“Guerre” di Louis-Ferdinand Céline. Appunti di lettura

Guerre di Louis-Ferdinand Céline. Appunti di lettura


di Luisa Crismani

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1. L’edizione.

C’è chi sostiene che gli inediti dovevano rimanere tali, magari raccolti in seguito tutti assieme in un lavoro critico, annotati… ma ci sarebbero voluti anni.

Gallimard, l’editore più importante dei francesi, non voleva aspettare. La bomba dei manoscritti ‘ritrovati’ esplosa nell’agosto 2021, con il mondo intero ancora sotto la cappa della pandemia, ma la guerra, quella nostra, di adesso, non c’era ancora… prima che se ne spegnasse l’eco, di quella bomba, (ormai tutto si consuma molto velocemente) ha deciso di pubblicare, con urgenza, nell’elegante collezione Blanche, copertina di una sobrietà raffinata (a Céline sarebbe piaciuta), bei caratteri (pessima rilegatura però: il volume si sfascia e chi legge con la matita in mano s’infastidisce).

E sono usciti Guerre (maggio 2022), Londres (ottobre 2022), a breve uscirà La volonté du roi Krogold , poi Casse-pipe…

Guerre ha avuto due ristampe in un mese, primo nella classifica di vendite! Un affare.

Anche se, una volta letto, e in corso di lettura, uno si chiede perché l’elenco dei personaggi (utilissimo in Céline) è così striminzito, e il lessico dell’argot così dimesso, superficiale, a volte inesatto, anche la grafica… sembra un elenco promemoria scolastico, per studiare i vocaboli. Catherine Rouayrenc, curatrice del lessico céliniano nella Pléiade è morta il novembre 2021, lei sì avrebbe fatto un buon lavoro!… Le note spesso inutili e ridicole (vedi p. 67). Affidata a Henri Godard, la cura sarebbe stata tutt’altra cosa (forse si è rifiutato di fare un lavoro frettoloso?)

2. Il libro.

La prima cosa che colpisce è che Guerre non racconta la guerra ma le conseguenze della guerra, le ferite, le morti, le vigliaccherie, la devastazione degli animi. E tutto questo il giovane Ferdinand lo osserva dall’ospedale militare in cui è ricoverato, ferito gravemente al braccio e alla testa.

La guerra è un abattoir (macello) che travolge e distrugge tutto, definitivamente, irrimediabilmente. Tant’è che Ferdinand si stupisce, alla fine, sul battello che lo porta in Inghilterra, della gente che parla di cose qualunque, come si faceva avant qu’on soye condamnés a mort (prima che fossimo condannati a morte). (p.154, ultimo cv.)

Oltre a distruzione e morte la guerra porta una sorta di sgangheramento dei rapporti umani, che diventano ‘altro’ rispetto a quello che ci si aspetterebbe in tempi ‘normali’. E questo essere ‘altro’ è spesso da Céline additato come vincente, giusto. Così l’infermiera L’Espinasse, che trasforma i cateteri in carezza lascive, a beneficio di feriti e moribondi “elle avait peut-être raison. Elle cherchait la sincérité, les autres en avaient pas.” (aveva ragione può darsi. Cercava sincerità, gli altri non l’avevano). (p.132) Gli altri, per esempio i moribondi. Che morivano facendo la commedia. Questo del morire dell’uomo come su un palcoscenico, è un giudizio che Céline ribadirà, confrontandolo con la morte di un cane, la Bessy in D’un château l’autre.

La gente ‘di fuori’ invece, per esempio padre e madre che vengono a trovarlo, sono ‘come prima’, non capiscono un bel niente e Ferdinand, quando finalmente se ne andranno, commenterà: “Jamais j’ai vu ou entendu quelque chose d’aussi déguelasse que mon père et ma mère.” (Non ho mai visto o inteso qualcosa di così schifoso come mio padre e mia madre.) (p. 54)

Guerre è una prima stesura, già suddivisa da Céline in sequenze (6). E ci chiediamo perché l’edizione Gallimard non le abbia enumerate nell’indice. Alcune di queste sono memorabili, la 4 e la 5. La prima (p.109-114) con il litigio Angèle-Cascade, che ricorda quelli tra Irène e Courtial in Mort à crédit. La seconda è l’’agonia’ di Cascade, raccontata da un Ferdinand che sta male, vomita di continuo, assordato dai bourdonnements (rintronamenti) nell’orecchio, conseguenza della sua ferita alla testa e ai quali attribuisce il danno fisico e psichico più rilevante. Cascade, un magnaccia, protettore e marito di Angèle, si è sparato a un piede, che sta andando in cancrena, per non andare in guerra e sa (Angèle gliel’ha detto durante la lite) che lei lo ha denunciato e che lo verranno a prendere per fucilarlo. Si mette a giocare a carte e vince sempre, trascina Ferdinand in giro per la campagna, tenta un improbabile e buffo suicidio in acqua melmosa e bassa, prende una lenza per pescare e fa una buona pesca poi, tornati all’ospedale, comincia a leggere – lui che non leggeva mai – seduto sul letto, al lume di candela, provocando reazioni rissose degli altri ricoverati, per finire a chiudersi nei cessi, dove la luce non viene mai spenta, a leggere Les Belles Images, settimanale illustrato per bambini che Céline più e più volte citerà nei suoi romanzi, fino a fare, di una leggenda lì narrata, un romanzo speciale La volonté du Roi Krogold.

