Volando da un’aula. Floriana Coppola, “Aula voliera”

Floriana Coppola, Aula voliera, Salerno, Oèdipus, 2020, € 15,20

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di Teresa Simeone

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Tutti abbiamo una ferita segreta per riscattare la quale combattiamo” ha scritto Italo Calvino e il libro di Floriana Coppola, Aula voliera (Salerno, Oèdipus, 2020, € 15,20), ne raccoglie il senso più profondo.

Fin dalle prime righe s’intuisce che non è un’opera ordinaria né leggera: ricchissimo è ogni suo periodo, densa ogni frase, complessa ogni pagina. Parole, significati, suoni e su tutto una cura attenta e continua che ha ripulito l’opera da ogni sbavatura. Si ha l’impressione di leggere non uno ma mille libri, con l’impegno che ciascuno di essi comporterebbe.

Una fatica letteraria imponente che racconta, attraverso le inquietudini della protagonista, il poderoso lavoro di anni di scrittura e rilettura. Il labor limae può rivelarsi devastante nella foga perfezionistica, ma il lavoro di rifinitura dell’autrice non ne ha snaturato il disegno, anzi lo ha arricchito di particolari, di riflessioni, di intensità cromoemozionali.

La protagonista Antonia è una donna che si sente soprattutto insegnante, un “animale scolastico” che non smette mai di essere docente pur nelle inevitabili disillusioni della maturità che seguono l’entusiastica adesione giovanile. Un atto di amore verso l’insegnamento, che si nutre della disponibilità a creare relazioni con gli alunni, i veri protagonisti della sua azione, pur nella necessità di viverlo con l’obbligo morale e intellettuale di denunciarne le carenze e la sconfitta pedagogica. Sembra, in alcuni passaggi pieni di commozione per le storie di chi ha disagi familiari, solitudini personali o destini contrari, di sfogliare Lettera a una professoressa di don Milani. E, in verità, quell’i care, quel prendersi cura delle sensibilità e delle intelligenze a lei affidate, fa di Antonia una prosecutrice dell’azione dello scomodo prete di Barbiana, anche se disinquinata della sua vena aspra. “La scuola? Un carrozzone impazzito che sta precipitando”; “Una caserma senza gendarmi tra molte tenebre e qualche luce”; un luogo di tormenti, più che di gioia, sul cui sfondo si muovono personalità fragili che il rigore della burocrazia non riesce a intercettare, dove ci sono “da una parte i vivi e i vincenti, dall’altra un groviglio di anime smorte”.

Misura, capacità di introspezione, necessità di astensione dal giudizio, rispetto. Sul corpo, come annota, ogni traccia: la sua storia, i tagli e le suture. Le pagine di un diario scritto sulla sua pelle, mentre passato e presente si mescolano in un tempo che, come un mulino feroce, trita ogni cosa. La malattia, inizialmente vissuta all’ombra della responsabilità, si trasforma in una straordinaria occasione per riappropriarsi del proprio tempo e tornare finalmente a scrivere per se stessa.

L’autrice di Aula voliera è anche poetessa. La sua sensibilità e il lirismo emergono prepotentemente e si concretizzano nelle pagine in corsivo: poesia e prosa, frasi come versi. Il corsivo introduce a uno spazio di libertà anche sintattico-grammaticale, un luogo in cui rintanarsi e da cui parlare senza riserve, libera dal rigore della razionalità e dalle regole linguistiche, senza la disciplina della punteggiatura, col solo desiderio di rompere vincoli, legacci, costrizioni. Un vero flusso di coscienza. E dove s’intravede Tinù, “l’ombra mite che urlava senza voce”, che le ricorda il salto e il confine tra ragione e smarrimento. “Ma quando finisce?” si chiede Antonia. No, non finisce, e lei lo sa bene. Lo sa tanto bene che non s’illude possa esserci una soluzione ai suoi interrogativi, alle istanze che vogliono una risposta, all’ansia che non le lascia requie.

E finalmente la pace a Pollica, nella casa/anima, il ritorno al passato familiare. Distanze culturali, intellettuali, generazionali che il tempo non cancella ma rende meno assordanti. Eppure anche qui, nel suo eremo, pensatoio e riparo dalle ansie cittadine e lavorative, non riesce a liberarsi da una realtà che incombe e non può non incombere sulla sua vita, con le infiltrazioni camorristiche di una criminalità che quel paradiso vuole distruggere, piegandone brutalmente la bellezza ai profitti di un’edilizia sempre più selvaggia e feroce.

Aula voliera – titolo che rimanda alla metafora usata dal docente di Filosofia di Antonia e dei suoi compagni di liceo per spingerli a volare e a raggiungere dall’aula il cielo fuori, capovolto come un guscio d’uovo, nella ricerca della felicità, lui che seminava “dubbi con la potenza di un aratro che traccia solchi nella terra” – è un libro appassionato e intenso, che tutti dovremmo leggere. Per gli spunti che offre, le riflessioni che induce, i ricordi che sono della protagonista ma potrebbero essere anche nostri, perché i grandi scrittori sono quelli che dai casi particolari finiscono per raccontare esperienze generali, come i sogni del Sessantotto, quando si sperava di cambiarlo questo mondo e, tra fermenti e contestazioni, si combatteva, si faceva occupazione, si sfilava in corteo.

Dove ti mostri tenero, là individui il tuo plurale”: questa citazione di Roland Barthes, presente in un’intensa poesia dell’autrice, rilancia tutta la ricchezza di una professione inesistente al di fuori di relazioni e rapporti umani. Che ha bisogno di gentilezza, virtù generosa perché implica il riconoscimento dell’altro e l’ascolto delle sue inquietudini, delle sue speranze, dei suoi progetti. L’altro esiste – ci invita a considerare l’autrice: non è invisibile né trasparente. C’è ed è opaco a noi che, nello sforzo della comprensione, cerchiamo di andare al di là di questa opacità e di uscire dal recinto egoico del nostro sé, che rischia, in quest’epoca di narcisismo esasperato, di chiuderci all’altro e alla bellezza dell’incontro.

 

Pubblicato da retroguardia

Docente e critico letterario. Dirige la rivista di critica letteraria "RETROGUARDIA". Si è occupato in particolare della narrativa di Guido Morselli e Gesualdo Bufalino. Altri interessi di ricerca riguardano anche la poesia contemporanea, la teoria della letteratura, il romanzo fantastico e comico, la metrica italiana. Suoi interventi critici sono apparsi in rete (Musicaos.it, Retroguardia, La poesia e lo spirito, ecc) e su alcune riviste di letteratura (Tabula rasa, Narrazioni, ecc). Socio fondatore dell’associazione culturale e membro del comitato di lettura di vibrisselibri, redattore de “La poesia e lo spirito” dal 2007.