Ahoo Daryaei

Ahoo Daryaei


di Francisco Soriano

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Ahoo Daryaei è una giovane studentessa iraniana. La sua immagine ripresa nel cortile del dipartimento di Scienze e Ricerca dell’Università Azad di Teheran fa il giro del mondo in pochi minuti. Ahoo appartiene alla vasta schiera di donne che in questo Paese rivendicano una vita dignitosa e libera dalle regole comportamentali inflitte dalle grigie autorità islamico-sciite: inscena una protesta commovente.

Secondo le fonti più o meno ufficiali pare che la studentessa sia stata aggredita durante gli innumerevoli controlli che la polizia morale effettua all’entrata degli atenei per verificare il rispetto del codice di abbigliamento previsto in una teocrazia che basa la sua stessa sopravvivenza soprattutto sul controllo asfissiante delle donne, che rappresentano un vero avamposto in evidente antagonismo al regime.

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La polvere di un senso, tra spilli di parole. Damema Papini y on Marcard, “Tenere Tenebre”

Damema Papini y on Marcard, Tenere Tenebre, Eretica edizioni, Salerno, 2024, pp.70, € 15,00


di Gustavo Micheletti

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Damema Papini y von Marcard è una pittrice nativa di Ibiza, ma da molti anni residente in Toscana. I suoi dipinti sembrano riprendere un discorso rimasto in sospeso agli inizi del Novecento. In particolare, vi si possono riconoscere distintamente echi di Matisse, i suoi colori e il suo gusto per la narrazione di storie con poche figure capitate quasi per caso nel destino dello stesso quadro, tutte più o meno trasognate e luminose.

In virtù di un destino non meno ricco di colori e di luce la pittrice è anche scrittrice, autrice ad oggi di un romanzo (La mia isola e di Tito, 2008) e di due volumi di poesie. Tenere tenebre è la sua ultima silloge pubblicata (la prima, La stanza dei cigni, è uscita nel 2023) ed è attraversata dalla storia di un dolore avvolgente, trattato senz’ombra di retorica, e dagli screzi con la vita di ogni giorno, nella casa di campagna di ogni giorno, con le figlie da accompagnare, con la maggiore che scrive da remoti lidi, con una cucciola che soggiorna talora fradicia ai piedi di un divano e un piccolo principe con cui filosofare insieme guardando le stelle.

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L’Emporio dei Frammenti n.1: Giovanni Agnoloni

Siamo felici di inaugurare L’Emporio dei Frammenti ospitando Giovanni Agnoloni, scrittore, traduttore letterario e blogger di Firenze. Autore di opere come il romanzo di viaggio Berretti Erasmus (Fusta, 2020), il romanzo psicologico Viale dei silenzi (Arkadia, 2019) e la quadrilogia distopica Internet. Cronache della fine (Galaad, 2021), Agnoloni ha contribuito al panorama letterario anche con numerose traduzioni di opere di autori internazionali come William Shakespeare e Roberto Bolaño.

Scarica il numero 1 di L’Emporio dei Frammenti: Giovanni Agnoloni (formato pdf)


Un’officina letteraria a cura di Marino Magliani e Francesco Sasso

Nuovo progetto editoriale curato da Marino Magliani e Francesco Sasso: L’Emporio dei Frammenti. Questo spazio, concepito come un’officina creativa, ospiterà estratti, frammenti e segmenti di opere letterarie, dai romanzi ai racconti, dalle traduzioni alle prose di diario, offrendo un luogo di confronto per autori affermati ed emergenti.

Il progetto prende ispirazione da quelle piccole vetrine che espongono oggetti tra il vetro e la parete, come un mostruario, e si propone di esporre al pubblico frammenti letterari scelti dai curatori stessi. Non si tratta di promuovere “romanzi furbi”, ma di offrire uno spazio autentico e raffinato per chi desidera esplorare e condividere pezzi di narrazioni in corso.

[Qui la pagina principale del progetto L’Emporio dei Frammenti con tutti i numeri pubblicati]

Virgilia D’Andrea: Per ricantare amore

[In anteprima al volume Virgilia D’Andrea: una poetica sovversiva, in uscita a novembre per i tipi di Nova Delphi, pubblichiamo la parafrasi di una delle poesie tratte dalla raccolta Tormento (1922) di Virgilia D’Andrea, opera che all’epoca fu oggetto della censura fascista. (f.s.)]

 

Virgilia D’Andrea: Per ricantare amore. (Carceri di Milano, I° dicembre 1920).1


di Francisco Soriano

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Ormai le porte del carcere stanno per aprirsi e Virgilia scrive un componimento, Per ricantare amore, nel segno di una speranza mai deposta. Le parole iniziali del testo fanno immaginare proprio un nuovo inizio: il cielo, la primavera, il “gemmato velo”. Repentina giunge tuttavia la professione di fede, mai taciuta e sempre urlata al mondo intero, che Virgilia vorrebbe alimentata dalle bellezze del mondo:

E date, al sogno, palpito di sole!…

Tanto… il pensier, non muterà giammai:

L’ardita vetta, spasimante, vuole

Pur se tenaci aventino i rovai.

