Nel primo libro (De miserabili humane conditionis ingressu):
“ Duplice è la colpa che il concepimento comporta, una sta nel seme, l’altra in ciò che da questo seme nasce; la prima viene commessa e la seconda viene contratta. I genitori, infatti, commettono la prima colpa, la prole la seconda. Chi, infatti, non sa che il coito, anche se coniugale, non può mai verificarsi senza il prurito della carne, senza l’ardore della libidine e senza il fetore della lussuria? Per questo i semi concepiti insozzano, si macchiano, si corrompono, onde l’anima in questi infusa, contrae la tabe del peccato, la macchia delle colpe, la sozzura dell’iniquità”.
Nel secondo libro (De culpabili humane conditionis progressu):
“gli uomini di solito sono presi sopprattutto da tre cose: le ricchezze, i piaceri e gli onori. Dalle ricchezze derivano malvagità, dai piaceri indecenze, dagli onori vanità,”
e per questo motivo
“la concupiscenza della carne appartiene ai piaceri, quella degli occhi alle ricchezze, la superbia della vita agli onori. Le ricchezze generano appetiti e avidità, i piaceri partoriscono la gola e la lussuria, gli onori allevano la superbia e l’ostentazione”.
Il terzo libro (De damnabili humane conditionis egressu):
Dice agli uomini, nel giorno della morte:
“le ricchezze non vi gioveranno, gli onori non vi proteggeranno e gli amici non vi favoriranno”.
Dove andranno a finire
“vi sarà pianto e stridore di denti, gemiti e lamenti, ululati e tormenti, stridore e grida, timore e tremore, dolore e pena, ardore e fetore, oscurità ed ansia, durezza ed asprezza, sciagure e miseria, angoscia e mestizia, oblio e confusione, torcimenti e punture, amarezza e terrore, fame e sete, freddo e calura, zolfo e fuoco ardente nei secoli dei secoli”.
“l’uomo è putredine e il verme è figlio dell’uomo. Che padre indecente e che abominevole sorella! L’uomo viene concepito dal sangue putrefatto per l’ardore della libidine, e si può dire che già stanno accanto al suo cadavere i vermi funesti”.