Anna Pia Merico, “Davanti a una tazzina di caffè”

Anna Pia Merico, Davanti a una tazzina di caffè, pref. Gino Schirosi, Storie di libri, 2024, p.130, € 13,00


di Annalisa Lucini

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«Le piume che con soavità fluttuano, piroettano, volteggiano e ci vengono a cercare, sono angeli con le nostre stesse cicatrici».

Anna Pia Merico, chiosa il racconto di apertura del suo nuovo libro Davanti a una tazzina di caffè. Evocativa non poco l’idea de La piuma che diventa metafora di leggerezza del tempo, se non altro per l’aspetto tipicamente etereo del suo speciale volo.

Dunque già dalle prime pagine, a voler citare Pietro Bembo di certo il pensier vivo e forte Torna sempre a quel giorno, e le sue scorte Sono due stelle e gran desio le piume.

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L’Emporio dei Frammenti n.9: Mauro Francesco Minervino (Frammenti gissinghiani n.6)

L’Emporio dei Frammenti gissinghiani 6 Siamo lieti di proporre la sesta parte dei frammenti gissinghiani a cura di Mauro Francesco Minervino, professore di Antropologia Culturale ed Etnologia, è autore di diversi libri tra cui La Calabria brucia (2008, Premio Internazionale Fondazione Carime), Statale 18 (2011) e Stradario di uno spaesato (2017). Riconosciuto come il principale studioso italiano dell’opera dello scrittore vittoriano George R. Gissing, ha recentemente curato e tradotto Verso il Mar Ionio (2023), con cui ha vinto il Premio Internazionale Sanremo 2024. Ha ricevuto il Premio Karl-Otto Apel (2014) e il Premio Zanotti Bianco (2022). Collabora con “Nuovi Argomenti” dal 2004 e scrive per il “Corriere della Sera” nella rubrica “Minimi Tropici”.


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Un’officina letteraria a cura di Marino Magliani e Francesco Sasso

Nuovo progetto editoriale curato da Marino Magliani e Francesco Sasso: L’Emporio dei Frammenti. Questo spazio, concepito come un’officina creativa, ospiterà estratti, frammenti e segmenti di opere letterarie, dai romanzi ai racconti, dalle traduzioni alle prose di diario, offrendo un luogo di confronto per autori affermati ed emergenti.

Il progetto prende ispirazione da quelle piccole vetrine che espongono oggetti tra il vetro e la parete, come un mostrario, e si propone di esporre al pubblico frammenti letterari scelti dai curatori stessi. Non si tratta di promuovere “romanzi furbi”, ma di offrire uno spazio autentico e raffinato per chi desidera esplorare e condividere pezzi di narrazioni in corso.

[Qui la pagina principale del progetto L’Emporio dei Frammenti con tutti i numeri pubblicati]

Le derive del razionalismo occidentale

Le derive del razionalismo occidentale


di Francisco Soriano

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Le domande sono tre: perché molti intellettuali continuano a profetizzare la fine dell’Occidente per le crisi gravissime che lo colpiscono senza proporre soluzioni contro la deriva e perché invece, molto spesso, gli stessi contrappongono ai sistemi occidentali visioni e sistemi politici, culturali e sociali differenti, in particolar modo del mondo islamico? Perché si ritiene che il cosiddetto modello culturale occidentale sia ancora oggi un elemento di imposizione razzista e suprematista su tutti gli altri?

A proposito dell’ultimo quesito è bene ricordare quanto sostenuto da uno dei più influenti maître à penser della sinistra contemporanea italiana, Tomaso Montanari, che in un editoriale sul «Fatto Quotidiano» dal titolo Israele “siamo noi”: e “noi” stiamo devastando Gaza (28 marzo 2025) poneva una serie di questioni che riconducono ad altrettante «irreversibili» distorsioni delle nostre società occidentali. Da premettere che molte delle argomentazioni del professor Montanari sono condivisibili, ma lasciano spazi vuoti in termini di risposte e soluzioni ai suoi ragionamenti. In particolare si elude la comparazione, che risulta esser «necessaria» con altri modelli culturali, certamente legittimi e forse per molti aspetti condivisibili, di sicuro importanti per avere una panoramica esaudiente su quello che sta succedendo anche in relazione ad altre realtà di questo pianeta.

