di Giuseppe Panella
Nicoletta Santini, La Mummiona e altre storie. Le avventure della gatta Panino Panino, con i disegni dell’autrice, Civitavecchia (RM), Prospettivs Editrice, 2009
E’ curioso e un po’ strano scrivere intorno a un libro destinato ai bambini perché forse a farlo meglio di un adulto potrebbero essere proprio loro che ne sono i più legittimi destinatari. Probabilmente un libro come questo viene letto e compreso meglio dai ragazzini che dai suoi fruitori più grandi. O forse no? Forse no in questo caso…
I disegni che arricchiscono e chiariscono il testo sono certamente la sua dimensione più bella: ariosa, libera, un po’ folle, un po’ ardita, decisamente surreale. E i disegni (almeno credo) possono capirli tutti e sono destinati a tutti. Anche agli adulti.
Va detto poi che i tre racconti da cui il libro è composto (La Mummiona, Panino Panino contro Drakulon de Drakulone, Il ritorno dei gatti zombi) non sono proprio adatti a un pubblico di bambini piccoli: non li capirebbero (e chissà poi se li capiscono anche gli adulti che glieli leggono o che comunque glieli comprano)…
I testi hanno un andamento vagamente citazionista che affascina proprio per la sua apparente incongruità (già il fatto che uno dei protagonisti, un ragno, si chiami Astolfo dovrebbe mettere sull’avviso). Di queste allusioni riferite a tutto il mondo della cultura, soprattutto quella paraletteraria, il libretto è pieno. Si legga, ad es., questo breve spizzico di dialogo:
« – Adesso ti metti a parlare come Matusalemme? – sibilò la gatta, con il pelo tutto arruffato per il “nervoso”. – Si chiama “Nostradamus”! – Chi? – Il negromante! – E adesso è diventato anche negro!… grrr… vieni qui che… Così mentre la nostra gatta rincorreva topo Leonardo e, questa volta, per farselo arrosto con le patate, all’improvviso ritornò di nuovo la notte più notte, che sovrastò l’intero sotterraneo trascinandosi dietro anche una pioggia diluviale. Subito dopo sopravvenne un vento ancor più fischiante, assordante, galoppante; fu come la furia di una lunga burrasca catastrofica condensata in meno di un quarto d’ora di tempo» (p. 19).
All’allusione colta (non banale peraltro), segue un passaggio lirico e descrittivo piuttosto spiazzante. La dimensione atmosferica sovrasta quella dei personaggi antropomorfi del racconto e li scavalca. Nel secondo racconto, la citazione si fa parodia e presa in giro del genere horror (come il titolo generosamente suddiviso tra Bram Stoker e Walt Disney fa immediatamente pensare):
«– E’ vero! – esclamò Rocco. – Visto che la scrittrice non può scrivere per il motivo che sappiamo… “chi” sta scrivendo la storia che in questo momento stiamo vivendo? – Stefanella King… sua sorella! – rispose topo Leonardo. – No!… Un’atra imbratta fogli che… – Che è così tosta, da far tremare di paura perfino gli editori che pubblicano le sue truculenti storie! Sapeste quanti ne ho visti, di quelli che si facevano la pipì addosso, mentre sfogliavano i suoi manoscritti! Tantissimi hanno fatto in fretta e furia le valigie, e sono andati a vivere su un’isola deserta ! soltanto qualche fortunato è riuscito a raggiungere la comunità dei Bonzi Bonzi per meditare! La tua scrittrice è un fiorellin del prato messa al suo confronto! – … Buaa!! Mi sento già putrefattaa!! sigh… non potrò più ritornare nella mia casetta rosa confettoo!!… Miauu! – Guardate quante nuvole nere si stanno formando! – disse Rocco col muso per aria. – Sta per arrivare il temporale ! – In alto nel ciel di pece color / l’astro arrossato sanguina da sopra cupa rupe / e nell’aria, sulli fiumi e strade sterrate / si libra nello volo Drakulon de Drakulone! Al suo grido di gran satanasso, che tutt’or si ode / la ragione nostra vacilla ! … Deve farci scappar ! / Orsù! … A gambe levate ce la dobbiamo svignar ! – declamò Scheo» (pp. 51-52).
Oltre che di Stephen King (trasformato in una sua sorella più cattiva e feroce nell’invenzione di storie nere e terribili) l’autrice di questa storia si fa beffe dell’atmosfera del romanzo gotico dell’Ottocento, delle storie di vampiri, della poesia in rima e delle rime sghembe che vorrebbero essere baciate in distici leggiadri, del linguaggio poetico tradizionale e… chi più ne trova più ne metta perché ce n’è per tutti. Allo stesso modo, si potranno trovare situazioni analoghe anche nel terzo racconto dedicato alla presa in giro dei film sugli zombi.
Di conseguenza che cosa c’entra tutto questo nella letteratura per bambini? Forse niente e si tratta, quindi, della volontà della scrittrice di prendere in giro e parodiare soggetti tradizionalmente destinati ad un altro pubblico (anche nella satira letteraria). Oppure si tratta di dare una chance anche ai bambini e non trattarli (come gli adulti tendono a fare di solito) come dei minori incapaci di intendere e volere? Se fosse così (ma si spera di sì) il risultato sarebbe raggiunto e divertirebbe tutti, grandi e piccini, colti ed incliti, i lettori appassionati o quelli del tutto digiuni di letteratura di ogni genere.
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