra Russia e Ucraina, evidenziando le atrocità commesse e le resistenze locali.

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Il verso inverso n.17: Ilaria Palomba, “Scisma”

Ilaria Palomba, Scisma, Les Flâneurs Edizioni, 2024, pp.166 € 14,00


di Francisco Soriano

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Scisma è termine complesso, rinvia a multiformi dialettiche. È il titolo scelto dalla poetessa Ilaria Palomba alla sua silloge, preludendo forse a un’idea di ricerca non comune, asimmetrica, lontana dalla comune quanto banale interlocuzione di lessici poetici.

La composizione di versi che si snodano in una cronologia quotidiana rende abbastanza appariscente il tentativo di scandire fasi e contenuti di un vissuto frammentato dall’arcano di un dolore profondo. La cadenza dei giorni è litania di ansiosa sopravvivenza, ossimoro doloroso e felice di una intensa vocazione alla scrittura, a lasciarsi guidare dalla scansione della parola come metodo anche di resistenza. I misteri della nostra esistenza appaiono spesso originare dal vuoto e dal buio della sua stessa voragine, così dal verso “0” in esergo a tutti gli altri «domani» si scorge «La casa vuota dei nomi / la casa del deserto/ per il suono dell’organo / nera luce intorno / non hai più Dio / è il Dio dell’abbandono / il tuo nome di grafite».

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Silvano Agosti, “Poesia d’amore e d’altri mondi”

Silvano Agosti, Poesia d’amore e d’altri mondi, Edizioni del Foglio Clandestino, 2024, pp.145, € 15,00


di Francesco Sasso

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La raccolta delle poesie di Silvano Agosti, intitolata Poesia d’amore e d’altri mondi abbraccia l’intera carriera poetica dell’autore. Questa antologia non solo raccoglie una selezione di poesie pubblicate nelle sue precedenti raccolte, ma include anche molti testi inediti, offrendo ai lettori un’immersione nel mondo poetico di Agosti.

Silvano Agosti, noto principalmente come regista cinematografico indipendente, è un artista poliedrico che ha sempre intrecciato le sue riflessioni artistiche con un forte impegno etico e sociale.

Il titolo stesso, “Poesia d’amore e d’altri mondi”, suggerisce un viaggio tra il familiare e l’ignoto, tra l’intimo sentimento dell’amore e le esplorazioni di universi sconosciuti, tra la tenerezza e l’umanità che coesistono con una tensione verso l’infinito e il mistero.

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Il verso inverso n.16: Francesca Fiorentin, “Disinganni”

Francesca Fiorentin, Disinganni, Robin, 2024, pp.180, € 14,00


di Francisco Soriano

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Infelicità, essenza, lotta, rabbia, siccità, controllo sono alcuni dei punti cardinali verso i quali si dirige la poesia di Francesca Fiorentin. Il disinganno è la consapevolezza di un dramma che si vive nel quotidiano tradito e nell’attesa di una utopia ormai dileguatasi fra le inutili visioni di un domani inutilmente immaginato migliore: Devo rassegnarmi / l’inquietudine è mia, / il mondo è quieto / coeso, unanime, / cecchino.

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Tra i racconti per cacciatori di sogni, scegli in cosa credere.

Postfazione per Ballando s’impara di Salvatore Giampino (Cosemoltocreative Editore, 2022)


di Antonino Contiliano

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Le pagine letterarie di «BALLANDO S’IMPARA- “Racconti per cacciatori di sogni”» (di Salvatore Giampino, 2022), a lettura ultimata, pongono una serie di domande e risposte che non possono essere eluse. In certo modo (e almeno in parte), qui, chi scrive, accettandone la sfida si prova a individuare qualche chiave per scorrere tra le scelte e i propositi autoriali. Così, d’emblée, rileviamo subito una certa sintonia con le modalità correnti dell’autobiografico come fonte narrativa primaria e, insieme, una scrittura che pro-tende verso una finalità etico-umanistica idealizzata (e fondata sulla conoscenza e l’amore).

