Paolo De Luca, “Stige”

Paolo De Luca, Stige, ilmiolibro self publishing, 2019, 300 pp., 22€


di Francesco Sasso

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La storia ha inizio nel 2006. Nella campagna di Ercolano, mentre un escavatore è al lavoro per le fondazioni della villa di un piccolo boss malavitoso, viene disseppellito un oggetto di epoca romana. L’oggetto è una cassetta di legno avvolta in una tela catramata e carbonizzata. Essa contiene un vasetto d’oro e una pergamena. La pergamena è indecifrabile ai più, non perché corrotta dal tempo, ma perché utilizza un linguaggio decifrato. L’oggetto finisce nelle mani di un importante ricettatore di opere antiche, il quale lo mette all’asta online attraverso gli usuali canali illegali. Da quel momento, la pergamena attira l’attenzione di studiosi e non solo. In Vaticano sono pochi a sapere che una copia simile è stata trovata nella tomba di Paolo dopo una ricognizione mai pubblicizzata. Purtroppo di questa ultima copia paolina si sono salvati pochi frammenti. E da qui il racconto si dipana in mille vicissitudini. Man mano che la narrazione procede, si comprende che, una volta decifrato, lo scritto rivelerà una verità che potrebbe cambiare la lettura storica del cristianesimo e, dunque, far barcollare l’intero mondo cattolico.

«Ma ora era venuto alla luce uno scritto, sicuramente autentico e probabilmente suo, che avrebbe potuto chiarire, confermare o demolire tutto il lavoro compiuto nel corso dei secoli sugli scritti canonici, sulla cui esegesi poggiano la fede cristiana e la sua chiesa». (pag.97)

Il racconto di Paolo De Luca non è semplicemente legato al genere thriller con sfumature esoteriche, direi di più. Il racconto di Paolo De Luca ha un filo rosso, un ordito, un’impalcatura razionale, e perfino una forma mentis, che va a disporsi sui dati della realtà e della immaginazione in modo che essi vengano a ordinarsi in una sequenza, in una gerarchia, in un legame di causalità riconoscibile e accettabile. Si percepisce lo studio e la ricerca dell’autore sulle origini dei primi testi evangelici e non solo. L’ipotesi generale su cui si basa il racconto è verosimile. Tutto ciò acquista un particolare valore: Stige permette di riformulare la storia del cristianesimo, non soltanto spostando le ipotesi in un altro luogo-tempo rispetto agli avvenimenti storici, ma ci spinge a esaminare un “luogo narrativo” in cui saltano o vengono ridiscusse determinate logiche del mondo corrente.

f.s.

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Pubblicato da retroguardia

Docente e critico letterario. Dirige la rivista di critica letteraria "RETROGUARDIA". Si è occupato in particolare della narrativa di Guido Morselli e Gesualdo Bufalino. Altri interessi di ricerca riguardano anche la poesia contemporanea, la teoria della letteratura, il romanzo fantastico e comico, la metrica italiana. Suoi interventi critici sono apparsi in rete (Musicaos.it, Retroguardia, La poesia e lo spirito, ecc) e su alcune riviste di letteratura (Tabula rasa, Narrazioni, ecc). Socio fondatore dell’associazione culturale e membro del comitato di lettura di vibrisselibri, redattore de “La poesia e lo spirito” dal 2007.