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E con il cuore ci mettemmo a giocare. Le morti di Vladimir Vladimirovič Majakovskij e Josif Mandel’štam

E con il cuore ci mettemmo a giocare. Le morti di Vladimir Vladimirovič Majakovskij e Josif Mandel’štam


di Francisco Soriano

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Quando Vladimir Vladimirovič Majakovskij si tolse la vita, Josif Mandel’štam era in Armenia, la sua «terra promessa». Fu in quel momento che quest’ultimo venne a conoscenza della scomparsa del poeta simbolo della Rivoluzione d’Ottobre. Per Mandel’štam fu la conferma di ciò che aveva sempre sentito dentro di sé: quel mondo in cui ancora in molti credevano ciecamente era definitivamente mutato. La «speranza», come in tutte le rivoluzioni che si rispettano, tramonta in un lasso di tempo quasi immediato e si trasforma in un incubo di uccisioni e terrore. Il messaggio rivolto da Majakovskij ai posteri con il suo gesto suicidario non era né di resa né di sconfitta, ma annunciava l’impossibilità di accettare che la poesia venisse relegata in uno spazio che non poteva essere abitato secondo le aspirazioni e la prassi di un vero poeta: impossibile continuare a vivere in questo «tradimento». Quasi parallelamente lo stesso Mandel’štam vagava come già morto, in quel luogo bianco, senza strade, senza cieli, senza quotidiano, rappresentato dai versi delle sue incredibili poesie. Majakovskij era stato invece un militante coerente alla sua scelta rivoluzionaria, che non amava «pettegolezzi», sensi di colpa e quella ricerca ossessiva di responsabili verso cui lanciare anatemi per scagionare, forse, se stessi. Così chiosò nel suo testamento di morte: «come si dice, l’incidente è chiuso. La barca dell’amore si è spezzata contro il quotidiano. La vita e io siamo pari. Inutile elencare offese, dolori, torti reciproci». I due poeti ebbero una vita completamente diversa nel vissuto, ma ambedue furono traditi, in modalità differenti, dai valori della rivoluzione. La dimostrazione è nella prassi delle loro esistenze dove si riscontrano, tuttavia, la stessa ferrea coerenza e lo stesso intangibile amore per la poesia.

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LA STANZA DEL LETTORE: Callimaco, “Epigrammi”

Callimaco, Epigrammi, trad. Marina Cavalli, in Poeti ellenistici. Callimaco, Teocrito, Meleagro, Mondadori, 2008


di Francesco Sasso

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Callimaco è il maggiore compositore alessandrino di “epilli”; è altresì il più tipico poeta della sua età. Egli si dedicò quasi a tutte le forme poetiche, dall’epillio, al giambo, dall’elegia all’epigramma, ed in tutte portò lo stesso spirito e lo stesso stile: di poeta attento e fantasioso.

Da Callimaco si potrebbe dedurre tutte le caratteristiche della poesia alessandrina: amante di tutto ciò che vi può essere di più leggiadro, non si dedicò mai alla composizione di grandi opere poetiche; grammatico esperto – fu anche lui preposto alla cura della Biblioteca di Alessandria – trattò i miti più oscuri e singolari con gusto da filologo.

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L’ora della verità. Il dilemma nucleare iraniano

L’ora della verità


di Francisco Soriano

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È notizia ormai consolidata che Donald Trump e il suo team di «sicurezza nazionale» hanno deciso di non eseguire l’attacco agli impianti nucleari iraniani, già da tempo sotto l’attenzione di Tel Aviv, per evitare che gli ayatollah si dotassero di una bomba nucleare. Lo «scoop» è del «New York Times» e la notizia, una volta diramata, non è stata smentita dalle parti interessate. Questo il piano operativo: una settimana di bombardamenti ai siti individuati sul suolo dello Stato islamico e infiltrazione repentina di unità speciali che avrebbero dovuto individuare, sabotare e distruggere definitivamente i principali impianti. Ne avevano discusso Benjamin Netanyahu e Donald Trump nell’ultima visita del presidente israeliano a Washington nella speranza, forse, da parte degli israeliani, di strappare il consenso all’attacco, soprattutto in relazione alla necessità che gli Usa garantiscano aiuto alla reazione iraniana, che presumibilmente non sarà facile da fronteggiare. L’Iran non è lo Yemen.

