“L’inchino del predone” di Marina Pizzi

l'inchino del predone

 

di Francesco Sasso

Ho letto la nuova raccolta poetica di Marina Pizzi, L’inchino del predone (2008-2009), pubblicato dalla casa editrice Blu di Prussia (Piacenza).

Poesia che si porge come sostanza densa e sfuggente. A ripercorrerla ci pone interrogativi ricorrenti, dubbi per nulla oziosi. Per esempio: che cosa c’è dietro e intorno a questa poesia? Nessun dubbio che le esperienze del dolore, dell’amore, della malinconia, del nulla, liberano forze che tornano a vantaggio della poesia di Marina Pizzi.

 

etimologia del ragno appeso

quando a guardarla è un pazzo malinconico

che ne ha paura. la giungla della mostra

è un cane alla catena. io premo le orecchie

per imporre un altro senso. i pazzi

gridano le giostre con la fionda

credulona. la spora deve migrare

sul tutto cancellato, deve dare una retta

al nulla. (poesia n.100, pag. 53)

 

 

La raccolta è composta da 112 poesie numerate, senza titoli (tranne due), di varia lunghezza. A me pare che le 112 poesie siano le tessere di un ampio mosaico in progress, una sorta di tota allegoria personale. E nell’insieme si ha la rappresentazione di una folle corsa verso il vuoto in cui la voce poetica raccoglie elementi presi da diversi campi di immagini.

 

 

ieri ho ripreso a lavorare.

da tempo sfumavo

in una rotta di cenere.

con il foglio di presenza ho detto addio

al discolo proverbio del pane rotto

senza fatica con il fraseggio

d’archi alla cometa vanitosa

dove più piccolo è l’inguine

del tempo. appena sotto frana

la vertigine del faro di vederti

amore mio a corto di possesso.

oggi ho ripreso a mugugnare

la serva che mi appanna. non

ho provviste per sterminare il vuoto

o il torto di starmene presaga

mela da morso senza alcun fato. (poesia n.108, pag.56)

 

 

Quella di Marina Pizzi è una poesia che sfugge al lettore e finisce col produrre una misteriosa forza inafferrabile, e tanto più può trovare appoggio nella magia del linguaggio. Grazie alle possibilità sonore del verso e associative della parola, vengono sprigionati altri contenuti di senso. Da qui, la necessità di una lettura approfondita e ripetuta de L’inchino del predone

 f.s.

[Marina Pizzi, L’inchino del predone (2008-2009), Piacenza, Blu di Prussica, pag. 58, €7]

Pubblicato da retroguardia

Docente e critico letterario. Dirige la rivista di critica letteraria "RETROGUARDIA". Si è occupato in particolare della narrativa di Guido Morselli e Gesualdo Bufalino. Altri interessi di ricerca riguardano anche la poesia contemporanea, la teoria della letteratura, il romanzo fantastico e comico, la metrica italiana. Suoi interventi critici sono apparsi in rete (Musicaos.it, Retroguardia, La poesia e lo spirito, ecc) e su alcune riviste di letteratura (Tabula rasa, Narrazioni, ecc). Socio fondatore dell’associazione culturale e membro del comitato di lettura di vibrisselibri, redattore de “La poesia e lo spirito” dal 2007.