“Epigrafi” per il II cap. (“Echi di guerra”) del libro inedito “Il ‘piano’ del sofo e dello zar”

Epigrafi per il II cap. (Echi di guerra) del libro inedito Il “piano” del sofo e dello zar.


di Stefano Lanuzza

.

L’invasione illegale russa è una violazione dell’Articolo 2, paragrafo 4, della Carta delle Nazioni Unite, che vieta la minaccia o l’uso della forza contro l’integrità territoriale di un altro Stato.

Se per decidere ‘se debba esserci o no la guerra’ viene richiesto il consenso dei cittadini, allora la cosa più naturale è che, dovendo decidere di subire loro stessi tutte le calamità della guerra (il combattere di persona; il pagare di tasca propria i costi della guerra; il riparare con grande fatica le rovine che lascia dietro di sé e, per colmo delle sciagure, ancora un’altra che rende amara la pace, il caricarsi di debiti che, a causa delle prossime nuove guerre, non si estingueranno mai), rifletteranno molto prima di iniziare un gioco così brutto” (Immanuel Kant, Per la pace perpetua, 1795).

Se tutti andassero in guerra solo in base alle proprie convinzioni, le guerre non ci sarebbero più” (Lev Tolstoj, Guerra e pace, 1865-1869).

Sgorgate, sgorgate lacrime amare. Sventura, sventura sulla Russia! Piangi, piangi, popolo russo!” (Aleksandr Puškin – Modest Musorgskij, Boris Godunov. Dramma musicale in un prologo e tre atti, 1869).

Ma insomma, come milioni di uomini cominciarono a uccidere i loro simili, e chi li indusse a questo? Pure, a tutti doveva esser chiaro che nessun vantaggio ne sarebbe venuto per nessuno, ma un danno per tutti” (L. Tolstoj, Alcune parole a proposito di Guerra e pace. Appendice pubblicata nella rivista “Le antichità russe”, 1888).

Perché non vengono gli illustri / oratori a perorare come sempre? / Oggi arrivano i barbari / e i barbari disprezzano eloquenza e arringhe” (Konstantinos Kavafis, Aspettando i barbari, 1904).

Lo Stato in guerra ritiene per sé lecite ingiustizie e violenze che disonorerebbero l’individuo singolo. Si serve contro il nemico non solo di una legittima astuzia, ma anche della cosciente menzogna e dell’inganno intenzionale; e ciò in una misura che sembra sorpassare tutto ciò che è stato fatto nelle guerre precedenti. Lo Stato richiede ai suoi cittadini la massima obbedienza e il massimo sacrificio di sé, ma li tratta poi da minorenni, esagerando nella segretezza e sottoponendo ogni manifestazione ed espressione del pensiero a una censura che rende coloro che sono stati intellettualmente repressi indifesi di fronte a qualsiasi situazione sfavorevole che possa determinarsi e a qualsiasi voce allarmistica che possa esser propalata. Lo Stato scioglie ogni convenzione e trattato stipulato con altri Stati, e non teme di confessare la propria rapacità e volontà di potenza: e il cittadino è tenuto ad approvare tutto ciò in nome del patriottismo” (Sigmund Freud, Considerazioni attuali sulla guerra e sulla morte, La delusione della guerra,  Introduzione alla psicoanalisi ed altri scritti, 1915, Opere, Vol. 8).

Ci troviamo a est o a ovest? Ci troviamo in pianura, e c’è la guerra. E noi siamo ombre sulla strada, e ci teniamo pudicamente al riparo dell’ombra, per niente propensi ad usare un linguaggio tronfio e retorico […] Formano un corpo destinato a combattere e a vincere anche dopo gravi perdite, a salutare la vittoria ancora con migliaia di evviva, escludendo coloro che non giungeranno fino a quel momento perché caduti lungo la strada. E qualcuno è già rimasto indietro, qualcuno troppo giovane e troppo fragile per quella marcia forzata. S’è trascinato per un po’ accanto alla colonna. Ogni tanto una fila lo oltrepassava, poi sparì, e giacque sul terreno infido. […] Giace col viso nel fango gelido, a gambe larghe, coi piedi voltati di sghembo, i tacchi a terra. […] Via! Via! Non vogliamo narrare una cosa così orribile” (Thomas Mann, La montagna incantata, 1924).