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LA STANZA DEL LETTORE: “Il Rosa e il Nero” di Ennio Flaiano

In questa riflessione intitolata Il Rosa e il Nero, Ennio Flaiano ci accompagna in un viaggio attraverso il teatro di Carmelo Bene, offrendo un’analisi personale e brillante del controverso spettacolo. Flaiano, con il suo stile inconfondibile e la sua capacità di mescolare ironia e critica, descrive il fascino di un teatro che rompe con la tradizione, mettendo al centro la figura dell’attore come motore della rappresentazione. Tra aneddoti e riflessioni, il testo diventa un’occasione per riflettere su un modo di fare teatro che, con Carmelo Bene, si rivela provocatorio, istrionico e profondamente innovativo. (Francesco Sasso)

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[IN]EDITO: “parigi vale un’olimpiade ” & “i cattivi incontri” di Francisco Soriano

Scopri Parigi vale un’Olimpiade e I cattivi incontri, due racconti inediti di Francisco Soriano. Entrambi fanno parte della collana [in]edito

Scarica e leggi i due racconti La Rivolta dei Bambini in formato pdf


Qui la collana [IN]EDITO

 


[Leggi tutti gli articoli di Francisco Soriano pubblicati su Retroguardia 3.0]


 

UGO OJETTI, “Alla scoperta dei letterati” (MATILDE SERAO)

UGO OJETTI, Alla scoperta dei letterati. Colloquii con Carducci, Panzacchi, Fogazzaro, Lioy, Verga, Praga, De Roberto, Cantù, Butti, De Amicis, Pascoli, Marradi, Antona-Traversi, Martini, Capuana, Pascarella, Bonghi, Graf, Scarfoglio, Serao, Colautti, Bracco, Gallina, Giacosa, Oliva, D’Annunzio, Fratelli Bocca editore, Milano, 1899

 

MATILDE SERAO

Napoli, dicembre del ’94.

Attraverso a molte sale lussuosamente addobbate con arte, giungo allo studio della scrittrice. Lo studio è ampio e luminoso per un’alta porta a vetri che si apre sopra una loggia ricca di vasi e di arbusti; da quella porta si vede un cortile grande, quietissimo, cinto da case a molti piani, ma su dal cortile, più in alto di quelle alte case, sorge un platano diritto che ancora nel tardivo autunno napoletano regge le foglie secche. Che bella vicenda di colori e di foglie deve quel platano al favor delle stagioni segnare, in vista della nobile donna dietro quei vetri intenta su la carta, tra i libri! E libri vedo tutt’attorno in bell’ordine e belle rilegature, su tavole lunghe, dentro armadii chiusi, su scaffali girevoli. Dalla camera vicina viene un suono lieto di voci infantili.

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L’Emporio dei Frammenti n.8: Mauro Francesco Minervino (Frammenti gissinghiani n.5)

Siamo lieti di proporre la quinta parte dei frammenti gissinghiani a cura di Mauro Francesco Minervino, professore di Antropologia Culturale ed Etnologia, è autore di diversi libri tra cui La Calabria brucia (2008, Premio Internazionale Fondazione Carime), Statale 18 (2011) e Stradario di uno spaesato (2017). Riconosciuto come il principale studioso italiano dell’opera dello scrittore vittoriano George R. Gissing, ha recentemente curato e tradotto Verso il Mar Ionio (2023), con cui ha vinto il Premio Internazionale Sanremo 2024. Ha ricevuto il Premio Karl-Otto Apel (2014) e il Premio Zanotti Bianco (2022). Collabora con “Nuovi Argomenti” dal 2004 e scrive per il “Corriere della Sera” nella rubrica “Minimi Tropici”.


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Un’officina letteraria a cura di Marino Magliani e Francesco Sasso

Nuovo progetto editoriale curato da Marino Magliani e Francesco Sasso: L’Emporio dei Frammenti. Questo spazio, concepito come un’officina creativa, ospiterà estratti, frammenti e segmenti di opere letterarie, dai romanzi ai racconti, dalle traduzioni alle prose di diario, offrendo un luogo di confronto per autori affermati ed emergenti.

