Una parte considerevole dei prodotti dell’industria culturale destinati al consumo dell’immaginario rientra nella paraletteratura, termine col quale si indica un ampio insieme di generi prevalentemente narrativi: dal fumetto ai fotoromanzi, fino ai numerosi sottogeneri di romanzo (giallo, fantascientifico, poliziesco, thriller, horror etc).
L’immaginario della paraletteratura non è molto cambiato dall’Ottocento ad oggi. Il romanzo d’appendice, per esempio, ruota sul conflitto manicheo fra il bene e il male. La morale del feuilleton è incentrata sul valore di giustizia, ossia la vittoria dei buoni e il castigo dei cattivi.
In Aa.Vv. La paraletteratura (Napoli, Liguori, 1977), J. Tortel (ivi, p.51) osserva che il prefisso “para” indica sia “vicino a” che “opposto a”: lo spazio ambiguo, appunto, di questi prodotti di serie che ignorano l’originalità di scrittura e d’invenzione della vera letteratura, pur usando per lo più tecniche e moduli costruttivi propri dell’arte affermata e riconosciuta in quanto tale.
Si vedano anche: G: ZACCARIA, Il romanzo d’appendice, Torino, Paravia, 1977; A. BIANCHINI, Il romanzo d’appendice, Torino, ERI, 1969; U. ECO, Il superuomo di massa, Milano, Cooperativa scrittori, 1966 e Apocalittici e integrati, Milano, Bompiani, 1956.
f.s.
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