SUL TAMBURO n.37: Gianluca Barbera, “La truffa come una delle belle arti”

Gianluca Barbera, La truffa come una delle belle arti, Reggio Emilia, Aliberti Gruppo Editoriale, 2016

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di Giuseppe Panella

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«A voler credere alle congiunzioni astrali il 1842 fu un anno colmo di prodigi. […] E, dulcis in fundo, il mio bisnonno Petreus, detto Pepé, stupì il mondo con l’esibizione di un esemplare di sirena ribattezzato la “Sirena delle Galàpagos”. Migliaia di persone si misero in fila per ammirarla, ignare del fatto che si trattava di un banale innesto tra la testa e il torso di uno scimpanzé e la coda di un tonno essiccato. La creatura aveva la bocca spalancata, la coda piegata verso l’alto e le braccia protese, come raggelate in uno slancio disperato. Pareva morta tra indicibili tormenti. Anni dopo Pepè avrebbe ricordato la cosa con queste parole, sputando a terra: “Era una creatura brutta e rinsecchita, di colore melmoso, lunga un metro e mezzo, ed emanava un odore nauseabondo, ti assicuro…”. L’aspetto repellente della sirena non tenne lontana la folla dei curiosi venuti da ogni parte, disposti a scucire senza batter ciglio l’esorbitante prezzo del biglietto, per nulla scoraggiati dal fetore che quell’essere rattrappito emanava» (pp. 13-14).

E’ l’incipit di questo godibile e sfolgorante romanzo di Gianluca Barbera, scrittore prestato all’editoria. La famiglia Lopiccolo, da bisnonno a nipote attraverso figlio e nipote poi trapiantati in America, si rivelano nel corso della narrazione dotati di grande inventiva e propensione alla truffa, capaci di costruirsi mirabolanti ricchezze e di perderne altrettante in frequenti e rocamboleschi ribaltamenti di ruolo e di prospettiva di esistenza. Pepé, ad esempio, guadagna formidabili quantità di danaro esponendo, in una vera e propria Wunderkammer, fenomeni da baraccone, quelli che ormai vengono comunemente definiti Freaks (dal titolo di un film bellissimo e maledetto di Tod Browning cui Leslie Fiedler si è ispirato per un saggio altrettanto rilevante sulla costruzione dell’immaginario americano). Inoltre è sposato a una “donna barbuta” che lo sovrasta nel fisico e nella voce ma cui è devoto e che ama, riamato, in misura notevole. La notizia dell’esposizione a Catania della misteriosa sirena attira l’attenzione del re Ferdinando II di Borbone che si mette in viaggio da Napoli per arrivare a Catania attraverso tutta l’Italia meridionale (la descrizione dell’itinerario svolto dal monarca tra strade fangose, su montagne inaccessibili o quasi, in paesini abbandonati da Dio e dagli uomini è uno dei momenti irresistibili del romanzo fino al climax che si verifica con il tentativo di acquisto della sirena, tentativo che il truffatore fa fallire perché teme che ne venga scoperta la falsità evidente per un vero scienziato naturale). Ma il brillante Lopiccolo si disimpegna dando fuoco al suo pezzo migliore per sostituirlo con altri (la zingara più vecchia del mondo, poi morta per indigestione e un falso gigante primordiale ritrovato per caso nelle campagne siciliane) fino a che, sempre per sfuggire alla curiosità del re, fuggirà a Madrid, protetto da Manuel Gody, il favorito della regina Isabella II, dove si fingerà (con l’aiuto di un po’ di trucco e di molta faccia tosta) un abitante dell’esotica e lontanissima isola di Formosa le cui abitudini sessuali femminili esporrà con larghezza di particolari talmente espliciti da creare alla fine un grandissimo sconcerto e scompiglio nei salotti aristocratici più avanzati sotto il profilo del costume. Approdato poi nel Galles, per sfuggire al ricatto di un anonimo bene informato, finirà per diventare un mercante di fossili e relitti paleontologici e ricostruirsi una piccola fortuna (e mettere su una nuova famiglia con Llyn, una bella ragazza del luogo più giovane di lui). Suo figlio Jonathan diventerà anche lui un grande truffatore ma, a differenza del nonno, il suo terreno d’azione saranno le banche: il suo modello sarà il grande Alexandre Stavisky, protagonista di un celeberrimo affaire in Francia negli anni Trenta del nuovo secolo. Se l’orizzonte delle truffe paterne era stato l’Ottocento credulone e ancora spontaneamente ingenuo del positivismo, quello del figlio sarà l’America novecentesca.