Il progetto prende ispirazione da quelle piccole vetrine che espongono oggetti tra il vetro e la parete, come un mostrario, e si propone di esporre al pubblico frammenti letterari scelti dai curatori stessi. Non si tratta di promuovere “romanzi furbi”, ma di offrire uno spazio autentico e raffinato per chi desidera esplorare e condividere pezzi di narrazioni in corso.

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Käte Friedemann, “Il narratore nella forma epica”

Käte Friedemann, “Il narratore nella forma epica”, da Enthymema, n. 36 (2024)


Abstract

Il concetto teorico di «narratore» come istanza mediatrice indipendente dall’autore fa la sua comparsa negli studi letterari all’inizio del Novecento, compiutamente formulato per la prima volta nel saggio di Käte Friedemann Die Rolle des Erzählers in the Epik (Il ruolo del narratore nell’epica, 1910). Il saggio, che affianca se non anticipa la riflessione di Henry James e Percy Lubbock sull’uso del punto di vista, sarà negli anni Venti tra le letture di Michail Bachtin e nel dopoguerra tra i testi di riferimento di Franz K. Stanzel, ma a dispetto del suo ruolo pionieristico non verrà tradotto in altre lingue e non accederà dunque a una circolazione internazionale. Le pagine che seguono presentano in traduzione italiana una sintesi delle principali tesi del saggio, così come vengono riassunte e puntualizzate dalla stessa Friedemann nell’articolo “Der Erzähler in der epischen Dichtung” (Il narratore nella forma epica, 1913). L’articolo tradotto è preceduto da un’introduzione che ripercorre la traiettoria intellettuale dell’autrice, cresciuta a Berlino in una famiglia di ebrei assimilati, vicina all’ambiente dei neokantiani e poi allieva a Berna di Oskar F. Walzel, della quale si perdono le tracce nella Palestina degli anni Quaranta. La riflessione di Friedemann, situata in un territorio ancora indistinto tra teoria del romanzo e narratologia, rappresenta non soltanto un tassello da collocare tra i nomi di Wilhelm Dilthey e di György Lukács, ma contribuisce a riportare in primo piano nodi teorici che sono a tutt’oggi oggetto d’indagine – primo fra tutti il problema del narratore come medium che giudica, qualità (o difetto) ineliminabile di ogni sistema di pensiero prodotto da esseri umani e non da «automi».

Qui puoi scaricare il saggio (PDF)

LA STANZA DEL LETTORE: “Il ritratto dell’artista come saltimbanco”: Jean Starobinski e la complessità dell’artista moderno

Il ritratto dell’artista come saltimbanco: Jean Starobinski e la complessità dell’artista moderno


di Francesco Sasso

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Nel suo saggio Ritratto dell’artista da saltimbanco, Jean Starobinski esplora la figura dell’artista nella cultura borghese tra Ottocento e Novecento, focalizzandosi sul suo progressivo allontanamento dalla società e la sua evoluzione in una figura ironica e autoironica, rappresentata dal pagliaccio o dal saltimbanco. Starobinski, noto per il suo approccio interdisciplinare che attinge alla psicanalisi, alla sociologia, alla letteratura e alla filosofia, traccia una profonda analisi della condizione dell’artista moderno, cercando di spiegare come e perché la figura del saltimbanco sia divenuta così centrale nell’immaginario dell’arte e della letteratura di quel periodo.

Nel corso del saggio, Starobinski affronta il tema dell’artista che, attraverso la maschera del clown, rappresenta l’alienazione e la contraddizione rispetto alla società borghese. Il saltimbanco, figura liminale e al contempo emblematica, diventa il simbolo di un artista che vive una doppia condizione: da un lato, è attratto dall’autenticità e dalla libertà del circo, un mondo che sembra rappresentare un’alternativa alla rigida società industriale; dall’altro, egli è intrappolato in un ruolo che lo costringe a esibirsi per un pubblico borghese che lo consuma come fosse un prodotto.

