Il verso inverso n.9: Utopie in fotogrammi. Barbara Abruzzesi, “Utopie saline”

Barbara Abruzzesi, Utopie saline, Campanotto, 2023, pp.80, € 10,00


di Francisco Soriano

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Leggere le poesie di Barbara Abruzzesi è come scorrere visivamente fotogrammi in immagini verbali: dipingo utopie saline / nella cornice della tua voce / morbida onda / tra i capelli bagnati, nuoto. Le utopie-visioni evocate dalla poetessa hanno un colore tenue. I frammenti come scelta formale e compositiva ben si adattano a questa visione che ha nell’immediato e nel dove, vissuto in assoluta contemporaneità, la sua ragion d’essere.

Le prospettive in blu in questi paesaggi divisi fra il lunare e il marino assumono connotazioni talvolta oniriche, nel senso della ricerca puntuale dell’irrisolto Nulla. E irrisolte sono le risposte a quesiti che si mescolano all’essenziale paesaggio che la poetessa richiama all’arte di uno dei più grandi fotografi italiani, Luigi Ghirri, genio prematuramente scomparso che ha lasciato ai posteri affreschi fotografici di rara bellezza: Cammino, / al mio fianco il Tirreno / non il malinconico Adriatico. / Incongruenze d’animo. / Come i miei scatti, / un Ghirri assolato.

La terzina alla stregua di un haiku in forma libera Tolta la coperta della causalità / nuda di sillabe / segno il cammino, è uno scrigno di parole potenti ed evocative. Il razionale si scontra con l’ineluttabile casualità, le parole non riescono ad assolvere alla loro funzione chiarificatrice, il cammino segue la sua direzione in una drammatica quanto impossibile soluzione.

Il tempo è talvolta attesa, l’io trova i propri confini in un’ombra suscettibile di dissolversi alle prime luci, luminescenze di un’alba, forse, sopraggiunta troppo in fretta: Sulla punta della mia ombra / solco il confine dell’io / di spalle / verso il mare / nuoto e aspetto.

Il tuo gerundio / e i miei infiniti / tra la sabbia / al sole: se il gerundio e l’infinito sono modi verbali indefiniti, sospeso appare il dialogo, ancora una volta indefinibile la risposta, l’incomunicabile si adagia tra la sabbia al sole.

Dunque, che cos’è la poesia se non attesa, / ribellione / alla forma / inciampo di carezza. Pare, quest’ultima, l’unica certezza in un labirinto insensato che è questo esistere, nella veglia, nell’abbandono, nell’attesa appuntita, nel vocabolario minimo, nella scura stesa, nei grigi di novembre, nella devastazione del domandare. E mentre la vita scivola / sulla seta / delle ore, diveniamo noi stessi messaggeri invisibili di un disegno appena sfumato fra le ombre di un dissidio eterno.

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Pubblicato da retroguardia

Docente e critico letterario. Dirige la rivista di critica letteraria "RETROGUARDIA". Si è occupato in particolare della narrativa di Guido Morselli e Gesualdo Bufalino. Altri interessi di ricerca riguardano anche la poesia contemporanea, la teoria della letteratura, il romanzo fantastico e comico, la metrica italiana. Suoi interventi critici sono apparsi in rete (Musicaos.it, Retroguardia, La poesia e lo spirito, ecc) e su alcune riviste di letteratura (Tabula rasa, Narrazioni, ecc). Socio fondatore dell’associazione culturale e membro del comitato di lettura di vibrisselibri, redattore de “La poesia e lo spirito” dal 2007.