Daniele Olschki, “Gioverà ricordare. Meminisse iuvabit”

Daniele Olschki, Gioverà ricordare. Meminisse iuvabit, Prefazione di Liliana Segre, Firenze, Leo S. Olschki Editore («particelle elementari», 11), 2024, 40 pp., 10 €


di Luciano Curreri (UNIUPO-ULIEGE)

.

Continua l’avventura delle «particelle elementari», collana di piccoli libri tascabili di un editore, Olschki, che si è spesso distinto per volumi e tomi cartacei di ben altra mole. Denominatore comune: l’eleganza, la cura editoriale. Sembra una banalità, ma non lo è. Più il formato si restringe, più l’impresa si fa ardua. Quando poi si tratta di associargli un contenuto asciutto e terso quasi quanto lo è, formalmente, il bianco involucro, il librino è un doppio regalo, che riporta alla luce un intervento, più nascosto, del 2019.

Vi si parla di come e quanto le leggi razziali del 1938 distrussero il progetto editoriale cinquantenario di Leo Samuele Olschki, intrapreso nel Veneto italiano, fra anni Ottanta e Novanta dell’Ottocento, tra Verona e Venezia, e portato avanti a Firenze a partire dal 1897. Non senza aver prima appuntato «un sentimento di rispetto nei confronti di quanti hanno sofferto ben altro nel baratro della ragione in cui precipitammo in quegli anni». In quegli anni terminali, potremmo dire, anche perché quelli che precedono non sono privi di incidenti già significativi: gli attacchi di certa stampa al momento dell’entrata in guerra, nel 1915, dove la germanofobia fa il paio con l’antisemitismo: «l’Olschki, tedesco ed ebreo […] la faccia sorridente e pingue dal naso aquilino». Ma è vero che, dopo la guerra e nonostante il fascismo, tra anni Venta e Trenta, la costante quête dell’humanitas attraverso il lavoro editoriale e il dialogo culturale che lo nutre, regala non poche soddisfazioni a Leo Samuele Olschki e ai suoi figli, fino, per l’appunto, al cinquantenario: 1886-1936. Ma il 1938 nega tutto, distrugge il lavoro, l’identità, ordina di cambiare il nome (anzi, il «nominativo») e di sostituirlo «con altro ariano» (è il famoso Minculpop ad esprimersi in tal senso), cancella la nazionalità italiana e invita a pubbliche delazioni, dai compagni di lavoro agli autori di origine ebraica presenti nel catalogo. Leo è in Svizzera, ma i figli Cesare e Aldo percepiscono tutta la gravità della situazione. I rifiuti e le battaglie di Leo sembrano ottenere qualche risultato ma ai primi del 1939, «con la promulgazione del R.D.L. del 9 febbraio», gli Olschki sono costretti «alla vendita forzata della tipografia Giuntina e della sede romana di via delle Terme Deciane, quest’ultima praticamente espropriata dal gerarca fascista Ettore Muti». Leo prende la via dell’esilio e muore in Svizzera, a Ginevra, il 17 giugno 1940. I due figli resistono sotto l’anonimo nome di Bibliopolis, mentre le vecchie iniziali di Leo Samuele Olschki diventano, acutamente, un motto: «Litteris servabitur orbis». Nel 1943 sarà un intervento di Giovanni Gentile a far sì che l’«Archivio storico italiano» e «La Bibliofilia» si salvino dalla cessazione di tutti i periodici ordinata dal Minculpop. Poi passò la guerra, «crollò la libreria sul Lungarno Corsini», il villino liberty di via Vanini e restarono le macerie, con cui fare i conti. Bref, si continuò a lavorare e a opporre il lavoro e la quête dell’humanitas a chi aveva saputo solo distruggere. Non vi viene in mente niente?…

_____________________________

[Leggi tutti gli articoli di Luciano Curreri pubblicati su Retroguardia 3.0]

Pubblicato da retroguardia

Docente e critico letterario. Dirige la rivista di critica letteraria "RETROGUARDIA". Si è occupato in particolare della narrativa di Guido Morselli e Gesualdo Bufalino. Altri interessi di ricerca riguardano anche la poesia contemporanea, la teoria della letteratura, il romanzo fantastico e comico, la metrica italiana. Suoi interventi critici sono apparsi in rete (Musicaos.it, Retroguardia, La poesia e lo spirito, ecc) e su alcune riviste di letteratura (Tabula rasa, Narrazioni, ecc). Socio fondatore dell’associazione culturale e membro del comitato di lettura di vibrisselibri, redattore de “La poesia e lo spirito” dal 2007.