La guerra insomma era tutto ciò che non si capiva […] un’immensa universale assurdità […] gli uomini che non vogliono sbudellare né assassinare, gli sporchi Pacifisti siano incatenati e squartati! […] in modo che la Patria sia più amata, più contenta e più dolce!…” (Louis-Ferdinand Céline, Viaggio in fondo alla notte, 1932).

Gli uomini sono mistici della morte […] Hitler non rappresenta l’apice, ne vedremo di più epilettici […]. L’unanime sadismo attuale muove innanzi tutto da un desiderio del nulla profondamente radicato nell’Uomo e soprattutto nelle masse di uomini, una specie di impazienza amorosa, più o meno irresistibile, unanime, di morire. […] Come distrazione ci sarà lasciato soltanto l’istinto di distruzione” (L.-F. Céline, Omaggio a Zola, 1933).

La menzogna diventa realtà e passa alla Storia” (G. Orwell, 1984, 1949).

La cartolina qui / mi dice terra terra / di andare a far la guerra / quest’altro lunedì. / Ma io non sono qui, / egregio presidente, / per ammazzar la gente / più o meno come me. / […] / Per cui se servirà / del sangue ad ogni costo, / andate a dare il vostro / se vi divertirà” (Boris Vian, Le Déserteur, 1956).

Non si deve tendere alla ‘sconfitta’ dell’avversario, ma ad una trasformazione dei rapporti tra le parti interessate (una vittoria della giustizia e dell’onestà umana)” (Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, 1967).

Quando la violenza irrompe nella pacifica vita degli uomini, il suo volto arde di tracotanza ed essa porta scritto sul suo stendardo e grida: ‘IO SONO LA VIOLENZA! Via, fate largo o vi schiaccio!’. Ma la violenza invecchia presto, […] e per reggersi, per salvare la faccia, si allea immancabilmente con la menzogna. Infatti la violenza non ha altro dietro cui coprirsi se non la menzogna, e la menzogna non può reggersi se non con la violenza” (Aleksandr Solženicyn, Vivere senza menzogna, 12 febbraio 1974).

Prima che la terza Rivoluzione Industriale / Provochi l’ultima grande esplosione nucleare / Prepariamoci per l’esodo / Il grande esodo / […] // Fine dell’imperialismo degli invasori russi / E del colonialismo inglese e americano / […] // Mamma mia che festa” (Franco Battiato, L’esodo, 1982).

Non c’è niente di nobile nell’usare le armi e le arti della guerra per appropriarsi della terra altrui” (Morihei Ueshiba, L’arte della pace, 1992).

talpa cieca / duce di blatte / il mondo prega / che tu / schiatti. / Innaffia di sangue la sorella / la terra del mio cuore. / Si dilapida la Russia spargendo i suoi semi: / denti marci di drago” (Vera Pavlova, Versi del tempo di guerra, in Voci russe contro la guerra, Università di Torino, 2022).

_____________________________

[Leggi tutti gli articoli di Stefano Lanuzza pubblicati su Retroguardia 3.0]

_____________________________

Pubblicato da retroguardia

Docente e critico letterario. Dirige la rivista di critica letteraria "RETROGUARDIA". Si è occupato in particolare della narrativa di Guido Morselli e Gesualdo Bufalino. Altri interessi di ricerca riguardano anche la poesia contemporanea, la teoria della letteratura, il romanzo fantastico e comico, la metrica italiana. Suoi interventi critici sono apparsi in rete (Musicaos.it, Retroguardia, La poesia e lo spirito, ecc) e su alcune riviste di letteratura (Tabula rasa, Narrazioni, ecc). Socio fondatore dell’associazione culturale e membro del comitato di lettura di vibrisselibri, redattore de “La poesia e lo spirito” dal 2007.