(Appunti per una riflessione futura)
La nascita di una civiltà letteraria è un fatto estremamente complesso e ciascun popolo elabora le proprie forme culturali a seconda degli influssi con cui viene a contatto e delle proprie esigenze.
Oggi è ancora corretto chiedersi in quale rapporto stiano le forme letterarie con l’ambiente sociale e con le classi dominanti, quale tipo di letterato si tenda a configurare, a quale pubblico sia rivolta la sua produzione e solo in questo ambito chiedersi le ragioni della scelta di talune forme culturali?
Un testo è di solito l’espressione di una cultura e di una realtà storico-sociale, pur senza esserne un mero riflesso. Se per cultura intendiamo, con Lotman, <<l’insieme dell’informazione non ereditaria accumulata, conservata e trasmessa dalle varie collettività della società umana>>
Ma la cultura, osserva ancora Lotman, non è semplice deposito di informazioni:
<<E’ un meccanismo organizzato in modo estremamente complesso, che conserva l’informazione, elaborano continuamente a tale scopo i procedimenti più vantaggiosi e compatti, ne riceve di nuovi, codifica e decodifica i messaggi, li traduce da un sistema segnino a un altro. La cultura è il meccanismo duttile e complesso della conoscenza.>>
[J.M. Lotman, Introduzione a Tipologia della cultura, Milano, Bompiani, 1975, p.28]
Uno dei compiti fondamentali della cultura è quello di organizzare strutturalmente il mondo che circonda l’uomo, di porre in ordine (soprattutto attraverso i linguaggi) alla multiforme e spesso caotica realtà dei fenomeni.
A questo punto si pongono alcuni problemi molto delicati: anche un testo letterario è un documento culturale? La letteratura, pur facendo parte del sistema generale della cultura, ha una specificità? In che consiste questa specificità letteraria o letterarietà? La letterarietà è un aspetto intrinseco del testo letterario o un fattore soggettivo, la decisione (del lettore) di leggere un testo come un testo letteraro?