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Del teatro, l’io sfasato di Rino Marino

Del teatro, l’io sfasato di Rino Marino


di Antonino Contiliano

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Nel contesto della svolta digitale-macchinica contemporanea della sensibilità individuale e collettiva, volta al controllo del tempo e delle temporalità individuali, il teatro di Rino Marino, come arma già inventata e da reinventare, gioca la sua carta di temporalità sfasata come su un piano. Il piano dell’esperienza interna-esterna della pratica dei molti oggetti intenzionali-intenzionati attaccati dal vento e foschie. Si è nel teatro della scena della durata fulminea dei pensamenti, dei soliloqui e dia-loghi “fuori sesto” consumati nell’immobile via-andare di elementi eterogenei che, nell’identità dello scrittore, confliggono tra un sé, un io, un tu, gli altri e il fuori relazionati e relazionantisi nell’ordine del caos che taglia l’io e il mondo di ognuno. Il miscuglio che, nel “piano di immanenza” – come direbbe il Gilles Deleuze” –, è avvolto di “fitta nebbia”, la “bruma” che popola e spopola i pensamenti in scena e in divenire della nuova “Tetralogia del dissenno” di Rino Marino. I ri-pensamenti della ripetizione, quella di una identità sfasata rispetto ai “profilati” dei marchi di fabbrica contemporanei; quelli che dis-individualizzano ogni soggettività e oggettività privandoli delle singolarità psico-collettive costruite dai processi della cultura simbolico-semiotica partecipativa più che secolare!

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Una nuova grammatica italiana possibile

In un interessante articolo sul Sole 24 Ore del 20 ottobre 2024, Una nuova grammatica italiana possibile, Mirko Tavoni discute la necessità di un rinnovamento nell’insegnamento della grammatica italiana.

Pubblicato in una serie di articoli sulla rivista online de “Il Mulino”, l’autore propone di cambiare l’approccio tradizionale basato sulle regole normative e sull’apprendimento meccanico. Tavoni suggerisce invece di sfruttare la lingua materna degli studenti, rendendoli consapevoli delle regole grammaticali implicite che già conoscono intuitivamente. Questo metodo mira a trasformare le intuizioni spontanee in consapevolezza esplicita, stimolando così lo sviluppo cognitivo. Tavoni critica inoltre l’attuale approccio conservativo all’insegnamento della grammatica in Italia, indicando la necessità di integrare metodi di grammatica generativa e valenziale per un insegnamento più efficace e coinvolgente.

Puoi leggere di più su questo argomento negli articoli pubblicati su “Il Mulino”: La grammatica a scuola serve? [Puntata 1] [Puntata 2] [Puntata 3]

La lingua italiana nella tua mente. Grammatica Nativa è un progetto sperimentale, l’accesso è riservato ai e alle docenti che fanno parte della sperimentazione.

(Francesco Sasso)

Uno scrittore-editore nella città dei Montanelli

Aldemaro Toni, Buyers, Racconti III, Edizioni dell’erba, 2024, pp.155, € 15,00


di Gustavo Micheletti

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Il paese che dette i natali a Indro Montanelli, e che ancora prima li aveva dati a un altro illustre Montanelli, quel Giuseppe che era stato uno dei triumviri nella Repubblica Fiorentina, è una cittadina che si trova nella valle dell’Arno, in una posizione quasi equidistante tra Firenze, Pisa e Lucca. La sua dimensione è in effetti ancora incerta tra quella della città e quella di un paese, per la distanza breve tra il borgo antico e la campagna, che pare quasi di poter toccare dalle sue strade, piazze e stradine.

Fucecchio, di cui si parla, è in effetti una cittadina, ma dotata, oltre che di un bel centro storico (ancorché da troppo tempo poco valorizzato) e di una bella campagna intorno, anche di una rimarchevole vita culturale, più intensa e viva anche di quella reperibile in città più grandi. Di Fucecchio v’è una parte alta e una parte bassa e Indro Montanelli non si lasciò sfuggire l’occasione di descrivere le battaglie tra insuesi (gli abitanti della parte alta) e ingiuesi (gli abitanti dei quella bassa). Oggi questi scontri a colpi di uova non ci sono più, ma c’è il palio, ci sono le cene delle contrade, goliardiche e propiziatrici di vittorie, la sfilata della mattina con i costumi medievali e poi, nel pomeriggio, la disfida finale nella “buca”, ovvero il circuito di sabbia subito fuori città, dove il palio si tiene ogni anno.

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La nuova estetica del romanzo antifascista su «Tuttolibri»

La nuova estetica del romanzo antifascista e il suo sviluppo nel panorama contemporaneo


di Francesco Sasso

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L’articolo La nuova estetica del romanzo antifascista e il suo sviluppo nel panorama contemporaneo di Gianluigi Simonetti, pubblicato su «Tuttolibri» il 19 ottobre 2024, analizza l’evoluzione del romanzo antifascista del Novecento e la sua nuova estetica, sottolineando come questo genere letterario si sia consolidato negli ultimi anni, diventando un punto di riferimento per la narrativa italiana contemporanea.

