Francisco Soriano, Noe Itō. Vita e morte di un’anarchica giapponese

Francisco Soriano, Noe Itō. Vita e morte di un’anarchica giapponese, Mimesis, Milano-Udine 2018, pp. 116, € 13,00

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di Antonino Contiliano

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Di “Noe Itō- Vita e morte di un’anarchica giapponese” (Mimesis, Milano – Udine, 2018) autore è Francisco Soriano. Opera composita, il libro, ripercorrendone alcune tappe, ricostruisce il tempo geo-storico complessivo e complesso del Giappone. È il Giappone visto e raccontato attraverso un intreccio che, contemporaneamente, incrocia le sue stazioni feudo-patriarcali, le lotte di successione tra identitarismo e spinte modificanti, il destino dell’anarchica e femminista Noe Itō e le dinamiche di reazione e controreazione.

Un complesso sistema di elementi che muove le trasformazioni della società e dei suoi habitus. Un processo, è possibile dire, a cui confini, tra il sommovimento tellurico (noto come il “Grade terremoto del Kantō” del 1923) e le correnti dei rivolgimenti di fine Ottocento e inizio del Novecento (in genere sono le correnti dei movimenti culturali e le traduzioni europei, come gli stessi sommovimenti rivoluzionari politici generati dalla rivoluzione sovietica), premono forze e tendenze che respirano tensioni e orizzonti diversi rispetto allo status dell’ordine di fatto. In giro, anche sotto l’ascolto delle “tra-duzioni” culturali europee, ad opera di minoranze culturali-politiche si respirava e si aspirava a legittimi cambiamenti.

Sintetizzando (una per tutte), viva era l’aspirazione a lasciare il codice fisso della superiorità del maschio e guerriero – che disciplinava in maniera ferrea l’identità della donna entro il recinto della buona madre di famiglia ubbidiente e con la virtù del non parlare e del non fiatare sempre sorridente – per assumere quello del paritario e reciproco rispetto, dell’indipendenza economica e della pari libertà di scelta anche sul piano dei rapporti erotico-sessuali.

Una descrizione e un racconto storico in cui il governo isolazionista e l’ideologia del momento (conservatrice e reazionaria animante), per converso, appaiono forze conservatrici, reazionarie e agenti con licenza di uccidere. Uccidere (presunte/inventate o vere che fossero colpe e responsabilità individuate e denunciate) cioè chiunque si opponesse alla creduta identità dell’anima nipponica e all’azione del potere al governo che se ne riteneva custode e difensore. Una congrega, questi agenti, che, approfittando del clima d’insicurezze e delle devastazioni incontrollabili, provocati dallo stesso terremoto, non ha esitato a far stragi, impunemente, di tante vite ritenute capaci di reali o immaginati saccheggi, sabotaggi e colpi di mano (magari sostenuti da forze esterne…) per sovvertire l’ordine costituito.

Così, rimanendo nel circoscritto tema dell’odio etico-politico per la figura dell’anarchica Noe Itō, Noe e componenti familiari e compagni di lotta ribelle vengono massacrati e sepolti senza processi o con processi farsa montati ad hoc.

Evidente, in ogni modo, nel percorso dei quattro capitoli del libro – “Il male oscuro, Samurai e signori della guerra, Museihushugi, in morte di Noe Itō –, accompagnato da diverse “illustrazioni” d’epoca, è la percezione che collettivi e individualità di natura diversa si trovano in parallelo e mutuo conflitto genetico ed evolutivo; evidente è, anche, che l’identità di un sistema chiuso, qualunque sia la configurazione, è destinata a trasformarsi grazie all’instabilità delle “temperature”. Sembra scontato, ma è così! È, se così si può dire, un fenomeno termodinamico che nessun può smentire o falsificare nelle sue varie fasi; esserne parte costituente come soggetto non passivo è per di più componente ineliminabile, fortunatamente!.

Cambiare forma e contenuti e valori (a ognuno, poi, la responsabilità del punto di vista e di esistenza!) come un rapporto dinamico tra elementi eterogenei, che non si riducono a somma zero, è processo cui niente si sottrae. Sono così, per esempio, le varie dimensioni dello spazio e del tempo che, in ordine quantitativo e qualitativo territoriale, locale e non, fanno sì che collettivo e individui si trovino a fronteggiarsi in termini di potere e contro-potere.