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Arianna Destito Maffeo, “Bonnie Parker”

[Inizio questa mia collaborazione con Retroguardia.net (conosco da anni il sito elegante e ne conosco il curatore, Francesco Sasso, e i collaboratori), con una nota di lettura sul personaggio Bonnie Parker, tristemente famoso, che ha attratto narrativamente centinaia di autori e anche molti registi.]

Arianna Destito Maffeo, Bonnie Parker, Morellini Editore, 2023, pp.244, € 20,00


di Marino Magliani

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La casa editrice Morellini ha deciso da un po’ di anni di lanciare una collana femminile, «femminile singolare», e di accogliervi un genere di biografie, naturalmente di donne. Anche a curare i volumi sono delle autrici e i volumi sono ormai quasi una ventina, forse poco meno. Il loro libro che mi è capitato di leggere ultimamente è del 2023, si tratta di Bonnie Parker, sottotitolo Un destino chiamato Clyde. L’autrice è Arianna Destito Maffeo, aveva già firmato per Morellini di Un gelido inverno in Viale Bligny.

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“Un bel camminare”. Giovanni Tesio, “Diario di un camminante sulla strada per Santiago”

Giovanni Tesio, Diario di un camminante sulla strada per Santiago, Torino, Lindau, 2024, pp. 112, € 14,00


di Stefano Lanuzza

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Che ne sappiamo, cosa abbiamo mai saputo dell’ultima verità dei nostri viaggi, fuggevoli andate e ritorni – e delle loro precarie direzioni?

L’agenda che segna l’itinerario verso Santiago di Compostela, registro all’apparenza refertale, reticolo compatto di dettagli, di “cose concrete e iterate, vissute di giorno in giorno”, segna passi dapprima didascalici e, via via, andature poematiche intervallate da serie di perfettamente rimati sonetti come stazioni di sosta o tappe d’esperienza: il tutto a scandire dal 3 al 31 d’un propizio mese di luglio il percorso verso il capoluogo della Galizia a nord-ovest della Spagna, la mitica Santiago evocante il santo evangelizzatore d’una città visitata da genti d’ogni luogo e lingua del mondo.

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Il verso inverso n.15: Fuga di morte. Paul Celan

Fuga di morte


di Francisco Soriano

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«Nero latte dell’alba lo beviamo la sera / lo beviamo al meriggio, al mattino, lo beviamo la notte / beviamo e beviamo / scaviamo una tomba nell’aria lì non si sta stretti» sono i versi iniziali di Todesfuge, «Fuga di morte», una poesia di Paul Celan scritta come testimonianza della crudeltà umana e della deriva criminale che con cadenza sistemica non risparmia nessuna epoca della storia umana. Contravvenendo alla famosa citazione di Theodor Adorno, «dopo Auschwitz è impossibile scrivere poesie», Celan sfuggito alla morte dopo diciotto mesi di prigionia in un lager scrisse una delle poesie più profonde e suggestive sulla questione del genocidio perpetrato dai nazisti.

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“Sia Manifesta la tua voce – Forme di resistenza nella poesia persiana” a cura di Rossella Renzi e Claudia Valsania

AA.VV., Sia Manifesta la tua voce – Forme di resistenza nella poesia persiana, a cura di Rossella Renzi e Claudia Valsania, Argolibri, 2024, pp.83, ebook € 5,00


di Francesco Sasso

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L’Iran contemporaneo è un paese segnato da una forte repressione e censura, specialmente nei confronti di coloro che cercano di esprimere dissenso o di promuovere i diritti umani. Nonostante la ricca tradizione culturale e letteraria, la libertà di espressione in Iran è fortemente limitata. Gli artisti, poeti, attivisti e intellettuali spesso devono affrontare gravi conseguenze per le loro opere e opinioni. La censura non si limita solo ai contenuti scritti, ma colpisce anche le persone, con incarcerazioni arbitrarie, torture e, in alcuni casi, esecuzioni. Questo clima di oppressione ha spinto molti a cercare vie alternative per esprimere la loro creatività e il loro dissenso, dando vita a movimenti di resistenza sotterranei che operano in condizioni estremamente difficili.

