Una sbirciata alla struttura di Ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini

Una sbirciata alla struttura di Ragazzi di vita

di Francesco Sasso

Ragazzi di vita piombò nel 1955 sulla società italiana come un macigno e infranse lo stagno placido della letteratura. Divenne un caso letterario-giudiziario. Fece scandalo. Pasolini fu denunciato per oscenità. Alcuni critici deviarono dai binari della letteratura, e planarono su territori extraletterari; altri rifiutarono la novità che gli era davanti, accecati dai precetti dell’engangement.
Oggi, passati cinquant’anni, alleggeriti dal pregiudizio ideologico-morale, noi possiamo puntare con maggiore serenità lo sguardo sul “corpo” ancora vivo dell’esperienza di Ragazzi di vita. E qui diremo subito che la principale novità di Pasolini fu di iniettare nelle pagine del romanzo un’insolita dose di dialetto, immergendo quasi fisicamente il lettore nell’universo delle borgate romane.
Se nella sua prima stagione- Poesie di Casarsa- il nostro poeta era tentato dall’estetica della regressione e dell’idillio, qui il realismo diventa estremo, si scende nell’inferno del popolo sottoproletario. Il dialetto diventa lo strumento che penetra e svela la realtà, che rivela un’epopea nascosta. L’immersione si attua però come mimesi: il dialetto più che quello delle borgate, è il gergo figurato della malavita, con il suo codice e le sue espressioni criptiche. Ma la registrazione linguistica è da Pasolini mediata. È lui che dà la parola alle cose.
Ragazzi di vita, scritto nel 1950 e pubblicato su << Paragone>> nel 1951, ha due caratteristiche fondamentali: registrazione realistica, da documento; ed elaborazione linguistica e stilistica, con conseguente confusione di stili: alto e basso si sciolgono in un’unica amalgama. È il pastiche. Da qui nasce l’apparente separazione tra piano della narrazione e quello dei personaggi, tra lingua del narratore e il dialetto dei dialoghi. Tuttavia, è la lingua a adattarsi al dialetto, l’inserimento continuo di tessere dialettali influenza anche la lingua del narratore:

… pareva un pischello quando se ne va acchittato pei lungo-teveri a rimorchiare…

Inoltre, la mescolanza coinvolge pure il livello << alto >> e il livello << basso >> delle immagini: è lo spazio della sperimentazione, di un pastiche trasgressivo. La contaminazione di stile è da ricondursi, anche, all’influenza che il Decadentismo- da una parte- e le nuove poetiche del realismo- dall’altra- produssero sul nostro scrittore.
Dal punto di vista della struttura narrativa, ragazzi di vita non è un romanzo. Esso è un montaggio di una serie di episodi autonomi e in sé conclusi. Una successione di racconti con medesimi personaggi: il trait d’union di tutti gli episodi è Riccetto- personaggio con cui l’autore istaura un dialogo intimo più stretto.
Deviando un poco dal discorso: vorrei far notare come tutti i personaggi adolescenti del romanzo non hanno un nome, ma un nomignolo. Sembrerebbe una sinfonia di protagonisti anonimi.

Il mondo di Ragazzi di vita è il mondo della violenza e della sopravvivenza. Il popolo qui è << un grande selvaggio in seno alla società >>. Tutti i protagonisti hanno in mente una sola cosa: il denaro- simbolo del mondo capitalistico- perché con esso possono soddisfare i loro desideri bassi: mangiare, far sesso, ecc. I protagonisti <<si arrangiano >>: rubano, frequentano << froci >>, si prostituiscono. Con i soldi così guadagnati vivono alla giornata. E qui vorrei mettere in luce un altro aspetto strutturale in quasi tutti i capitoli. La maggior parte delle storie si svolgono di notte. I protagonisti partono alla ricerca di denaro. Lo guadagnano- a loro modo- ma il più delle volte finiscono per perderlo. La loro vita è un cerchio, ogni capitolo è un cerchio, che si chiude per aprirsi uguale la notte dopo.
Finora ho voluto indirizzare la vostra attenzione su alcuni degli aspetti stilistico-tematici più chiassosi. Ma gli elementi da sondare all’interno del “ corpo” di Ragazzi di vita sono maggiori. Per esempio, la presenza in esso di immagini dantesche- v’invito ad andarle a scovare- oppure la degradazione degli uomini a livello di animali e, a sua volta, la umanizzazione degli animali- vedi il famoso dialogo in romanesco tra due cani-, e ancora, la tematica della morte che in Pasolini si fa un tutt’uno con la vita.
Per concludere, Ragazzi di vita è un capolavoro da rileggere, anche perché si avvicina una data importante… ma ne parleremo a suo tempo.

f.s.

Pubblicato da retroguardia

Docente e critico letterario. Dirige la rivista di critica letteraria "RETROGUARDIA". Si è occupato in particolare della narrativa di Guido Morselli e Gesualdo Bufalino. Altri interessi di ricerca riguardano anche la poesia contemporanea, la teoria della letteratura, il romanzo fantastico e comico, la metrica italiana. Suoi interventi critici sono apparsi in rete (Musicaos.it, Retroguardia, La poesia e lo spirito, ecc) e su alcune riviste di letteratura (Tabula rasa, Narrazioni, ecc). Socio fondatore dell’associazione culturale e membro del comitato di lettura di vibrisselibri, redattore de “La poesia e lo spirito” dal 2007.