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LA STANZA DEL LETTORE: Il “Novellino” secondo Letterio Di Francia

Prima di addentrarci nella riflessione conclusiva di Letterio Di Francia, è utile soffermarsi brevemente sulla figura di questo importante studioso della novellistica italiana. Nato a Palmi nel 1877, Di Francia ha saputo coniugare la sua passione per la letteratura con un impegno costante nello studio delle tradizioni popolari. La sua carriera, che si è sviluppata tra l’insegnamento e la ricerca accademica, lo ha portato a pubblicare opere fondamentali per la comprensione della novellistica italiana, tra cui il lavoro in due volumi La novellistica (1924-25), considerato un punto di riferimento nel campo. Il suo studio si distingue per l’approccio rigoroso e l’attenzione alla tradizione letteraria, con uno sguardo attento all’evoluzione del genere attraverso i secoli. (Francesco Sasso) Continue reading

Alessandro Pagani e Massimiliano Zatini, “I Punkinari”

Alessandro Pagani e Massimiliano Zatini, I Punkinari, Nepturanus, 2024, p. 127, € 10,00


di Annalisa Lucini

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L’umorismo non è rassegnato ma ribelle, rappresenta il trionfo non solo dell’Io, ma anche del principio del piacere, che qui sa affermarsi contro le avversità delle circostanze reali.

Si chiude con una citazione di Freud questo fumetto umoristico di Alessandro Pagani e Massimiliano Zatini ed è proprio sulla suggestione dell’ironia che è divertente recensirlo partendo dalla fine.

Non si finisce mai di imparare da vita&opera che sebbene abbia un inizio&prologo tale da far pensare all’ovvio «cosa vuoi che possano trasmettere due uomini con la cresta seduti in panchina», in realtà celano grandi contenuti. E la liaison di tutto questo sta alla fine, ossia nel congiungere una storia ordinaria con la citazione tratta da L’Umorismo di Freud.

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Poeta ermetico. Lorenzo Calogero, “Un’orchidea ora splende nella mano”

Lorenzo Calogero, Un’orchidea ora splende nella mano. Poesie scelte 1932-1960, Nino Cannatà (a cura di), Edizioni LYRIKS, 2024, pp.570, € 22,00


La poesia non è meno misteriosa degli altri elementi dell’universo”.

(Jorge Luis Borges, Elogio dell’ombra, 1969)

di Stefano Lanuzza

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Lorenzo Calogero è un poeta enigmatico, apparentemente incatalogabile, tutt’ora senza un suo legittimo posto nel canone della nostra letteratura.

Nato nel 1910 in una provincia di Reggio Calabria, Melicuccà (dove, afflitto dal ‘male oscuro’ della depressione, muore suicida nel 1961), lo si apparenterebbe all’indifferenziata schiatta dei poeti italiani cosiddetti ‘ermetici’, intesi coloro che il critico Francesco Flora, nel saggio La poesia ermetica (1936), definisce oscuri, difficilmente interpretabili o codificabili e, a suo parere, deplorevolmente estranei agli eventi della realtà e della Storia.

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Per chi ama le catene. Étienne de La Boétie, “Discorso della servitù volontaria”

Per chi ama le catene. Discorso sulla servitù volontaria*


di Francisco Soriano

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Che un consistente numero di persone più o meno individuabile ami le catene è una dinamica abbastanza diffusa e consolidata nel tempo. Neppure appare così lontana, oggi, l’ipotesi che un tiranno possa essere riconosciuto come tale, agire nell’ingiustizia e propinare coercizioni inusitate in quanto realmente sostenuto e legittimato dal popolo nella sua manifestazione assoluta di potere. Ma dove e in che cosa risiede questa insana fascinazione per la tirannia?

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L’Emporio dei Frammenti n.7: Mauro Francesco Minervino (Frammenti gissinghiani n.4)

Siamo lieti di proporre la quarta parte dei frammenti gissinghiani a cura di Mauro Francesco Minervino, professore di Antropologia Culturale ed Etnologia, è autore di diversi libri tra cui La Calabria brucia (2008, Premio Internazionale Fondazione Carime), Statale 18 (2011) e Stradario di uno spaesato (2017). Riconosciuto come il principale studioso italiano dell’opera dello scrittore vittoriano George R. Gissing, ha recentemente curato e tradotto Verso il Mar Ionio (2023), con cui ha vinto il Premio Internazionale Sanremo 2024. Ha ricevuto il Premio Karl-Otto Apel (2014) e il Premio Zanotti Bianco (2022). Collabora con “Nuovi Argomenti” dal 2004 e scrive per il “Corriere della Sera” nella rubrica “Minimi Tropici”.