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Luciano Curreri, “«I’vo pensando, et nel penser m’assale». Piccolo elogio del lutto di sé stessi: sopravvivere con Petrarca”

[Email ad un Amico”, uno spazio dedicato alla condivisione di pensieri e riflessioni attraverso lo stile intimo e personale della lettera. Qui pubblichiamo una lettera aperta indirizzata a Luciano Currieri da Luigi Preziosi. Questo formato ci permette di esplorare la letteratura in modo più personale, rendendo l’articolo un invito alla conversazione e alla scoperta reciproca. (f.s.)]

Luciano Curreri, «I’vo pensando, et nel penser m’assale». Piccolo elogio del lutto di sé stessi: sopravvivere con Petrarca, Pref. Alessandro Barbero, Mauvais Livres, 2024, pp.142, € 16,00


Caro Luciano, eccomi, passato un periodo piuttosto complicato, dopo aver ragionato un po’ sul tuo piccolo elogio.

Come già in altri tuoi testi critici, procedi come scavando a spirale. Il tema è quello, ma così trovi una moltitudine di indizi “collaterali” con cui allargare il tiro e aprire prospettive diverse. In particolare, il Petrarca della canzone 264 passa da oggetto di ricerca storico- letteraria a motore per riflessioni attuali. È il preumanesimo, di cui tramite successive evoluzioni, siamo in fondo figli? O è una concezione del tempo non verticale, ma circolare (che favorisce in questo caso anche la doppia natura petrarchista-contemporaneista?) Uno scavo di questo tipo avevi già fatto, mi pare, in “Misure del ritorno”.

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Un “ei fu” per Lucio Zinna

Un “ei fu” per Lucio Zinna


di Antonino Contiliano

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L’uomo-cittadino e poeta Lucio Zinna, se l’è portato via il mese di luglio del 2024. Il suo “ei fu”, dalle correnti notizie di stampa, è stato correlato, giustamente, con la sua ricca e preziosa attività di poeta, scrittore e critico (di un Novecento travagliato tra avanguardie e conflitti territoriali sul senso del fare poesia dentro o fuori l’Isola). Ma lui se n’è andato via in punta di piedi e con silenziosa eleganza e differenza senza paragoni. Usare “l’ei fu” per un poeta (e un amico) non è mai cosa gradevole, seppure – docet l’insegnamento di fratello Spinoza – di fronte a certi eventi (come il morire della vita e di un essere che della poesia fece ragione d’essere e di con-essere-con …) non c’è né da piangere, né ridere, né dolersi; capirne il lascito con i suoi legami temporali e storici è invece il compito cui non si deve togliere attenzione e azione.

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Gli uomini. Dai “Dialoghi con Leucò” di Cesare Pavese

La tomba di Cesare Pavese a Santo Stefano in Belbo. Foto di Francisco Soriano

Gli uomini. Dai Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese


di Francisco Soriano

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Intraprendere un percorso di analisi dei testi di Cesare Pavese, nei Dialoghi con Leucò, è operazione molto rischiosa, non priva di labirintiche fobie e dubbi che appaiono spesso irrisolvibili. Nessun «capriccio», come qualcuno ama definire la scrittura dei dialoghi, immaginando che questo scrittore, prosatore fra i più importanti del nostro Novecento, non sia stato che un narratore realista. Le sue indagini con la personale interpretazione dei miti greci sono invece l’espressione più alta di una ricerca esistenziale sempre attuale, che forse delinea in modo inconfondibile anche alcuni tratti del carattere e dell’educazione sentimentale di questo autore. Se si dovesse pensare a un riferimento letterario forte nella scrittura dei dialoghi, sarebbe da ricercarsi certamente nella poetica classica ellenica, rappresentata nella sua massima espressione che ne dà la tragedia: immagino, dei tre massimi esponenti, più in Eschilo di Euripide, ma anche di Sofocle, non essendovi in lui antitesi tra le istanze della razionalità e dell’istinto. Tuttavia il dialogo Gli uomini ha più di tutti una connotazione che si distanzia dai temi del destino e del mistero del dolore, sostando invece nella rappresentazione di alcune dinamiche e relazioni che intercorrono fra il potere e la sua essenza e gli esseri umani.

