Il Giappone fu fortemente influenzato dalla Cina alla quale si riconosce la medesima funzione esercitata dalla Grecia e da Roma per l’Europa: da essa ricevette innanzi tutto la scrittura, il calendario e il Buddhismo nel corso dei secoli V-VII e gli incitamenti necessari per la formazione di una letteratura. Tuttavia la cultura giapponese seppe poi modificare ed adattare quello che aveva dal continente, imprimendogli i segni della propria originalità. I due popoli, d’altronde, sono assai diversi tra loro e diversa è la lingua: la cinese monosillabica, la giapponese polisillabica e agglutinante, atta ad essere trascritta con l’alfabeto europeo.
Gli inizi della letteratura giapponese si pongono al principio dell’VIII secolo; comunque durante il cosiddetto periodo arcaico si verificano due avvenimenti fondamentali: l’introduzione della scrittura e l’avvento del Buddhismo.
Chiunque si occupi di ricerche nel campo della letteratura giapponese ha ora a disposizione l’Antologia della poesia giapponese vol. I, a cura di Edoardo Gerlini. Il lavoro compiuto dai studiosi della raccolta è imponente per mole, per importanza e non può oggi non costituire il punto di partenza per qualunque lavoro serio.
Con questa antologia si sono rivedute molte posizioni, si è dato nuovo volto o un nuovo significato ad aspetti prima trascurati, si sono rivalutati o ridimensionati giudizi che erano stati accettati e tramandati di saggio in saggio: insomma, ci si avvicina ad una visione più obiettiva e moderna, nel giudizio e nella valutazione, dei periodi e problemi della letteratura giapponese.
Questa che qui presento è un’antologia poetica in tre volumi, cioè dalle origini ad oggi. Il primo volume è stato pubblicato 2021 da Marsilio Editori.
Per un europeo, comprendere la letteratura giapponese del passato (quella moderna, ispirata com’è all’occidente è ovviamente, molto accessibile) offre difficoltà enormi per gli iniziati. La letteratura giapponese, come per tutti gli altri popoli, riflette il gusto e la mentalità dell’ambiente che l’ha prodotta. C’è qualcosa di peculiare in questa letteratura che le altre non hanno: i giapponesi hanno un loro mondo. E noi europei faremmo bene ad usare molta cautela quando vogliamo misurare con le unità a noi familiari un campo così estraneo a noi.
Che cosa possiamo noi sapere, degli echi, delle emozioni che suscita nell’animo di un giapponese una poesia che a noi appare sbiadita? La poesia giapponese ha un gusto tutto particolare per la forma e il colore, per la delicatezza del sentimento, per il garbo dello stile. Inoltre, i poeti giapponesi cercano sempre l’unione fra l’uomo e la natura. Mi colpiscono come le poesie di un periodo riflettono pensieri e atteggiamenti del popolo giapponese in modo molto più esplicito di quanto faccia un testo filosofico o un’opera buddhistica del medesimo periodo. La poesia giapponese è concreta, non sistematica, istintiva.
Per concludere, i curatori dell’Antologia della poesia giapponese sono riusciti a introdurre il lettore italiano alla conoscenza di un mondo pieno di fascino arcano.
f.s.
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