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Un’officina letteraria a cura di Marino Magliani e Francesco Sasso

Nuovo progetto editoriale curato da Marino Magliani e Francesco Sasso: L’Emporio dei Frammenti. Questo spazio, concepito come un’officina creativa, ospiterà estratti, frammenti e segmenti di opere letterarie, dai romanzi ai racconti, dalle traduzioni alle prose di diario, offrendo un luogo di confronto per autori affermati ed emergenti.

Il progetto prende ispirazione da quelle piccole vetrine che espongono oggetti tra il vetro e la parete, come un mostrario, e si propone di esporre al pubblico frammenti letterari scelti dai curatori stessi. Non si tratta di promuovere “romanzi furbi”, ma di offrire uno spazio autentico e raffinato per chi desidera esplorare e condividere pezzi di narrazioni in corso.

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RIPETIZIONI E LEZIONI PRIVATE

📚 RIPETIZIONI E LEZIONI PRIVATE 📚

Sono un insegnante con 13 anni di esperienza nella scuola secondaria di I e II grado, di cui 8 anni nell’insegnamento delle materie letterarie e 5 anni nel sostegno. Ho lavorato in diverse città della provincia di Milano e Bari, adattandomi a contesti educativi differenti.

Titoli di studio e qualifiche:
🎓 Laurea in Lettere
📖 Abilitazione in Discipline letterarie per la scuola secondaria di I e II grado
🧑‍🏫 Abilitazione in Sostegno per la scuola secondaria di I grado
🎯 Master in “Metodologie didattiche, psicologiche e teoria e metodi di progettazione”
📜 Attestato di aggiornamento dall’AID (Associazione Italiana Dislessia)

Oltre a insegnare, da 18 anni dirigo la rivista di critica letteraria Retroguardia (www.retroguardia.net) e collaboro con varie testate cartacee e online.

Cosa offro:

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Gabriele Galloni, “Luna di carne”

Gabriele Galloni, Luna di carne, a cura di Adele Costanzo, intr. di Roberto Renna, Chi Più Ne Art Edizioni 2024, p. 232, € 19,00


di Annalisa Lucini

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Non è difficile esprimere desideri. Da sempre l’uomo, guardando il cielo, invoca forze superiori affinché possano concedergli ciò che normalmente non è concesso.

È fatta di carne la luna quasi dipinta che vive nelle prose della raccolta.

Una luna lì ferma immobile al suo posto, coronata dalla nebbia e dal sonno.

Il titolo Luna di carne è «tratto da una poesia inedita di Gabriele Galloni, così come i versi in esergo».

Ah madre, madre mia

Magari fossi morto

In quel d’agosto

Senza patire

Le pene dell’autunno.

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Quando il terrorista ha la cravatta

Quando il terrorista ha la cravatta


di Francisco Soriano

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Mia nonna diceva sempre, quando si parlava bene di qualcuno senza conoscerlo, di fare attenzione perché «l’abito non fa il monaco». Proprio su Retroguardia.net scrivevo della fragorosa caduta degli Assad in Siria e dell’ultima «versione mutata» del leader del jihadismo di matrice sunnita: tal al Jolani. Nello stesso tempo avevo tracciato una biografia minima del terrorista, segnalando quando aveva fatto ritorno in Siria, lui originario del Golan, nel 1989 e quando qualche anno dopo, nel 2003, aveva intrapreso la guerra santa insieme ad altri orribili terroristi che facevano riferimento ad al Qaeda. Il processo di crescita come leader e come stratega si manifesterà con la formazione del Fronte al Nusra, gruppo terroristico che ricordiamo per la sua efferatezza nell’uccidere i nemici con tecniche e modalità a dir poco cruente in visione intercontinentale. Bisogna ricordare seppur sommariamente che la visione politica e militare di quest’uomo dal 2011, anno della sanguinosa guerra civile siriana, è stata sempre alimentata da una sola ferrea idea: fondare uno Stato islamico basato sulla inflessibile legge della sharia. Personalmente, in generale, non amo «visioni» di Stati fortemente gerarchizzati nell’amministrazione del potere, ancor meno quelli dichiaratamente autocrati, autoritari e dittatoriali, per nulla quelli che si riconoscono in una presunta missione messianica, religiosa o teocratica. Dunque per una questione di insofferenza verso qualsiasi potere che non sia organizzato in modo più o meno orizzontale nell’amministrazione di beni, servizi comunitari e diritti umani, ho subito nutrito dubbi sulla redenzione di un fantomatico spirito democratico insito nel terrorista in cravatta, il signor Ahmed Hussein al-Sharaa, detto al Jolani.