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Francesco Marotta, “Da un’eternità passeggera”

Francesco Marotta, Da un’eternità passeggera, Novi Ligure, Joker Edizioni, “I libri dell’Arca“, 2024, pp.99, € 14,00


di Francesco Sasso

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Da un’eternità passeggera di Francesco Marotta è una raccolta di poesie che spazia dal 1998 al 2003, oggi edito da Edizioni Joker.

Iniziamo dal titolo “Da un’eternità passeggera”. L’ossimoro nel titolo esprime la contraddizione tra l’infinità dell’eternità e la brevità del concetto di “passeggera”, creando una tensione che invita il lettore a riflettere sulla natura transitoria della vita e della memoria.

Leggo Francesco Marotta da più di quindici anni. Egli è poeta generoso e appartato. Di lui si può dire ciò che scrisse Cesare Viviani sull’essenza della parola poetica:

«In un’altra parte del mondo, in una foresta immaginata o in una baraccopoli affollata, vive la poesia, lontano dal potere. Chi ha creduto compatibili poesia e potere non si è accorto che il potere è la perfezione della tecnica, mentre la poesia è la perfezione irraggiungibile della parola» («Corriere della Sera» il 21 marzo 2024).

Francesco Marotta ha inseguito l’essenza e la perfezione della parola poetica per l’intera sua esistenza. Ogni sua raccolta poetica è un porto di approdo e di partenza.

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Il verso inverso n.14: Giorgia Mastropasqua, “Al mondo vuoto”

Giorgia Mastropasqua, Al mondo vuoto, Controluna, 2024, pp.90, € 14,00


di Francisco Soriano

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La poesia di Giorgia Mastropasqua costruisce luoghi generativi secondo la logica che ogni immaginazione poetica attinga a una struttura talvolta contemplativa, definita come “mente naturale”, dove tutto è stato pensato, sognato, immaginato, esperito dai contemplativi profondi. La poetessa inoltre si affida a una serrata ricerca nei labirinti piuttosto tortuosi della cultura esoterica, mistica e metafisica.

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La religione delle lettere di un maestro della critica

La religione delle lettere, a cura di Gloria Manghetti, Roma, Succedeoggi Libri, 2024, pp. 148, € 16,00


di Stefano Lanuzza

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La religione delle lettere (Roma, Succedeoggi Libri, 2024, pp. 148, € 16,00), compendio di opinioni critiche sulla personalità e l’opera di Giuseppe De Robertis (Matera, 1888 – Firenze, 1963), compensa la relativa mancanza di monografie complete su uno tra i maggiori letterati italiani non toscani (tra cui Montale Vittorini Gadda Landolfi…), attivi a Firenze nella prima metà del Novecento e poco oltre.

Nel libro, attentamente introdotto e curato da Gloria Manghetti (già studiosa di Luzi, degli archivi di Papini e della Fondazione Primo Conti, delle poesie di Diego Valeri, del carteggio 1900-1956 Papini-Prezzolini, di Spadolini e Vieusseux, dell’opera di Betocchi…), si restaura un’idea di Leone Piccioni. Questi, il 3 aprile 1955, presentava sul nr. 14 della rivista “La Fiera letteraria” (1925-1977), allora diretta da Vincenzo Cardarelli, 21 testimonianze di critici poeti narratori prossimi al loro contemporaneo De Robertis, sommo docente universitario ed esegeta privilegiatamente stilistico.

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I due. Achille e Patroclo

Foto di Francisco Soriano

di Francisco Soriano


È verosimile che fra Achille e Patroclo sia avvenuto un dialogo, ultimo e definitivo, prima che quest’ultimo venisse ucciso da Ettore. Cesare Pavese vivifica le parole dei due eroi omerici attraverso uno spaccato commovente nei suoi Dialoghi con Leucò, un’opera che rappresenta con tutti i suoi testi una costante e umanissima ricerca di aspetti ineludibili della nostra vita quotidiana.