Al posto del re delle due Sicilie, ci saranno, quindi, le banche e gli istituti di credito americani, le istituzioni politiche e finanziarie del Nuovo Mondo, le Poste italiane e quelle degli USA in un crescendo di speculazioni e intrallazzi che porteranno alla fine i truffatori in carcere.

Inoltre Jonathan Lopiccolo metterà a segno il colpo sognato da tutti i maggiori imbroglioni vissuti nel mondo anglosassone: fondare la propria fortuna sul riconoscimento postumo del gigantesco tesoro accumulato da Sir Francis Drake all’epoca della pirateria contro gli spagnoli e rivendicato come eredità.

Anche il nipote di Jonathan, Carl Peter, nonostante suo padre fosse stato un brillante medico oculista che contava nella sua clientela illustri personaggi come Charles August Lindbergh, si rileverà un brillante truffatore destinato però a una fine ingloriosa e per concludere decentemente la sua esistenza terrena, malato e costretto a una vita monotona e claustrale, venderà le proprie memorie a una grande casa editrice americana (anche il suo figlio maggiore si ritroverà in prigione per sottrazione indebita di capitali alla banca in cui lavora). L’intervistatore inviato da essa, un certo Ricci, uomo di non brillante intelligenza e disposto a credere a tutto quello che Carl Peter gli dice, raccoglierà i suoi ricordi per imbastire un libro di facile vendita popolare.

Il romanzo di Barbera, quindi, è il resoconto di una narrazione fluida e talvolta volutamente reticente in cui chi parla mette insieme ricordi spesso incerti, tenuti sul filo dell’ambiguità narrativa.

E’ questo forse il pregio maggiore della prima parte in cui l’autore si dimostra allievo più colto del suo ispiratore Andrea Camilleri (sia per l’ambizione affabulatoria orale, sia per l’ambientazione siciliana). La dimensione americana, invece, deve di più al taglio da gangster story che talvolta prende, con accenti che ricordano il miglior Puzo (soprattutto per le storie di famiglia).

Ma soprattutto il modello – un misto di storia e di informazioni rigorose con particolari di invenzione gustosa e spesso piccante – è il Salgari meno corrivo e considerato meno popolare: quello dei racconti di viaggio e di ambientazione esotica quando lo scrittore veronese non indulge troppo, per riuscire a coinvolgere i suoi numerosissimi lettori, a quell’impetuosità avventurosa ed epica che contraddistingue i suoi romanzi più famosi.

Ne risulta una lettura intensa e coinvolgente (io stesso ho letto il libro tutto in una notte) che spinge a considerare la truffa non solo “una delle belle arti” (giusta la criptocitazione da un famoso scritto di Thomas De Quincey) quanto uno stile di vita che si spinge al di là del facile guadagno ottenuto con l’inganno fino a raggiungere vertici di originalità e di maestria pura.

La truffa non è soltanto un modo di guadagnarsi facilmente da vivere senza lavorare o lavorando poco – la truffa è una visione del mondo in cui gli uomini si dividono in due grandi categorie: coloro che sanno usare proficuamente il cervello e quelli che subiscono passivamente i corsi e ricorsi della vita e si fanno guidare docilmente.

Metafora dell’esistenza umana, la truffa è una categoria dello spirito e chi la esercita con successo e con autorevolezza si apparenta agli uomini notevoli e significativi del secolo. Di loro, anche se segnati dall’ignominia del carcere o dallo stigma della condanna sociale, qualcosa resterà – di tanti bravi e onesti cittadini, timorosi di Dio, corretti nella denuncia dei redditi e timorosi della giustizia divina e umana, si perderà per sempre ogni ricordo…

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Pubblicato da retroguardia

Docente e critico letterario. Dirige la rivista di critica letteraria "RETROGUARDIA". Si è occupato in particolare della narrativa di Guido Morselli e Gesualdo Bufalino. Altri interessi di ricerca riguardano anche la poesia contemporanea, la teoria della letteratura, il romanzo fantastico e comico, la metrica italiana. Suoi interventi critici sono apparsi in rete (Musicaos.it, Retroguardia, La poesia e lo spirito, ecc) e su alcune riviste di letteratura (Tabula rasa, Narrazioni, ecc). Socio fondatore dell’associazione culturale e membro del comitato di lettura di vibrisselibri, redattore de “La poesia e lo spirito” dal 2007.