Un sistema eterogeneo di relazioni che, in varia combinazione, intrecciano, intersecano tensioni singolari di gruppo o di gruppi, favorendo una parte piuttosto che un’altra. Un campo di energie, attività e insorgenze molteplici come può essere la differenza ribelle di gender – genere – che, non dissimilmente dalle rivendicazioni libertarie anarco-comuniste, e pur nelle variazioni dei modelli che li contraddistinguono, confliggono contro i tipi di regime o d’ordine bloccato. Due estetiche in opposizione (non solo estetica): l’una del riconoscimento identitario e l’altra di opposizione; un’individualità anarchica, o comunista, o anarco-comunista che s’incarna in una donna, Noe Itō, e un collettivo differenziale di riconoscimento escludente il diverso, il contagio da eliminare.

Un po’ (approssimando) come dire che Francisco Soriano è riuscito a far sì che la sua scrittura fosse capace di renderci un système où tout se tient, un modello dialettico in cui la colla della congiunzione e della disgiunzione storico-materiale dei rapporti trova sempre un quid che ne rimette in discussione il tutto, mentre apre altri mondi … possibili.

Così, con passo esitante (e l’occhio alla brillante e sicura prefazione di Rossella Renzi), saltellante, a lettura del libro ultimata, è possibile dire del sapere-sapore trovato lì dove l’intero percorso della scrittura si muove anche tra l’immaginario di due figure di donna giapponese (la donna-sole ad apertura e la donna-pesco in chiusura).

Un’immagine poetica, straordinariamente fascinosa quanto intellettualmente illuminante, che ci si para davanti con la forza inaggirabile dell’impersonale poesia che ci se-duce: «Si dice che, ancora oggi, Noe Itō attraversi scalza i sentieri dei peschi in fiore. Sparisce al primo raggio di luce del giorno che nasce, per rimanere indelebile nella memoria delle donne e degli uomini liberi» (p. 97).

Una chiusura che, a parere di chi scrive, non poteva essere diversa se uno dei fuochi della storia è il conflitto tra il potere dominante e di stagione – il potere dell’oppressione, dello sfruttamento e delle diseguaglianze … – è l’utopia poetico-politica dell’anarco-comunismo della figura di Noe Itō e fratelli/sorelle di lotta.

Un’adeguata chiusura di promessa e speranza di rinascita: una testimonianza universale che non lascia adito a dubbi circa la necessità e l’urgenza di mai abbandonare la presa di coscienza e di lotta avversa alle ingiustizie e al degrado. Oggi più che mai … una lezione per il nostro tempo così oscuro e triste per la democrazia e la libertà.

Il libro, questo libro, diversamente da tanto chiacchiericcio editoriale in rete e fuori rete, con il correlato storico delle costanti e delle variabili messe sul tappeto, rappresenta la voce inalienabile della verità, della libertà e della democrazia che, fra gli ostacoli, non rinuncia al cammino.

Un cammino che non ha paura di affrontare la morte e i disastri controrivoluzionari. La storia del resto non procede in linea retta; ma non per questo – dice la sua voce – che in pace siano lasciati oppressioni, sfruttamenti e diseguaglianze, a qualunque titolo messi in pentola. Che l’amaro anarco-comunismo sia ancora, allora, sui sentieri dove Noe Itō cammina con il profumo dei “peschi in fiore”. Anche in questa transcodificazione semantica e pragmatica, crediamo, che il lavoro di Francisco Soriano continui a mantenere il filo rosso del suo tout se tient.

Marsala- 18 dic. 2018

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Pubblicato da retroguardia

Docente e critico letterario. Dirige la rivista di critica letteraria "RETROGUARDIA". Si è occupato in particolare della narrativa di Guido Morselli e Gesualdo Bufalino. Altri interessi di ricerca riguardano anche la poesia contemporanea, la teoria della letteratura, il romanzo fantastico e comico, la metrica italiana. Suoi interventi critici sono apparsi in rete (Musicaos.it, Retroguardia, La poesia e lo spirito, ecc) e su alcune riviste di letteratura (Tabula rasa, Narrazioni, ecc). Socio fondatore dell’associazione culturale e membro del comitato di lettura di vibrisselibri, redattore de “La poesia e lo spirito” dal 2007.