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Nel silenzio sovrano del boia persiano

Nel silenzio sovrano del boia persiano


di Francisco Soriano

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Nella sola giornata del 7 agosto 29 persone sono state giustiziate in Iran. Dal mese di gennaio fino a questo momento 381 detenuti sono stati uccisi nelle carceri dove uno sciopero prosegue ormai da tempo contro le condizioni disumane, la tortura e le pene capitali inflitte a minorenni, donne e uomini di qualsiasi età. Le condanne sono state eseguite nell’ultima settimana a Yazd e a Shiraz, e hanno colpito anche 15 donne nella totalità delle persone uccise. Numeri che confermano la drammatica classifica delle nazioni che nel mondo perpetrano questa pratica disumana. Insieme alla Cina, l’Iran è il Paese dove il boia è sempre al lavoro in un primato che non fa onore alla storia e alla civiltà di queste nazioni. Intanto il silenzio regna sovrano.

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Siciliani. Lectio brevis

“Leonardo Sciascia” di Stefano Lanuzza

Siciliani

Lectio brevis


di Stefano Lanuzza

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Nel capitolo “L’enigma Sicilia” del volume L’inferno. Profondo sud, male oscuro (1992), il giornalista Giorgio Bocca cita Leonardo Sciascia: “Scrivere in Sicilia, […] è stata sempre una eresia, una attività mal considerata, una specie di spia, un compatriota che divulgava cose che andavano taciute. I siciliani non hanno amato né Verga, né Brancati, De Roberto, Tomasi di Lampedusa”… Così come avrebbero tralasciato di conoscere autori cui, nella conversazione che segue, si riserva un legittimo spazio.

Guardando alla letteratura siciliana novecentesca e contemporanea, si eviti il tipizzante sermone ‘regionalistico’. Ciò per l’evidente motivo che quella dei siciliani – con autori tra ’800 e ‘900 a partire da Verga Capuana De Roberto Pirandello fino a Quasimodo Borgese Brancati Tomasi di Lampedusa Sciascia D’Arrigo e il filosofo ‘en littérature tranchant’ Sgalambro (La morte del sole, 1982; Trattato dell’empietà, 1987; De mundo pessimo, 2004…) – palesa un’impronta universale. Nessun campo letterario più di quello siciliano appare, per la sua vastità e anche quando esprime contenuti prossimi a determinati luoghi o ambienti, lungi da ipotesi provincialistiche.

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Francesco Vitale, “Lo spirito cuoce”

Francesco Vitale, Lo spirito cuoce, postfazione di Anna Petrungaro, Edizioni Efesto, 2023, pp. 97, € 13,50


di Annalisa Lucini

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La nuova raccolta di poesie di Francesco Vitale, inserita nella collana Parerga di Edizioni Efesto, si apre con una citazione di Franco Loi:“Se guardo il cielo,/guardo nel cuore la vita”. Con ogni probabilità nel richiamo è presente sia un omaggio al poeta genovese scomparso qualche anno fa, sia il voler riassumere senso ed ispirazione dei versi.

Scevro dalla volontà di rendere accessorie le parole e indenne dalla tentazione, assai comune, dell’abbellimento stilistico, l’autore scolpisce l’immagine attraverso l’etica delle cose minime -che di certo minime non sono-.

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Il valore dell’oblio

Il valore dell’oblio


di Francisco Soriano

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oblìo (non com. obblìo) s. m. [der. di obliare], letter. – 1. a. Dimenticanza (non come fatto momentaneo, per distrazione o per difetto di memoria, ma come stato più o meno duraturo, come scomparsa o sospensione dal ricordo).

oblivióne = lat. OBLIVIÓNE comp. del prefisso OB e del rad. LIV-, al quale il Corssen riconnette lív-or pallore, lív-idus livido, nericcio: onde ob-liv-ísci significherebbe impallidire, divenire oscuro. Voce poet. Il non aver più ricordanza.

Di solito è la memoria, il ricordo, la rimembranza ad avere un ruolo importante nell’immaginario collettivo e nel bagaglio valoriale delle persone. La memoria è sedimento, struttura, esperienza, induce alla previsione degli accadimenti, è pedagogia, sostegno al futuro e lotta all’imprevedibilità del destino. E l’oblio, invece?

Esiste un oblio attivo? Può essere una risorsa? Forse l’oblio è per se stesso memoria, la favorisce, nel momento in cui si sceglie di non recuperare i ricordi negativi e disturbanti, né gli spazi inibenti e irrilevanti, creando nel vuoto della dimenticanza una dimensione nuova di vita. Così l’oblio può consentire l’acquisizione della conoscenza e predisporre condizioni positive per il pensiero creativo. Per questo motivo dimenticare significa anche misurare le emozioni, setacciarle, regolarle, cancellarle, conservarle, bilanciarle. In poesia l’oblio appare sullo stesso piano della memoria, come uno spazio e un attraversamento, un luogo dove le cose capitano ed esistono.

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Giusto uno sguardo “Zeitgeist”. I “Bastimenti d’inchiostro” di Chiara Mazzucchelli

Chiara Mazzucchelli, Bastimenti d’inchiostro – La Grande emigrazione nella letteratura siciliana (1876-1924), Kalós, Palermo, 2024, pp. 145, € 20,00


di Antonino Contiliano

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Al termine della lettura di Bastimenti d’inchiostro – La Grande emigrazione nella letteratura siciliana (1876-1924) di Chiara Mazzucchelli (Kalós, Palermo, 2024, pp. 145, € 20,00), mi sono trovato a riflettere su un concetto già affrontato in un altro contesto: “7 lezioni sul pensiero globale” del sociologo e filosofo francese Edgar Morin. In entrambe le opere emerge l’idea che l’arte, la letteratura e la poesia siano strumenti imprescindibili (fondamentali) per comprendere la complessità dell’esperienza umana.