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ESERCIZI DI LETTURA: Dentro l’acqua che ritorna uguale. Filippo Strumia, “Pozzanghere”

Filippo Strumia, Pozzanghere, Einaudi Editore, 2011, pp.132, € 12,50


di Gustavo Micheletti

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Chi si addentra nelle strade dell’anima non può che farlo senza sottrarsi all’eco di ogni sua manifestazione. Può cosi capitare ciò che in fondo dovrebbe forse capitare più spesso, e cioè che uno psicoanalista sia anche poeta. Filippo Strumia, nato a Roma, dove vive e lavora come psichiatra e psicoanalista di orientamento junghiano, ci consegna in questi versi anche gli steli della propria anima, che come fini antenne gli consentono di captare i riverberi di quelle dei suoi lettori, che in queste Pozzanghere possono specchiarsi come potrebbero fare le luci dei lampioni quando, dopo una giornata di pioggia, come lunghi animali sembrano flettersi per abbeverarsi al loro stesso riflesso.

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MELANGE: intelligenza artificiale e Poesia. Intervista a Nino Contiliano

di Francesco Sasso

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Il progetto di pubblicazione del testo MELANGE di Nino Contiliano prende ancora forma con un approccio multimediale e interattivo. Una prova ancora di confronto collaborativo-disgiuntivo che fa parlare poesia, voce umana e intelligenza artificiale. L’iniziativa si articola in tre elementi:

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A Nir Oz non solo odio, ma qualcosa di demoniaco

A Nir Oz non solo odio, ma qualcosa di demoniaco


di Francisco Soriano

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I miliziani di Hamas assalirono nella loro prima tappa del terrore un luogo particolare, Nir Oz, per la sua prossimità a Gaza e perché era più facile agire senza che nessuno potesse prontamente intervenire in una zona semidesertica. In definitiva un quarto dei 400 abitanti di Nir Oz sono stati massacrati o portati via, e molti di loro non vi hanno fatto più ritorno da vivi. La descrizione dei kibbutz attaccati dai combattenti del gruppo terroristico, circa 27 in tutto, racconta di un paesaggio indescrivibile per la sua devastazione e per quel silenzio tombale che non ha eguali sulla terra. Persiste la morte come un fantasma fra le urla dei bimbi inermi e delle intere famiglie sterminate, delle armi e degli esplosivi che hanno risparmiato soltanto sei abitazioni per mero caso.

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‘Veri’ ermetici. Una comparazione.

Lorenzo Calogero (1910-1961)

Gian Giacomo Menon (1910-2000)

Veri’ ermetici. Una comparazione


La definizione di ermetico era derivata dalle approssimazioni critiche di un critico crociano oggi non sempre ricordato, Francesco Flora, che aveva mriesumato il titolo per Ungaretti”.  (Carlo Bo, Ermetismo: la poesia nata al caffè, “Nuova Antologia”, aprile-giugno 1998)

di Stefano Lanuzza

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Nessuna corrente poetica italiana novecentesca risulta più equivocata dell’Ermetismo. Né, in definitiva, potrebbero definirsi appropriatamente ermetici Ungaretti Montale Quasimodo Saba o Gatto, autori d’una poesia il cui senso non resta mai occultato nella parola bensì presiede a un codice sempre aderente alle cose, ai fatti e alla Storia.

Altro discorso può valere per i coetanei Lorenzo Calogero e Gian Giacomo Menon, poeti senza fama postuma e ognuno con un proprio assai specifico linguaggio, non post-ermetici ma ‘veri’ ermetici per la loro complessità, e la cui lettura non può essere se non sintonica e indiziale.

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Emanuele Prisciandaro, “Comunque DADA”

Emanuele Prisciandaro, Comunque DADA, premessa a cura di Alberto D’Atanasio, Armando Editore, 2025, p. 72, € 11,00


di Annalisa Lucini

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Uscirà il prossimo 21 marzo Comunque DADA, ultima raccolta del torinese Emanuele Prisciandaro. Slancio poetico che trae ispirazione dalla parola “Dada” riferita al Dadaismo, primo movimento artistico sovranazionale che non possiede radici come il Futurismo o il Cubismo.

