SUL TAMBURO 3: Francesco Russo, “Viola! Viola! Duce ! Duce!, di calcio, d’amore e di guerra”

Francesco Russo, Viola! Viola! Duce ! Duce!Francesco Russo, Viola! Viola! Duce ! Duce!, di calcio, d’amore e di guerra, Orbetello (Grosseto) Effequ, 2014

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di Giuseppe Panella

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Francesco Russo, oltre a essere un giornalista e un esperto di relazioni internazionali (materia nella quale si è laureato alla Facoltà di Scienze Politiche), è un appassionato storico della Fiorentina (di ieri e di oggi). Ma, oltre a conoscere le vicende più o meno “segrete” della squadra viola, è anche uno scrittore emulo della grande tradizione narrativa di Firenze e soprattutto si è posto nel solco di Vasco Pratolini. Perché Viola! Viola! Duce ! Duce!, di calcio, d’amore e di guerra ricorda moltissimo le storie drammatiche ma anche struggentemente sentimentali, le iniziazioni alla vita e al sesso, le passioni politiche e sportive che costellano le pagine di libri ormai entrati nella storia della letteratura italiana come Le ragazze di San Frediano o Il Quartiere o La costanza della ragione. Ovviamente, lo stile sfoderato da Russo è molto più moderno di quello dello scrittore fiorentino e le articolazioni delle sue storie meno appesantite dal carico spesso ingombrante della necessità ideologica che predomina in alcune prove, anche molto notevoli, di Pratolini.

Il tono e il taglio sono scanzonati e spesso picareschi, anche se qua e là fa capolino una certa malinconia, una forma inibita e straniata di nostalgia per un’epoca che non si è mai conosciuta.

Il Biagio (Graziano Biagioni), il Montini, Barnaba e il Gigli vivono una stagione di straordinaria passione sportiva per la Fiorentina che sta per varcare la soglia magica e un po’ sdrucciolevole del massimo campionato di calcio. L’ incipit, quindi, è da romanzo di formazione pratoliniano:

«L’estate era iniziata con tutta la sua forza, la stanza era caldissima. Alla sede del Fascio di Brozzi in Piazza Umberto I c’era solo il Montini, un tipo alto coi capelli mossi, tutto naso e orecchie. Aprì la finestra di lato alla porta. Vittorio Gigli e Barnaba Rossi arrivarono insieme. I tre si sedettero a un tavolino rettangolare di legno. Con un foglio e una matita in mano, presero a discutere animatamente. “Le facciamo bianche col bordo viola e nel mezzo ci scriviamo Alé Viola!” disse Barnaba. Il Montini fu subito d’accordo »(1).

Le bandiere della Fiorentina che vengono progettate in quel torrido pomeriggio dell’agosto del 1931 ritorneranno continuamente nelle pagine del romanzo a simboleggiare e a sintetizzare la dedizione dei suoi tifosi nel corso del tempo storico e umano che sarà il cronotopo dell’opera narrativa che li vedrà cambiare e trasformarsi da ragazzini in uomini nel pieno della giovinezza.

I quattro giovani di Brozzi (oggi un comune limitrofo alla città di Firenze ma allora ancora suddiviso per ragioni politico-territoriali in tre parti tra il capoluogo, Campi Bisenzio e Sesto Fiorentino) protagonisti della narrazione di Russo (che può essere considerata un romanzo storico di formazione con tutte le caratteristiche tipiche del genere) non sono poi molto diversi da tanti loro coetanei di allora (e di oggi, se è per questo): gli interessano il calcio e le partite della loro squadra del cuore, sono attirati dalle ragazze e dagli intrighi amorosi che potranno vivere inseguendole anche se spesso invano (è il caso del Biagioni vanamente innamorato dalla inquietante e ondivaga Liliana che talvolta lo respinge e talvolta sembra blandirlo ma che non gli concederà mai definitivamente il suo amore), si interessano di politica in maniera spesso superficiale ma con assoluta purezza di intenti (il loro fascismo è assolutamente in buona fede fino alla disillusione finale – e d’altronde anche i loro padri seguiranno la loro stessa parabola).

Il padre di Graziano è fascista e così pure anche Barnaba (che morirà durante un’azione di guerra durante la campagna d’Etiopia per la quale si era arruolato volontario) e Vittorio Gigli lo sono – solo Montini, che è di famiglia agiata e il cui padre è molto bene introdotto nella gestione del potere fascista, svilupperà una forte avversione per il regime e sceglierà la strada dell’antifascismo militante fino a compiere un’opzione di tipo socialista-liberale.

«Montini infatti si stava affermando come intellettuale del gruppo: liceale di belle speranze, aveva iniziato ad andare al Michelangiolo, il liceo classico in pieno centro, dove si era appassionato subito ai classici greci e latini iniziando presto a conoscere la filosofia grazie ai compagni delle classi superiori. Il suo spirito libero e i primi anni al ginnasio avevano contribuito a farlo diventare antifascista e socialista. A Brozzi aveva conosciuto il vicino di casa del Biagioni, il Billi, con cui parlava di politica e a cui portava i libri che teneva nascosti in uno scatolone nel fienile della sua casa di campagna»(2).

 

Il romanzo di Russo si apre con la prima partita della Fiorentina in serie A avvenuta il 20 settembre del 1931 (dopo un non breve soggiorno tra i ranghi delle squadre di serie B) e si chiude nel 1940, con l’entrata in guerra dell’Italia e la prima vittoria importante della squadra gigliata (la Coppa Italia strappata 1- 0 al Genoa). Si tratta di nove anni di storia d’Italia letti e rivissuti non tanto con gli occhi di personaggi politici o culturali di grande importanza o attraverso eventi straordinari (se si prescinde dalle pagine dedicate alla morte di Barnaba durante la campagna d’Abissinia) quanto attraversati nella loro quotidianità da figure collaterali, non destinati ad assumere un ruolo fondamentale nella vita successiva della nazione.

Si tratta di storie di gente comune, in sostanza, con le loro passioni (in primis, il calcio), i loro amici, i loro amori più o meno felici, le loro ambizioni e i loro errori, il loro modo di giudicare il mondo e la politica. Ma è di queste vicende apparentemente banali, di questi sentimenti, di questi sogni che è intessuta la tela del mondo e di cui è costellata la storia della letteratura: grazie ad esse, la scrittura romanzesca è capace di dare ragione di ciò che la vita non riesce a insegnare fino in fondo.


NOTE

1 F. RUSSO, Viola! Viola! Duce ! Duce!, di calcio, d’amore e di guerra, Orbetello (Grosseto) Effequ, 2014, pp. 9-10.

2 F. RUSSO, Viola! Viola! Duce ! Duce!, di calcio, d’amore e di guerra cit. , p. 156.

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Pubblicato da retroguardia

Docente e critico letterario. Dirige la rivista di critica letteraria "RETROGUARDIA". Si è occupato in particolare della narrativa di Guido Morselli e Gesualdo Bufalino. Altri interessi di ricerca riguardano anche la poesia contemporanea, la teoria della letteratura, il romanzo fantastico e comico, la metrica italiana. Suoi interventi critici sono apparsi in rete (Musicaos.it, Retroguardia, La poesia e lo spirito, ecc) e su alcune riviste di letteratura (Tabula rasa, Narrazioni, ecc). Socio fondatore dell’associazione culturale e membro del comitato di lettura di vibrisselibri, redattore de “La poesia e lo spirito” dal 2007.