Affascinante la figura di Giannantonio Petrucci (1496 ca-1486), scrisse ottanta sonetti in carcere, in attesa della decapitazione avvenuta l’11 dicembre 1486 perché coinvolto nella congiura dei baroni. Il manoscritto fu affidato al carceriere e ritrovato soltanto nel Ottocento. I suoi versi, leggo da qualche parte, sono occasione di un confronto autentico col destino e la morte. Peccato che non riesco a trovare una edizione cartacea o un pdf in rete.
Invece vi consiglio la lettura di Rime diverse d’alcune nobilissime, et virtuosissime donne a cura di Lodovico Domenichi.
f.s.
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