Patroclo, nell’interpretazione di Pavese, è figura delicata, e la sua profonda relazione di amicizia con Achille è sublimata da una malinconica quanto eterna consapevolezza di morte che si riscontra anche nella condivisione amorosa, nell’incontro dei loro corpi. Achille è uomo adulto, forse saggio, certo rifiuta per Pavese la battaglia non, come in Omero, per l’affronto che gli è stato fatto da Agamennone, ma perché il senso di morte che ha portato con sé la conoscenza del destino vanifica l’azione. Non condivide perciò il senso di onnipotenza che anima Patroclo in quella che sarà la sua decisiva battaglia contro i troiani: cerca in qualche modo di dissuadere dall’eccedere il compagno, così intento a perseguire la sua ricerca di gloria. In accordo con il nome dell’eroe mitologico, gloria del padre, Patroclo ha deciso, sprezzante verso i nemici e il destino, di recarsi in battaglia assumendo l’immagine di Achille e impugnando le sue armi. Al cospetto dell’amico e compagno, nella lunga notte che precede lo scontro, egli cerca non invano di incidere nell’eternità il suo essere al mondo, con un atto d’amicizia indelebile nei confronti dell’oblio. Il tutto poteva manifestarsi solo nelle sembianze dell’altro, indossando la pelle dell’amico: Prenderò i tuoi schinieri e il tuo scudo. Sarai tu nel mio braccio. Nulla potrà sfiorarmi.

Nel dialogo che Pavese immagina fra i due in queste pagine, che ci appaiono come una insostituibile memoria del presente, Patroclo spiega ad Achille che è possibile prendersi gioco del destino, che pure sembra vanificare ogni tentativo di cambiarne il corso, vivendo lo stesso, affermando la vita, e che d’altronde proprio attraverso il ricordo della cosa più dura, la morte dell’altro, uno dei due potrà custodire nel tempo questa relazione nello scrigno dell’eterno racconto. La morte è un fatto esplicito, il momento ne manifesta l’essenza, la peculiarità, l’inderogabilità. Dice Achille al suo amico: Per questo, la notte, si beve. E aggiunge: Tu, Patroclo, hai mai bevuto da ragazzo? Un bambino non beve perché non conosce la morte, che per lui non esiste, e non concepisce il dramma. Ma sopraggiunge ineluttabile il giorno che si capisce e allora si è uomini fatti, si è dentro la morte.

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Stefano Lanuzza, “Céline en Voyage”

Stefano Lanuzza, Céline en Voyage. Contraddizioni, canzoni, filosofemi, Transeuropa, 2024, pp.85, € 13,00


di Francesco Sasso

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Céline en voyage di Stefano Lanuzza è un saggio penetrante che esplora l’universo complesso e controverso di Louis-Ferdinand Céline, uno degli autori più enigmatici e discussi del XX secolo. Lanuzza non si limita a una semplice analisi dell’ideologia dell’autore di Viaggio in fondo alla notte, con particolare attenzione ai legami tra l’autore e la Germania nazista prima della Seconda guerra mondiale, ma estende la sua indagine agli avvenimenti contemporanei.

Lanuzza dimostra una notevole abilità nell’analizzare le contraddizioni ideologiche e sentimentali di Céline, mettendo in luce un intreccio di temi e prospettive che rendono l’opera del medico-scrittore un caleidoscopio di umori e pensieri. Attraverso una narrazione chiara e ben documentata, Lanuzza svela le tensioni interne di Céline, che oscillava tra un’aspirazione anarchica e una visione del mondo profondamente disincantata e nichilista.

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Il verso inverso n.13: Vittorino Curci, “Tutto il resto è letteratura”

Vittorino Curci, Tutto il resto è letteratura, Musicaos Editore, 2024, pp.100, € 15,00


di Francisco Soriano

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Tutto il resto è letteratura di Vittorino Curci, edito dalla Casa editrice Musicaos, pone il lettore di fronte a una condizione di incertezza esistenziale, come già si evince incontestabilmente dall’esergo: e ora che facciamo? Niente, continuiamo a camminare, hai paura?

