Caro lettore,
siamo lieti di inaugurare il 24 agosto una nuova rubrica di critica poetica “Il verso inverso” a cura di Francisco Soriano.
Il curatore della rubrica è disponibile a leggere e recensire libri. Se desideri sottoporre il tuo libro per una recensione, ti preghiamo di inviarci una copia digitale in formato PDF o ePub all’indirizzo email della redazione [email protected] (la redazione)
Non potrebbe essere concepita un’esistenza al di fuori della poesia o, addirittura, senza di essa. Non una funzione salvifica, neppure esclusiva nella cura dei mali del mondo: la poesia costruisce sentieri, architetta visioni, si incunea nell’ignoto, dipinge e impressiona immagini, fotografa in bianco e nero, compone ritmi e melodie.
Lo svelamento è parte edificante di ogni processo di identificazione, derubricazione, analisi e recensione di questo fare inesauribile che si manifesta con la composizione di versi. La poesia però, prevede delle attenzioni e una serietà che ha come riferimento il rispetto e la sublimazione della parola, come un essere che vive di vita propria.
L’attività di recensire testi poetici è procedimento compositivo e, al tempo stesso, ragionamento e slancio, come nel comporre versi anche idea suggestiva che consiste soprattutto in una scoperta, appunto uno svelamento.
Esiste in uno scritto di Osip Mandel’štam (Conversazione su Dante), una straordinaria riflessione e proiezione di quello che dovrebbe rappresentare un vero testo poetico, soprattutto nella sua impossibilità di subire una parafrasi – una posizione assoluta ed estrema – che sembrerebbe renderci disarmati nel tentativo: dove si scopre che i versi possono essere parafrasati, la poesia, per così dire, non ha trascorso la notte: il letto è intonso, le lenzuola non sono sgualcite.
Che sia allora, questa convinzione di Mandel’štam, un atto di fede da recitare insieme, ma anche una umile quanto incredibile consapevolezza che la poesia è percorso straordinariamente difficile.
Francisco Soriano
Qui tutte le puntate di “Il verso inverso”