Morin, nell’ottica di un modello multidisciplinare e complesso, afferma la necessità di superare la frammentazione dei saperi, suggerendo che anche la letteratura debba essere considerata un mezzo di conoscenza al pari delle scienze naturali e sociali.

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“Ferro”, storia di un’amicizia

Ferro, storia di un’amicizia


di Francisco Soriano

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Il sistema periodico di Primo Levi è un’opera in cui ogni racconto è un «attraversamento» spirituale e psicologico profondo e ineguagliabile. Le sue pagine sono una complessa metafora della vita nelle quali autobiografia e biografia di altre esistenze si intrecciano nell’esaltazione del sentimento del lavoro e delle relazioni umane in dinamiche labirintiche e spesso drammatiche. Ferro è uno di quei racconti che accompagnano per il resto della vita, negli affetti, nella dolorosa felicità, nell’educazione civile, nel valore della giustizia e dell’eguaglianza, nell’onestà di essere e manifestarsi sempre allo stesso modo, così come la prassi della vita impone secondo i propri modelli valoriali.

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Dieci racconti in poche righe

Dieci racconti in poche righe


di Gustavo Micheletti

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1) John Harned era impazzito solo in quel preciso momento, non prima. Era impazzito quando aveva visto il cavallo tentare di rialzarsi e con le interiora di fuori ricadere urlando, e non quando ripeteva tra sé, con un’espressione terrea e calma sul volto, che il toro era condannato sin dall’inizio.

A Maria Valenzuela forse John Harned piaceva, ma quel giorno lui era impazzito e nell’arena di Quinto non si erano mai visti tanti morti uccisi in modo tanto abominevole.

Ora Maria Valenzuela vive in Austria, sposata ad un arciduca, o ad un altro nobile d’alto lignaggio, e quando ripensa a quella giornata si chiede ancora perché John Harned fosse diventato furioso proprio al grido tremendo del cavallo che cercava di rialzarsi in piedi sventrato.

La Pazzia di John Harned, di Jack London, Passigli Editore.

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L’obbligo antagonista della poesia, la neg-entropia…

L’obbligo antagonista della poesia, la neg-entropia…


di Antonino Contiliano

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Premessa

In questo saggio, pur variando l’angolo delle categorie impiegate, tra logica, critica, utopia e riflessioni l’intento conduttore è quello di affermare l’obbligo della poesia come un immaginare, pensare e agire intenzionale antagonista (e perché non non un ripetersi di avan-guardia e impegno progettuale). Nell’attuale spazio-tempo eterogeneo e storico della realtà cibernetico-digitale con le sue promesse di benessere (la buona vita!), l’avan-guardia, del resto, come il pro-gettare (pro-jacere: gettare avanti, impegno progettuale) ha una relazione con il futuro e le sue potenzialità razionali, e non meno utopiche e poetiche.

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«Vi sono vite di donna intessute così, a filo liscio, bianco su bianco». Caterina, Feliciana e Veronetta. Un viaggio attraverso “Le Solitarie” di Ada Negri.

«Vi sono vite di donna intessute così, a filo liscio, bianco su bianco».

Caterina, Feliciana e Veronetta. Un viaggio attraverso “Le Solitarie” di Ada Negri.


di Annalisa Lucini

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«Vi sono vite di donna intessute così, a filo liscio, bianco su bianco».

Una comparsa discreta nel mondo, è quella che Ada Negri delinea per descrivere vissuto e carattere di Caterina, la protagonista della novella “Storia di una taciturna”, contenuta nella sua prima opera in prosa “Le Solitarie”, pubblicata nel 1917 con edizioni Treves.

Caterina è una delle donne solitarie che nello stile negriano viene descritta nel suo essere insignificante, in quanto è il contesto sin dagli albori del suo venire al mondo a marchiarla in tal modo.

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Found in translation

Found in translation.

Da Luisa Crismani a Ottavio Fatica in ossequio al suo Lost in translation


di Luisa Crismani

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Ricordo

Adesso so perché ho immaginato di sporgermi di traverso a un corso d’acqua, allungare le mani e afferrare il telo di lana cotta marrone, ocra terra di siena, un metro per cinquanta con una testa di sfinge stilizzata quasi una maschera kabuki al centro e tirarlo verso di me dal lato maggiore senza arrotolarlo ma tirarlo fuori fino a mettermelo addosso a coprirmi, bagnato com’è e come sono io, «piaga contro semplice piaga e chiusi gli occhi» (è un verso di Fatica, dalla raccolta Le omissioni, p. 16) nell’ascolto, dietro di noi, alle nostre spalle, di una lingua che non trovavamo più e credevamo perduta per sempre malgrado non fosse stata quella mai la nostra, ma una specie di sogno. Riconoscevamo: da lì sono venuto o vorrei esserlo, non l’ha parlata mai nessuno ma si sa scripta manent. E si ripresenta quella lingua e canta «Canto l’arme pietose e ‘l capitano che ‘l gran Sepolcro liberò di Cristo», come nel sogno di Krogold, come nel proposito di Thibaut, e tornare a quel ruscello di prima, «poco quindi lontan nel sen del monte scaturia mormorando un picciol rio» e immergervi l’elmo che tutti abbiamo per proteggerci la testa dalle sventure, e riempirlo di quell’acqua per ridare vita con l’acqua a chi col ferro è stato ucciso. Chi? Céline? Ammazzato dal furto dei suoi scritti?: Brouillons?… Romanzi?… Leggende?… Il telo: questi inediti. Non si gridi allo scandalo perché cito il Tasso, come esempio di lingua italiana; già Foscolo affermava che: «Se mai per vicenda di tempi le favelle si mutassero e la italiana non fosse più parlata, vi sarà nondimeno in ogni tempo chi guarderà meravigliando alle pagine della Gerusalemme liberata».

