La lettura dei “classici”, la scuola e la scrittura: Da quali libri incominciare? (parte II)

La lettura dei “classici”, la scuola e la scrittura

II – Da quali libri incominciare?


di Gustavo Micheletti

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Forse è proprio cercando di rispondere a domande come queste lo sviluppo di una provocazione reciproca tra lettura e scrittura potrebbe rivelarci la strada da seguire. Là dove infatti il leggere facesse venire voglia di scrivere, e lo scrivere facesse venir di nuovo voglia di leggere, questo sarebbe forse il segno che si sta lavorando nella direzione giusta. Se la lettura di libri favorisse l’intrapresa dello scrivere e, viceversa, il desiderio di scrivere alimentasse un sempre nuovo desiderio di leggere – anche sospendendo momentaneamente il tentativo di fornire agli studenti quegli strumenti critici che possono permettere di riconoscere il valore letterario di quel che si legge o si scrive – potrebbe infatti realizzarsi quella appassionata e personale frequentazione dei libri che può a lungo termine rendere a un tempo più spontanea e “competente” sia l’attività del leggere sia quella dello scrivere.

Un simile metodo, potrebbe essere riassunto nel seguente suggerimento per gli studenti: “trovate gli scrittori che vi piacciono e poi, quando vi accingete a scrivere qualcosa, provate ad imitarli. Cercateli nelle librerie, nelle biblioteche, a casa vostra o nelle case dei vostri amici e poi provate a leggerne alcune pagine. Se avete l’impressione che possano piacervi andate avanti, senza però avere paura di abbandonarli qualora non vi piacciano. Ma se alla fine vi piacciono, allora cercatene altri e provate a leggere anche quelli, e quando poi dovesse capitarvi di voler scrivere qualcosa, per la scuola o anche per conto vostro, divertitevi a capire se per caso il modo in cui il libro è stato scritto non stia influenzando il vostro modo di scrivere. Di una simile influenza non bisogna avere paura: siamo sempre influenzati da qualcosa e da qualcuno, e il modo migliore per esserlo di meno è quello di scegliere noi da cosa lasciarsi influenzare. Più numerosi saranno i libri che potranno avere un’influenza sulla vostra vita e meno sarete determinati dai quei pochi che avrete letto, magari assecondando i “consigli per gli acquisti” dei media; più libri riuscirete a leggere con gusto e con interesse più riuscirete a trovare il vostro modo di scrivere e di raccontare, fino a quando, a poco a poco, non vedrete nascere il «vostro stile». Se riuscirete a fare questo, il leggere e lo scrivere non vi sembreranno più una fatica, ma un momento in cui entrate in contatto con voi stessi, con la vostra memoria, i vostri desideri più profondi e il vostro modo di vedere il mondo. I libri che amerete vi sapranno donare il piacere della loro compagnia anche quando avrete finito di leggerli. Questo sarà il segno che la vostra amicizia con i libri, con i loro personaggi e i loro autori, è iniziata e che vi accompagnerà per tutta la vita”.

Tuttavia, se quest’indicazione ci può fornire un criterio di massima, non ci dice esattamente da dove sarebbe meglio incominciare, non ci risparmia il dilemma cui ci troviamo davanti quando si tratta di scegliere i libri, o almeno i primi libri, da suggerire agli studenti. Ciò nonostante, è chiaro che nessun tipo di scrittura narrativa, o poetica, o saggistica potrebbe essere seriamente incoraggiata senza un parallelo sviluppo di un approccio individuale e diretto, autonomo e spontaneo, alla lettura. Questo tipo di approccio ci pare una condizione previa anche per l’acquisizione delle competenze critiche e della consapevolezza estetica dei giovani cittadini e lettori che la scuola dovrebbe cercare di formare. Ma nel variegato ed esteso panorama dell’odierna produzione letteraria e degli attuali condizionamenti mediatici è difficile capire cosa conviene suggerire di leggere agli studenti, cosa per loro possa risultare più piacevole, interessante, appassionante e nel contempo un valido punto di riferimento per la loro formazione letteraria e culturale.

L’ottemperare a entrambi questi obiettivi può risultare molto complicato, almeno quanto il cercare di favorire l’incontro degli stessi studenti con i testi che possono agevolare un loro accesso alla scrittura, ovvero a quei libri che possono indurre in loro il desiderio di scrivere, ponendoli altresì in condizione di riconoscere l’insorgenza di una loro personale vocazione letteraria e di un proprio stile, o almeno contribuendo a far sì che essi possano riconoscere in un libro non solo un utile strumento culturale, quanto piuttosto un dono prezioso, che può rendere molto più vivo, interessante e costruttivo il loro rapporto con se stessi e con gli altri.

I molti saggi sull’insegnamento della letteratura che hanno fornito un contributo rilevante, per quanto siano stati scritti da insegnanti, non sembrano tuttavia aver agevolato molto il compito dei colleghi, per quanto essi mostrino di condividerne spesso le indicazioni. Il libri di Sandro Onofri, di Daniel Pennac e, più recentemente di Marco Lodoli, hanno il grande merito di affrontare realisticamente e con coraggio il problema, ma purtroppo, nonostante i segnali di un generale apprezzamento, le proposte o le metodologie che si possono ricavare dai loro testi risultano solo in rari casi assecondate dai docenti, perché questi, oberati dall’incombenza dei programmi da svolgere, ritengono sovente di poter dedicare solo un tempo residuale allo sviluppo di quella provocatoria dialettica tra lettura e scrittura che sarebbe invece in grado di rendere un prezioso servigio alla didattica della letteratura, sia nella sua componente narrativa sia in quella saggistica.

Ma come si può allora cercare – senza rinunciare a svolgere i famosi “programmi ministeriali” – di favorire quest’incontro, tenendo conto di quanto Daniel Pennac scrive subito all’inizio del suo Come un romanzo, e cioè del fatto che il verbo leggere – non diversamente dal verbo amare o dal verbo sognare – “non sopporta l’imperativo”? 1

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NOTA

1 D. Pennac, Come un romanzo, cit., p. 11.

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Pubblicato da retroguardia

Docente e critico letterario. Dirige la rivista di critica letteraria "RETROGUARDIA". Si è occupato in particolare della narrativa di Guido Morselli e Gesualdo Bufalino. Altri interessi di ricerca riguardano anche la poesia contemporanea, la teoria della letteratura, il romanzo fantastico e comico, la metrica italiana. Suoi interventi critici sono apparsi in rete (Musicaos.it, Retroguardia, La poesia e lo spirito, ecc) e su alcune riviste di letteratura (Tabula rasa, Narrazioni, ecc). Socio fondatore dell’associazione culturale e membro del comitato di lettura di vibrisselibri, redattore de “La poesia e lo spirito” dal 2007.