L’Accademia della Crusca e la questione dell’autoritarismo linguistico: la posizione di Claudio Marazzini
di Francesco Sasso
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Il 22 luglio 2024, sul quotidiano Il Sole 24 Ore è stato pubblicato un articolo dal titolo “Accademia della Crusca: contro l’autoritarismo linguistico e l’uso forzato del femminile e degli asterischi”. L’articolo riporta le parole di Claudio Marazzini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca e professore emerito di storia della lingua italiana presso l’Università del Piemonte Orientale, che esprime la sua posizione critica nei confronti del cosiddetto “autoritarismo linguistico”.
Marazzini ha commentato in risposta a un disegno di legge presentato dal senatore leghista Manfredi Potenti, ormai ritirato e considerato un’iniziativa personale, che intendeva vietare l’uso di termini femminili come “sindaca”, “questora”, “avvocatessa” e “rettrice” negli atti pubblici. Secondo il linguista, l’imposizione di una determinata forma linguistica, sia essa femminile, maschile o neutra con l’uso di asterischi, rappresenta una minaccia per la libertà della lingua italiana.
Nel suo intervento, Marazzini ha citato un esempio specifico di “forzatura linguistica”: un rettore che ha introdotto ufficialmente il termine femminile “rettrice” nel regolamento del suo ateneo, eliminando la forma maschile “rettore”. Ha espresso preoccupazione per l’imposizione di tali cambiamenti senza una discussione adeguata, suggerendo che un’interrogazione parlamentare sarebbe stata appropriata.
Marazzini ha sottolineato come in diversi atenei ci sia una pressione crescente per abbandonare l’uso del maschile non marcato, sostituendolo con forme neutre come l’asterisco o lo schwa. Ha criticato la mancanza di interventi da parte del ministero dell’Istruzione per frenare queste tendenze, suggerendo che un semplice richiamo potrebbe essere sufficiente per affrontare la questione.
Infine, Marazzini ha ribadito la sua visione critica sull’autoritarismo linguistico, sostenendo che esso non si manifesta solo attraverso imposizioni di genere specifico, ma anche attraverso chi promuove il femminile sovraesteso o l’uso di segni di inclusività come l’asterisco e lo schwa. Ha avvertito che tali movimenti, sebbene presentati come difensori della libertà democratica, possono anch’essi cadere in forme di autoritarismo. Per Marazzini, il vero pericolo per la lingua italiana è rappresentato da qualsiasi forma di imposizione rigida, indipendentemente dal segno ideologico o culturale.
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