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A che punto è la notte per le donne afghane?

A che punto è la notte per le donne afghane?


di Francisco Soriano

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Finalmente” i legislatori afghani hanno approvato la prima legge emanata dal ministero per la Prevenzione dei Vizi e la Promozione delle Virtù, organo istituito nel 2021 per la promozione del rispetto delle leggi shariatiche islamiche. Quando si promuovono iniziative legislative sui vizi e sulle virtù è chiaro che le prime vittime prescelte dai censori islamisti sono le donne.

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Erri De Luca, “Discorso per un amico”

Erri De Luca, Discorso per un amico, Feltrinelli, 2024, pp.96, € 14,00


di Francesco Sasso

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Discorso per un amico di Erri De Luca è un libro toccante e profondo, che rende omaggio all’amico e compagno di scalate Diego Zanesco, scomparso tragicamente nell’estate del 2023. Questo testo è una riflessione sull’amicizia e sulla perdita.

Il libro si apre con il doloroso annuncio della morte di Diego, una guida alpina di alto livello. Erri De Luca descrive in modo dettagliato le circostanze della caduta di Diego, attribuita inizialmente a un errore umano, ma poi chiarita come conseguenza di un infarto improvviso. La narrazione si sviluppa attraverso ricordi personali, aneddoti e riflessioni che delineano il profilo di un uomo appassionato, un alpinista esperto e un amico leale.

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Antonino Contiliano, “Uso dell’arte e della poesia”

Antonino Contiliano, Uso dell’arte e della poesia, Lithos Editrice, 2024, pp.217, € 20,00


di Francesco Sasso

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Uso dell’arte e della poesia di Antonino Contiliano è un’opera complessa e provocatoria che si colloca al crocevia tra poesia e teoria antagonista. Questo libro non è solo una raccolta di saggi, ma un vero e proprio manifesto che interroga il ruolo dell’arte e della poesia in un contesto socio-economico dominato dal capitalismo avanzato, o come preferisce chiamarlo l’autore, “basso capitalismo”. Contiliano esplora come le nuove tecnologie abbiano trasformato il mondo e il modo in cui l’arte e la poesia possano ancora mantenere una funzione critica e oppositiva in un tale scenario.

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Il re dei Giudei

Il re dei Giudei


di Francisco Soriano

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Il re dei Giudei è un testo di Primo Levi tratto dalla raccolta Lilìt ed altri racconti. «Al ritorno da Auschwitz mi sono trovato in tasca una curiosa moneta in lega leggera», esordisce Levi ricordando questo ritrovamento apparentemente incomprensibile e presto rivelatosi «sinistro». Quella moneta era giaciuta per lunghi anni in un cassetto, «graffiata e corrosa», probabilmente coniata nel 1943: essa reca su una faccia l’effige della stella ebraica insieme alla parola «ghetto», e sull’altra le scritte in tedesco «Quietanza su 10 marchi» e «Il decano degli ebrei in Litzmannstadt». Non esistono città con questo nome, spiega Levi, ma in epoca nazista la città polacca di Łódź era stata così ribattezzata in onore del generale tedesco Litzmann, che presso la città aveva sconfitto09 nel 1914 le linee russe. Ad Auschwitz la moneta giaceva da qualche parte, prima che Levi la trovasse e la portasse con sé dopo la liberazione del campo.

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UGO OJETTI, “Alla scoperta dei letterati” (RUGGERO BONGHI)

UGO OJETTI, Alla scoperta dei letterati. Colloquii con Carducci, Panzacchi, Fogazzaro, Lioy, Verga, Praga, De Roberto, Cantù, Butti, De Amicis, Pascoli, Marradi, Antona-Traversi, Martini, Capuana, Pascarella, Bonghi, Graf, Scarfoglio, Serao, Colautti, Bracco, Gallina, Giacosa, Oliva, D’Annunzio, Fratelli Bocca editore, Milano, 1899

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RUGGERO BONGHI.

Roma, gennajo del ’95.

Nel suo villino di via Vicenza ho trovato Ruggero Bonghi in una piccola stanza colma di libri fino al soffitto, davanti a un tavolino carico di libri greci, correggendo le bozze di una nuova edizione del Fedone. Un grande scialle scuro gli avvolgeva le gambe ed egli appariva pallido e un po’ stanco, specialmente negli occhi.

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Fondo librario Francesco Marotta

Retroguardia.net ha accolto il fondo librario digitale delle opere poetiche di Francesco Marotta, grazie a una donazione effettuata dallo stesso autore. Questo fondo librario rappresenta una raccolta significativa delle opere di Marotta, poeta, traduttore e scrittore. La donazione permette di preservare e rendere accessibile il suo lavoro al pubblico, contribuendo a diffondere ulteriormente la sua eredità letteraria. Retroguardia.net, un sito dedicato alla critica letteraria, si arricchisce così di un’importante collezione, che potrà essere utilizzata da studiosi e appassionati di poesia.

