Tra le più antiche pratiche funerarie ci sono quelle rinvenute in alcune grotte alle pendici del monte Carmelo, in Israele, risalenti a circa 100.000 anni. Queste sepolture sono piuttosto semplici, ma il fatto di scavare una fossa e deporvi il cadavere in una determinata posizione sta a indicare la credenza in una forma di rinascita, una testimonianza di religiosità consapevole. Probabilmente anche l’uomo di Neanderthal seppelliva i propri morti, praticando una forma di culto dei defunti, ma non abbiamo testimonianze certe e condivise da tutti gli studiosi.
Intorno a 60000 anni fa le sepolture diventarono più elaborate, con rituali ricchi di significati simbolici. I defunti venivano sepolti con un corredo funerario più o meno ricco, fatto di utensili, ornamenti, provviste di cibo e altro, rivelando in questo modo la credenza in un vita oltre la morte.
Pubblicato da retroguardia
Docente e critico letterario. Dirige la rivista di critica letteraria "RETROGUARDIA".
Si è occupato in particolare della narrativa di Guido Morselli e Gesualdo Bufalino. Altri interessi di ricerca riguardano anche la poesia contemporanea, la teoria della letteratura, il romanzo fantastico e comico, la metrica italiana.
Suoi interventi critici sono apparsi in rete (Musicaos.it, Retroguardia, La poesia e lo spirito, ecc) e su alcune riviste di letteratura (Tabula rasa, Narrazioni, ecc).
Socio fondatore dell’associazione culturale e membro del comitato di lettura di vibrisselibri, redattore de “La poesia e lo spirito” dal 2007.
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