Vengono a portarlo via, in manette, all’alba. “On a pas eu bien le temps de revoir Cscade, sa figure je veux dire. Il faisait encore trop nuit.“ ( Non abbiamo avuto il tempo di rivedere Cascade, il suo viso intendo. Era ancora troppo notte.) (p.129)

L’’agonia in realtà era cominciata già prima quando lui e Ferdinand sono andati, separatamente, a vedere il luogo delle esecuzioni, dietro il seminario. Cascade è turbato, ha come un presentimento… “je suis certain qu’il n’a pas dormi cette nuit-là “ (Sono sicuro che quella notte non ha dormito) (p. 84)

Durante la lettura ci si sofferma volentieri sui dettagli, cosa strana perché di solito Céline galoppa, per esempio sulla descrizione del volto di Cascade “Il avait plutôt une gentille gueule autant que je peux juger des hommes, avec des traits fins et réguliers et des yeux plutôt grands d’idéaliste.” Aveva un viso gentile, per quanto posso giudicare degli uomini, lineamenti fini e regolari e occhi grandi da idealista. (p.84).

Ci si può domandare come mai Ferdinand, che dà tutto sommato una immagine positiva di Cascade, poi inizia una tresca con Angèle, che è colpevole della sua morte. Anche a questo c’è una risposta, un dettaglio. “Un feutre cloche qui ressemblait à un casque, qu’elle enfonçait sur les yeux avec une voilette et qui lui agrandissait encore les yeux qu’il y avait plus que ça dans sa figure. Ils me tracassaient moi ses yeux même de loin d’où je me trouvais. C’est pas douteux qu’elle avait de l’influence Angèle sur les parties mystérieuses de l’âme comme on dit.” (Un cappello a cloche che sembrava un casco se l’era calato fin sugli occhi con una veletta e glieli ingrandiva, gli occhi: non c’erano che loro nel suo viso. Mi perseguitavano quegli occhi anche così da lontano. Non c’è dubbio che aveva un potere Angèle sui recessi misteriosi dell’anima come suol dirsi. (p.150)

Per quanto riguarda il modo, lo style non è certo quello di Céline. Vedi p. 64, il discorso di Récumel, che Ferdinand commenta “Nous n’avions rien de commun. D’abord il parlait un peu élégant comme mon père. Ça suffisait.(Non avevamo niente in comune. Innanzi tutto parlava elegante come mio padre. Bastava questo.) (p.65)

Le ‘frasi’ , da cui il nonno paterno lo aveva messo in guardia: “Enfant, pas des phrases! (Niente frasi, ragazzo!) qui tornano spesso, ad esempio le p. 102-103, da M. Harnache. E a p. 107: una frase lunghissima. Se il romanzo l’avesse rivisto, l’avrebbe spezzettata? Coi puntini al posto delle virgole? Inutile chiederselo.

Ma ci sono anticipazioni del futuro Céline. A p. 70 (ultima riga) en allant d’une porte l’autre” (andando da una porta all’altra). Il togliere la preposizione accelera il movimento, così come sarà nel titolo di D’un château l’autre.

Anche qui è un medico. Ci sono qua e là considerazioni che presuppongono conoscenze che Ferdinand non poteva possedere, p. es. a p. 120 a proposito di Groslard.

Ci sono situazioni e cose che ritroveremo nei romanzi successivi, Les belles images! E la lite (p. 99-115) fra Angéle e Cascade, che ricorda molto quella/e fra Irène e Courtial in Mort à crédit .

Ci sono, concettualmente, molte affermazioni che riconosciamo come tipiche di Céline. P. 138-9: “Je devais plus rien à l’humanité, du moins celle qu’on croit quand on a vingt ans avec des scrupules gros comme des cafards qui rôdent entre tous les esprits et les choses.”.(Non dovevo più niente all’umanità, almeno a quella che si pensa a vent’anni, con dubbi enormi come scarafaggi che si aggirano fra anime e cose)

3. Come leggere

In generale, bisogna prendere il libro come un feto. La lettura che facciamo ne è una specie di ecografia… si vedono già le manine, il sesso, il naso, gli occhi… Céline, in una lettera a Mikkelsen dalla prigione in Danimarca dice, parlando delle mille malattie che lo affliggono, che tuttavia malgrado il male fisico un libro si genera dentro di lui (sarà Féerie pour une autre fois). Di questo sentimento dell’Autore qualsiasi critica e qualsiasi traduzione dovrebbero tener conto. Invece di, come fanno in fondo Glibault e Fouché, frugare nella biografia di Louis Ferdinand Destouches alla ricerca della verità vera!

Nota.

E’ in uscita presso Adelphi (maggio) Guerre nella traduzione di Ottavio Fatica.

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Pubblicato da retroguardia

Docente e critico letterario. Dirige la rivista di critica letteraria "RETROGUARDIA". Si è occupato in particolare della narrativa di Guido Morselli e Gesualdo Bufalino. Altri interessi di ricerca riguardano anche la poesia contemporanea, la teoria della letteratura, il romanzo fantastico e comico, la metrica italiana. Suoi interventi critici sono apparsi in rete (Musicaos.it, Retroguardia, La poesia e lo spirito, ecc) e su alcune riviste di letteratura (Tabula rasa, Narrazioni, ecc). Socio fondatore dell’associazione culturale e membro del comitato di lettura di vibrisselibri, redattore de “La poesia e lo spirito” dal 2007.