Qui il fondo Francesco Marotta

Qui i fondi librari su Retroguardia.net

 

Il verso inverso n.19: «Lasciate ch’io cerchi il mio cuore». Una lettera di Emanuel Carnevali

«Lasciate ch’io cerchi il mio cuore». Una lettera di Emanuel Carnevali


di Francisco Soriano

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«Lasciate ch’io cerchi il mio cuore» scriveva Emanuel Carnevali alla fine di una appassionata missiva, che il poeta rivolgeva ai suoi migliori amici americani nel 1919 e inviava alla redazione della prestigiosa rivista The Others. L’invettiva contro l’artificiosità della poesia modernista non venne pubblicata, ma ebbe una risonanza dirompente tanto da provocare la chiusura della rivista per volontà del poeta William Carlos Williams. Quest’ultimo dedicò tuttavia l’ultimo numero di The Others proprio a Emanuel Carnevali.

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L’Accademia della Crusca e la questione dell’autoritarismo linguistico: la posizione di Claudio Marazzini

L’Accademia della Crusca e la questione dell’autoritarismo linguistico: la posizione di Claudio Marazzini


di Francesco Sasso

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Il 22 luglio 2024, sul quotidiano Il Sole 24 Ore è stato pubblicato un articolo dal titolo “Accademia della Crusca: contro l’autoritarismo linguistico e l’uso forzato del femminile e degli asterischi”. L’articolo riporta le parole di Claudio Marazzini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca e professore emerito di storia della lingua italiana presso l’Università del Piemonte Orientale, che esprime la sua posizione critica nei confronti del cosiddetto “autoritarismo linguistico”.

Marazzini ha commentato in risposta a un disegno di legge presentato dal senatore leghista Manfredi Potenti, ormai ritirato e considerato un’iniziativa personale, che intendeva vietare l’uso di termini femminili come “sindaca”, “questora”, “avvocatessa” e “rettrice” negli atti pubblici. Secondo il linguista, l’imposizione di una determinata forma linguistica, sia essa femminile, maschile o neutra con l’uso di asterischi, rappresenta una minaccia per la libertà della lingua italiana.

Nel suo intervento, Marazzini ha citato un esempio specifico di “forzatura linguistica”: un rettore che ha introdotto ufficialmente il termine femminile “rettrice” nel regolamento del suo ateneo, eliminando la forma maschile “rettore”. Ha espresso preoccupazione per l’imposizione di tali cambiamenti senza una discussione adeguata, suggerendo che un’interrogazione parlamentare sarebbe stata appropriata.

Marazzini ha sottolineato come in diversi atenei ci sia una pressione crescente per abbandonare l’uso del maschile non marcato, sostituendolo con forme neutre come l’asterisco o lo schwa. Ha criticato la mancanza di interventi da parte del ministero dell’Istruzione per frenare queste tendenze, suggerendo che un semplice richiamo potrebbe essere sufficiente per affrontare la questione.

Infine, Marazzini ha ribadito la sua visione critica sull’autoritarismo linguistico, sostenendo che esso non si manifesta solo attraverso imposizioni di genere specifico, ma anche attraverso chi promuove il femminile sovraesteso o l’uso di segni di inclusività come l’asterisco e lo schwa. Ha avvertito che tali movimenti, sebbene presentati come difensori della libertà democratica, possono anch’essi cadere in forme di autoritarismo. Per Marazzini, il vero pericolo per la lingua italiana è rappresentato da qualsiasi forma di imposizione rigida, indipendentemente dal segno ideologico o culturale.

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[Leggi tutti gli articoli di Francesco Sasso pubblicati su RETROGUARDIA 2.0]

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Il verso inverso n.18: La «difesa della poesia» di Percy Bysshe Shelley

La «difesa della poesia» di Percy Bysshe Shelley


di Francisco Soriano

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P.B. Shelley risiedeva in Italia nel 1821, quando lo scrittore Thomas Love Peacock gli spedì copia del saggio The Four Ages of Poetry. In questo testo Peacock esponeva le sue teorie sulla storia e sul ruolo sociale della poesia, asserendo che i Greci e i Romani distinguevano in riferimento ad essa quattro età: quella dell’oro, dell’argento, del bronzo e infine del ferro. L’ultima età, quella dell’industrializzazione a lui contemporanea, ha per Peacock superato il bisogno della poesia, e in essa il poeta è un semi-barbaro in una comunità civilizzata: il ruolo intellettuale stesso dei poeti viene ora perso a discapito di filosofi e statisti.

