I tre puntini … di Céline. Che in nessun modo sono puntini di sospensione

I tre puntini … di Céline. Che in nessun modo sono puntini di sospensione


di Luisa Crismani

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Si sente dire: ‘Bene. Molto bene. Mette tre punti, tre punti…’. Sapete, tre punti, gli impressionisti hanno messo tre punti. Prendete Seurat, metteva i tre punti dappertutto; giudicava che questo arieggiava, faceva volteggiare la sua pittura. Aveva ragione, quell’uomo là. Non ha fatto molta scuola. Si ammira molto Seurat, lo si compra molto caro. Ma alla fin fine, non si può dire che abbia fatto i piccoli. Me, non credo che mi seguano in molti. Non abbiate paura. Prenderanno giusto un poco, un pezzetto di qua, un pezzetto di là, ma non molto. troppo dura. Come Seurat… non hanno continuato.”

Così Céline, in una registrazione su disco Festival, nel 1958: Louis-Ferdinand Céline vous parle. Impressionisti, quindi. A loro si riferisce spesso.

I tre puntini sono forse il tratto più evidente della scrittura di Céline. Basta guardare la pagina, non occorre leggere, balzano all’occhio, da Mort à crédit (1936) in avanti, sorta di arieggiamento appunto, di buchi, trasparenze, come nei pizzi che sua madre rammendava. “Mon ours est là: pure dentelle.” (“Eccovi il libro: puro merletto”: con queste parole accompagnò la consegna di un manoscritto all’editore Gallimard).

L’uso dei tre puntini è anche spiegato negli Entretiens avec le professeur Y (1955). Céline afferma che essi sono le traversine per i binari del métro émotif, curvati ad arte da lui, per condurre i passeggeri/lettori dove vuole lui, direttamente, e solo là. Come il métro appunto, evitando qualsiasi inciampo e/o distrazione che lo spostamento in superficie imporrebbe. Un métro dai binari magici che poggiano sulle traversine dei tre puntini. La sua scrittura parlerà così quasi all’orecchio di ciascuno, anzi, sarà come dentro la sua testa.

Élie Faure, in una lettera a Céline (12 giugno 1936), commentando entusiasticamente Mort à crédit sostiene tuttavia che l’uso così massiccio dei puntini costringe il lettore a una sorta di piétinement (calpestio sul posto) che appesantisce la lettura. Ma siamo ancora in una fase di studio, Céline sta cercando il suo stile, siamo appena agli inizi.

Céline si definiva uno stilista, un operaio della scrittura e fin dal suo primo romanzo (Voyage au bout de la nuit, 1932) dava all’aspetto formale un valore sostanziale. “Di grazia soprattutto non aggiungete una sillaba al testo senza avvertirmi. Distruggereste il ritmo come niente. Io solo sono in grado di trovarlo. Nemmeno una sillaba” (lettera al suo editore Robert Denoël – agosto 1932). E a Marie Canavaggia, sua collaboratrice fedele e affezionata, il 12 aprile 1936 (sta seguendo la stampa di Mort à crédit): “Ma no! Non sono i dettagli a stancarmi. Li voglio tutti! La minima virgola mi appassiona. Non conosco, odio il capriccio e l’accomodamento idiota. Niente affatto. Ho bisogno di tutte le difficoltà, tutte le tensioni della conclusione. È al termine delle cose che si riconosce il vero operaio. Quello che non si stanca mai. Ricordatevelo sempre. Non fatevi mai metter fretta.” Parole quasi profetiche, se pensiamo agli ultimi anni di vita di Céline, al suo essere rimasto sempre in piedi, malgrado tutto, mai arreso a nulla.

In fondo, anche i tre puntini ci fanno riflettere sulla sua persona.


Luisa Crismani, “Hardi petit!”. Attraverso i bambini, Céline, Trieste, Asterios, 2021, pp. 230, € 29,00

Pubblicato da retroguardia

Docente e critico letterario. Dirige la rivista di critica letteraria "RETROGUARDIA". Si è occupato in particolare della narrativa di Guido Morselli e Gesualdo Bufalino. Altri interessi di ricerca riguardano anche la poesia contemporanea, la teoria della letteratura, il romanzo fantastico e comico, la metrica italiana. Suoi interventi critici sono apparsi in rete (Musicaos.it, Retroguardia, La poesia e lo spirito, ecc) e su alcune riviste di letteratura (Tabula rasa, Narrazioni, ecc). Socio fondatore dell’associazione culturale e membro del comitato di lettura di vibrisselibri, redattore de “La poesia e lo spirito” dal 2007.