Dalle fenditure del quotidiano la poesia di Curci si evolve in ironie e tensioni che sembrano innestarsi su una dinamica colloquiale, composta da argute parafrasi della realtà che si insinuano in uno scorrere del tempo che tutto misura e regola e al quale spesso non sappiamo dare spiegazione e senso.

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Stefano D’Arrigo, “La guerra”

Stefano D’Arrigo, La guerra, inedito da “Molloy. Trimestrale letterario”, n. 18, gennaio-marzo 1993


di Francesco Sasso

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Le riviste letterarie hanno sempre svolto un ruolo cruciale nella formazione e nella diffusione della cultura letteraria. Non sono semplici raccolte di testi, ma spazi di dialogo, sperimentazione e innovazione. Attraverso le riviste, gli autori emergenti trovano una piattaforma per esprimersi, mentre i lettori hanno l’opportunità di scoprire nuovi talenti e tendenze letterarie.

Nel panorama letterario italiano, le riviste hanno avuto una funzione di primaria importanza. Basti pensare a riviste storiche come “La Voce” o “Il Politecnico”, che hanno contribuito a formare e indirizzare il pensiero critico e letterario del loro tempo. Le riviste letterarie non solo pubblicano opere di valore, ma spesso anticipano i tempi, offrendo spazi di dibattito su temi sociali e culturali rilevanti.

Un esempio significativo di come le riviste letterarie continuino a svolgere questa funzione è la pubblicazione della poesia inedita “La guerra” di Stefano D’Arrigo su “Molloy. Trimestrale letterario” nel numero 18, gennaio-marzo 1993. Ringraziamo sentitamente Stefano Lanuzza per aver portato alla luce questa poesia nascosta.

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Una fiaba ecologica. Theodor Storm, “La Signora delle Piogge”

Theodor Storm, La Signora delle Piogge, trad. Isabella Horn, Martinsicuro, Di Felice Edizioni, 2024, pp. 70, € 15,00


di Stefano Lanuzza

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Popolare autore ottocentesco variamente tradotto in Europa, tenuto in pregio da Thomas Mann e György Lukács ma oggi quasi dimenticato, il poeta e narratore tedesco Theodor Storm (1817-1888) lascia un’opera multiforme, con salienti aspetti di sorprendente modernità.

Tardo epigono della corrente romantica, assimilabile per il côté favolistico al verista italiano Luigi Capuana (1839-1915), lo scrittore di Husum, città sul mare e capoluogo della Frisia Settentrionale, riappare sulla scena letteraria italiana col racconto-fiaba La Signora delle Piogge (Die Regentrude) (Martinsicuro, Di Felice Edizioni, 2024, pp. 70, € 15,00) trasposto in libera, impeccabile lingua italiana dalla poetessa e filologa Isabella Horn.

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Gustavo Micheletti, “L’universo in una zucca. La poetica, l’eudemoristica, l’estetica e la metafisica cucurbitacea di Macedonio Fernandez”

Gustavo Micheletti, L’universo in una zucca. La poetica, l’eudemoristica, l’estetica e la metafisica cucurbitacea di Macedonio Fernandez, Robin edizioni, 2023, pp.227, € 16,00


di Francesco Sasso

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Sei mai stato catturato dall’idea di un universo racchiuso in una semplice zucca? È esattamente ciò che Gustavo Micheletti esplora nel suo saggio L’universo in una zucca. La poetica, l’eudemoristica, l’estetica e la metafisica cucurbitacea di Macedonio Fernandez, portando alla luce il fascino e la profondità della filosofia cucurbitacea e della narrativa di Macedonio Fernandez.

Nel racconto “La zucca che si fece cosmo”, Fernandez ci trasporta in un mondo dove una modesta zucca cresce fino a coincidere con l’intero universo. Micheletti ci guida attraverso le intricanti domande filosofiche poste da Fernandez, chiedendoci se non siamo forse noi stessi solo piccole cellule in un Plasma immortale, parte di una Totalità interna e immobile.

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