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“Il buio delle tre”. Autocoscienza e peripezie d’uno scrittore in cerca di editore

Vladimir Di Prima, Il buio delle tre, Arkadia, 2023, pp. 224, € 16,00


di Stefano Lanuzza

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Nella vera, buia notte dell’anima, sono sempre le tre del mattino” (Francis Scot Fitzgerald, L’età del jazz. 1931-1933, 1945)

Le tre di notte, l’ora del lupo e di fantasmi demoni streghe, l’ora più buia e pericolosa che scaccia il sonno e non fa più dormire. L’ora in cui ansia e solitudine angustiano l’animo e fanno battere più forte il cuore di chi veglia. Piombando al centro della notte, l’ora delle tre assedia con pensieri angosciosi un insonne che tenta di scrivere in attesa del mattino tardo ad arrivare…

Dopo l’uscita di La Banda Brancati (2021), Vladimir Di Prima (Catania, 1977) pubblica Il buio delle tre (Cagliari, Arkadia, 2023, pp. 224, € 16,00), romanzo con cui l’autore, vocato per una letteratura di ricerca divergente dalle chiassose tendenze commerciali dell’editoria d’industria e intrattenimento, perviene a una maturità che ne fa il più ricco di talento della sua generazione.

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Silvio Raffo, “L’ultimo poeta”

Silvio Raffo, L’ultimo poeta, Elliot, 2023, pp.160, € 17,50


di Francisco Soriano

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Dice il poeta Silvio Raffo: «la poesia è educazione alla bellezza, non salva il mondo se quest’ultimo non vuole essere salvato»: questo messaggio appartiene a una delle tessere di un complesso mosaico architettato nella sua opera L’Ultimo Poeta, edito dalla casa editrice Elliot. Raffo non concede spazio alle retoriche del quotidiano becero e omologante dell’informazione e della comunicazione: egli lotta nella realtà contro la banalità, male permeante e insinuante. Il senso e la profondità sono spazi impraticabili da chi non possiede educazione, metodo di analisi, anticonformismo. Questa consapevolezza inoltre è suffragata oggi dalla convinzione che le istituzioni pedagogiche assumono nel contesto sociale: un ruolo tipico e controproducente di strutture amministrative, essendo semplicemente che detonatori della creatività e della fantasia.

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Stefano Lanuzza, “Il Piano del Sofo e dello Zar. Testimonianze intertestuali per l’Ucraina”

Stefano Lanuzza, Il Piano del Sofo e dello Zar. Testimonianze intertestuali per l’Ucraina, Fermenti Editrice, 2023, pp.260, € 20,00


di Francesco Sasso

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Il Piano del Sofo e dello Zar. Testimonianze intertestuali per l’Ucraina è un saggio di Stefano Lanuzza scritto ‘in tempo reale’, comparatistico e che affronta le complesse dinamiche del conflitto russo-ucraino dal 24 febbraio al 31 dicembre 2022. L’opera, ricca di testimonianze e riferimenti intertestuali, offre una panoramica approfondita delle tensioni storiche, culturali e politiche tra Russia e Ucraina, evidenziando le atrocità commesse e le resistenze locali.

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Il verso inverso n.17: Ilaria Palomba, “Scisma”

Ilaria Palomba, Scisma, Les Flâneurs Edizioni, 2024, pp.166 € 14,00


di Francisco Soriano

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Scisma è termine complesso, rinvia a multiformi dialettiche. È il titolo scelto dalla poetessa Ilaria Palomba alla sua silloge, preludendo forse a un’idea di ricerca non comune, asimmetrica, lontana dalla comune quanto banale interlocuzione di lessici poetici.

La composizione di versi che si snodano in una cronologia quotidiana rende abbastanza appariscente il tentativo di scandire fasi e contenuti di un vissuto frammentato dall’arcano di un dolore profondo. La cadenza dei giorni è litania di ansiosa sopravvivenza, ossimoro doloroso e felice di una intensa vocazione alla scrittura, a lasciarsi guidare dalla scansione della parola come metodo anche di resistenza. I misteri della nostra esistenza appaiono spesso originare dal vuoto e dal buio della sua stessa voragine, così dal verso “0” in esergo a tutti gli altri «domani» si scorge «La casa vuota dei nomi / la casa del deserto/ per il suono dell’organo / nera luce intorno / non hai più Dio / è il Dio dell’abbandono / il tuo nome di grafite».

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Silvano Agosti, “Poesia d’amore e d’altri mondi”

Silvano Agosti, Poesia d’amore e d’altri mondi, Edizioni del Foglio Clandestino, 2024, pp.145, € 15,00


di Francesco Sasso

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La raccolta delle poesie di Silvano Agosti, intitolata Poesia d’amore e d’altri mondi abbraccia l’intera carriera poetica dell’autore. Questa antologia non solo raccoglie una selezione di poesie pubblicate nelle sue precedenti raccolte, ma include anche molti testi inediti, offrendo ai lettori un’immersione nel mondo poetico di Agosti.

Silvano Agosti, noto principalmente come regista cinematografico indipendente, è un artista poliedrico che ha sempre intrecciato le sue riflessioni artistiche con un forte impegno etico e sociale.

Il titolo stesso, “Poesia d’amore e d’altri mondi”, suggerisce un viaggio tra il familiare e l’ignoto, tra l’intimo sentimento dell’amore e le esplorazioni di universi sconosciuti, tra la tenerezza e l’umanità che coesistono con una tensione verso l’infinito e il mistero.

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Il verso inverso n.16: Francesca Fiorentin, “Disinganni”

Francesca Fiorentin, Disinganni, Robin, 2024, pp.180, € 14,00


di Francisco Soriano

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Infelicità, essenza, lotta, rabbia, siccità, controllo sono alcuni dei punti cardinali verso i quali si dirige la poesia di Francesca Fiorentin. Il disinganno è la consapevolezza di un dramma che si vive nel quotidiano tradito e nell’attesa di una utopia ormai dileguatasi fra le inutili visioni di un domani inutilmente immaginato migliore: Devo rassegnarmi / l’inquietudine è mia, / il mondo è quieto / coeso, unanime, / cecchino.

