Fra i giorni della “memoria auctoriale”, la poesia di Jon Marin Almajan

Fra i giorni della “memoria auctoriale”, la poesia di Jon Marin Almajan


di Antonino Contiliano

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Raccolta di poesie, “Contadini in icone” (DDP,Timşoara, 2023) è uno dei libri dello scrittore romeno Ion Marin Almajan. Il libro, composto di sessanta testi poetici (tradotti in lingua italiana e di cui ho avuto copia in dono), porta una postfazione di Ştefan Damian. Il critico che sottolinea lo “sforzo della memoria auctoriale” del nostro autore, intento a far rivivere “un piccolo mondo che ha le generalità del grande mondo”. Un mondo di “Contadini in icone” configurato in testualità poetiche che si offrono a una lettura livellare. I livelli in cui la scrittura grammaticale e sintattica porge il dicibile supportandolo di visività-tattile e corroborandolo col valore concettuale delle parole della poesia in forma narrativo-poetica e concrete immagini consonanti. “Contadini in icone”, non a caso, crediamo, porta anche alcune opere dei pittori Vasile Pintea e Lia Ciolac (per inciso, qui preme ricordare, che la nostra conoscenza dell’intellettuale e narratore Almajan risale al secolo scorso in occasione degli “Incontri fra i popoli del Mediterraneo” (che si tenevano a Mazara del Vallo per iniziative del poeta Rolando Certa e collaboratori).

Ricevuto in dono, il libro “Contadini in icone” è allora (per chi scrive) un contatto ritrovato e un piacevole ritrovarsi ancora vivi e resistenti. Avevamo perso il contatto dopo la caduta dei regimi satelliti dell’impero del cosiddetto “socialismo reale”. Ma torniamo al libro di poesie “Contadini in icone” di Ion (conosciuto, in prima istanza, come romanziere e narratore). Applicando la sua capacità inventiva di narratore, trasfigurata, Almajan, oggi, la mette in gioco sul piano della scrittura poetica; e ciò senza allontanarsi mai del tutto – crediamo – dall’individuazione descrittiva memoria e immaginativa degli eventi d’essere di cui è stato soggetto interagente. Evidente è infatti lo stile della “narratività” che articola i versi di questa raccolta. Evidente è, altresì, il fatto che lo scrittore, che si fa poeta, rende possibile distinguere e leggere tra le righe (il verseggiare) aspetti tipici dello scrivere poesia. Ne segnaliamo alcuni: i fattori non-lessicali come il ritmo, le ripetizioni, il “percettibile” iconizzato…); gli elementi del lessico che simbioticamente coniugano le parole, le immagini, i concetti e la “visione” (il modo cioè di rapportarsi, per esempio, alla memoria e alle cose-fotografie rimastevi come un “paesaggio” che, tra autobiografia e storia, indulge ora nel dolore ora nel piacere – non solo psicologico … – , e ancora in memoria); i luoghi delle metafore e delle allegorizzazioni del caso (i topoi della similitudine e della “commutazione” lì dove la lettura, all’osservazione – anche interpretativa oltre che descrittiva –, offre la combinazione appropriata di fattori lessico-concettuali-iconizzati e aspetti non lessicali). Un intreccio che nell’immanenza del testo – sintetizzando – lavora forma e contenuto come sintesi particolare del suo fare poesia. Un costruire e configurare che sposa efficacemente il dicibile quanto l’implicito, il visibile e il quasi-tattile (le foglie, gli alberi, gli zoccoli, i soldati, il vestiario, i contadini, gli zingari e le donne – le cui credenze diventano verità vissuta e miti da trasmettere in cantastorie errante –, il mulino …). Il vivente come un esser-ci tutti “figli”, abitanti e tracce, di una terra che al tempo stesso conserva storia e sogni come possibilità di soggetti attivi e passivi, rifiutando l’“Estraneo” (Maledizione all’estraneo, p. 10): “La casa mi guarda con occhi estranei. / Riconoscimi, sono io, tuo figlio, le dico, / sono nato in te, / […] / Ti prego, in ginocchio, scusami!/ -Sei partito per il mondo e mi hai lasciato deserta / con la solitudine che sfracela le mie pareti, / con gli sconosciuti che mi violenta. / Estraneo!”. Un passare dialogico di vita e contesti – per non rimanere estranei né al presente, né al passato né al futuro (in divenire) – filtrata dentro una combinatoria compositiva unitaria interna/esterna dei testi stessi. Così, in stralcio e frammento, da “Zi’ Toza (I e II, pp. 54 e 55) e “Valle del Mulino” (p. 72). Frammenti dai quali è possibile, ça va sans dire, individuare l’uso abile del nostro autore (proprio alla tecnologia poetica) nell’impiego di termini e forme sinonimiche (aggettivi o sostantivi come canino, riva-pesce …), parallelismi e “ripetizioni” non analitiche bensì polifoniche (vedere “Valle del mulino”) e polisemiche.

da Zi’ Toza (I):

Zi’ Tosa era uno zingaro che vaneggiava,

gli piaceva raccontare storie

cui egli stesso credeva.

E mentre raccontava il canino rivestito d’oro”

brillava illuminando il suo viso nerastro”.

(…)

da Zi’ Toza (II):

Sono andato con mia moglie a Nergàni

per lavare le camicie.

La donna toglieva la biancheria dal fiume,

e la pestava col maglio su una lastra.

Stanco di camminare mi sono seduto sul bordo dell’acqua

e guardavo bramoso ai cargassi e ai barbi.

E all’improvviso ho sentito che la riva partiva

insieme a me.

Miracolo di Dio, la riva era un pesce grosso

che mi portava sulla sua schiena.

(…)

da “Valle del mulino”:

Nella valle del mulino si sente il sussurro del ruscello

che canta una ninna nanna alle stelle.

Nella valle del mulino si incontrano alla festa

campestre

gli spiriti dei miei antenati

ritornati dall’altro mondo a macinare

i chicchi della tristezza e i guai di quelli che vivono

ancora.

Nella valle del mulino i vanelli presagiscono la morte,

nella vallata del mulino il ruscello si insinua tra le

pietre

correndo verso le profonde acque del Danubio

senza sapere che quest’ultimo le inghiottirà.

(…)

Marsala, ottobre 2023

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Pubblicato da retroguardia

Docente e critico letterario. Dirige la rivista di critica letteraria "RETROGUARDIA". Si è occupato in particolare della narrativa di Guido Morselli e Gesualdo Bufalino. Altri interessi di ricerca riguardano anche la poesia contemporanea, la teoria della letteratura, il romanzo fantastico e comico, la metrica italiana. Suoi interventi critici sono apparsi in rete (Musicaos.it, Retroguardia, La poesia e lo spirito, ecc) e su alcune riviste di letteratura (Tabula rasa, Narrazioni, ecc). Socio fondatore dell’associazione culturale e membro del comitato di lettura di vibrisselibri, redattore de “La poesia e lo spirito” dal 2007.