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Tra i racconti per cacciatori di sogni, scegli in cosa credere.

Postfazione per Ballando s’impara di Salvatore Giampino (Cosemoltocreative Editore, 2022)


di Antonino Contiliano

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Le pagine letterarie di «BALLANDO S’IMPARA- “Racconti per cacciatori di sogni”» (di Salvatore Giampino, 2022), a lettura ultimata, pongono una serie di domande e risposte che non possono essere eluse. In certo modo (e almeno in parte), qui, chi scrive, accettandone la sfida si prova a individuare qualche chiave per scorrere tra le scelte e i propositi autoriali. Così, d’emblée, rileviamo subito una certa sintonia con le modalità correnti dell’autobiografico come fonte narrativa primaria e, insieme, una scrittura che pro-tende verso una finalità etico-umanistica idealizzata (e fondata sulla conoscenza e l’amore).

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Arianna Destito Maffeo, “Bonnie Parker”

[Inizio questa mia collaborazione con Retroguardia.net (conosco da anni il sito elegante e ne conosco il curatore, Francesco Sasso, e i collaboratori), con una nota di lettura sul personaggio Bonnie Parker, tristemente famoso, che ha attratto narrativamente centinaia di autori e anche molti registi.]

Arianna Destito Maffeo, Bonnie Parker, Morellini Editore, 2023, pp.244, € 20,00


di Marino Magliani

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La casa editrice Morellini ha deciso da un po’ di anni di lanciare una collana femminile, «femminile singolare», e di accogliervi un genere di biografie, naturalmente di donne. Anche a curare i volumi sono delle autrici e i volumi sono ormai quasi una ventina, forse poco meno. Il loro libro che mi è capitato di leggere ultimamente è del 2023, si tratta di Bonnie Parker, sottotitolo Un destino chiamato Clyde. L’autrice è Arianna Destito Maffeo, aveva già firmato per Morellini di Un gelido inverno in Viale Bligny.

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“Un bel camminare”. Giovanni Tesio, “Diario di un camminante sulla strada per Santiago”

Giovanni Tesio, Diario di un camminante sulla strada per Santiago, Torino, Lindau, 2024, pp. 112, € 14,00


di Stefano Lanuzza

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Che ne sappiamo, cosa abbiamo mai saputo dell’ultima verità dei nostri viaggi, fuggevoli andate e ritorni – e delle loro precarie direzioni?

L’agenda che segna l’itinerario verso Santiago di Compostela, registro all’apparenza refertale, reticolo compatto di dettagli, di “cose concrete e iterate, vissute di giorno in giorno”, segna passi dapprima didascalici e, via via, andature poematiche intervallate da serie di perfettamente rimati sonetti come stazioni di sosta o tappe d’esperienza: il tutto a scandire dal 3 al 31 d’un propizio mese di luglio il percorso verso il capoluogo della Galizia a nord-ovest della Spagna, la mitica Santiago evocante il santo evangelizzatore d’una città visitata da genti d’ogni luogo e lingua del mondo.

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Il verso inverso n.15: Fuga di morte. Paul Celan

Fuga di morte


di Francisco Soriano

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«Nero latte dell’alba lo beviamo la sera / lo beviamo al meriggio, al mattino, lo beviamo la notte / beviamo e beviamo / scaviamo una tomba nell’aria lì non si sta stretti» sono i versi iniziali di Todesfuge, «Fuga di morte», una poesia di Paul Celan scritta come testimonianza della crudeltà umana e della deriva criminale che con cadenza sistemica non risparmia nessuna epoca della storia umana. Contravvenendo alla famosa citazione di Theodor Adorno, «dopo Auschwitz è impossibile scrivere poesie», Celan sfuggito alla morte dopo diciotto mesi di prigionia in un lager scrisse una delle poesie più profonde e suggestive sulla questione del genocidio perpetrato dai nazisti.

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“Sia Manifesta la tua voce – Forme di resistenza nella poesia persiana” a cura di Rossella Renzi e Claudia Valsania

AA.VV., Sia Manifesta la tua voce – Forme di resistenza nella poesia persiana, a cura di Rossella Renzi e Claudia Valsania, Argolibri, 2024, pp.83, ebook € 5,00


di Francesco Sasso

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L’Iran contemporaneo è un paese segnato da una forte repressione e censura, specialmente nei confronti di coloro che cercano di esprimere dissenso o di promuovere i diritti umani. Nonostante la ricca tradizione culturale e letteraria, la libertà di espressione in Iran è fortemente limitata. Gli artisti, poeti, attivisti e intellettuali spesso devono affrontare gravi conseguenze per le loro opere e opinioni. La censura non si limita solo ai contenuti scritti, ma colpisce anche le persone, con incarcerazioni arbitrarie, torture e, in alcuni casi, esecuzioni. Questo clima di oppressione ha spinto molti a cercare vie alternative per esprimere la loro creatività e il loro dissenso, dando vita a movimenti di resistenza sotterranei che operano in condizioni estremamente difficili.

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