Una scrittura concepita come compenetrazione tra metafora poetica – nata dalla provocazione che è moto spontaneo del poeta – e confronto con la realtà attuale non sempre facile da vivere.

Emanuele Prisciandaro osserva ciò che lo circonda e viaggia a forte velocità alla ricerca del nonsenso, realizzando una fusione artistica tra versi, intelligenza artificiale e tecnologia, senza mai tralasciare il passato.

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La tragica deriva iraniana

La tragica deriva iraniana


di Francisco Soriano

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Non è necessario che oggi a Teheran qualcuno risponda del disastro strategico e politico delle proprie azioni perché prima o poi verrà una resa dei conti, che si spera non sarà così cruenta da rendere questo meraviglioso Paese uno spazio disastrato e senza speranze. Non vi è una sola memoria del passato, denso di contributi culturali ed etici, da parte di chi gestisce il potere a Teheran. Sono semplicemente grigi chierici propensi a elaborare strategie antiquate e schemi politici ed economici che stanno conducendo l’Iran in un baratro inconcepibile per la sua ricchezza naturale e storica, sperperata ormai da quarant’anni dalla dissennata ideologia sciita e da sistemi clientelari corruttori. Non sorprende neanche il silenzio, nonché la miopia di schiere di studiosi, professori e luminari in scienze geopolitiche sul fallimento delle loro previsioni circa il probabile compimento di un ipotetico processo di liberazione che sarebbe dovuto avvenire in seno alle gerarchie stesse della fantomatica Repubblica islamica.

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ESERCIZI DI LETTURA: Giobbe, la donna celeste e l’umanità divina

Henry Corbin, La Sophia eterna, Mimesis edizioni, Milano, 2014, pp.86, € 4,90


di Gustavo Micheletti

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Il più importante studioso dell’Islam nel Novecento, Henry Corbin, considera Risposta a Giobbe di Carl Gustav Jung come un saggio fondamentale per comprendere il senso stesso della fede cristiana e il suo rapporto con storia della psicologia e della filosofia. In quest’opera, infatti, Jung sostiene che l’anima è qualcosa di reale in senso psicologico proprio ripercorrendo alcuni dilemmi e paradossi della fede, a partire dalle domande radicali sul rapporto tra Dio e il male. Essendo l’anima una realtà psichica, Jung si oppone a quella dissoluzione che era stata da poco sancita dalla psicoanalisi di Freud e dai laboratori di psicologia, delineando la propria visione della psiche umana in controtendenza rispetto all’emergere di modelli scientisti in ogni ambito disciplinare e culturale.

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A.M. Ripellino: “vorrei che la critica fosse gaiezza”

“Ma soprattutto vorrei che la critica fosse gaiezza tentativo di agghermigliare la gioia della parola, che è sempre ‘mimica, danza sorriso’, come Belyi assicura, – anche quando il discorso prende il crespo del lutto, propende al tragico. E che non fosse mai pedantesca, accigliata. Non di rado mi accade di bisbigliare a me stesso ciò che Sklovskij scris

se a Jakobson in una mirabile lettera, quando Romàn era a Praga: ‘Tu sei imitatore. La verità è che sei un clown – ma dimmi: perché fai l’accademico? Sono tediosi, vecchi tre secoli. Sono incessanti, immortali”.

 

A.M. Ripellino, Introduzione, in “Letteratura come itinerario nel meraviglioso”, p.11

Antiermetico. Sangiuliano, “Poeton poetoni. Il vizio delle parole”

Sangiuliano, Poeton poetoni. Il vizio delle parole, Martinsicuro, Arsenio Edizioni, 2024, pp. 106, € 12,00


di Stefano Lanuzza

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Nel 1945 s’insinua il silenzio nella scuola ermetica, nell’estremo antro pastorale fiorentino

di fonemi metrici. […] La poesia italiana, dopo il ’45, è di natura corale, nella sua specie;

scorre per larghi ritmi, parla del mondo reale con parole comuni”.

(Salvatore Quasimodo, Discorso sulla poesia, in Appendice a Il falso e vero verde, 1956)

 

Introdotto dagli esercizi critici degli italianisti Vincenzo Guarracino e Plinio Perilli, e dell’ispanista Norbert von Prellwitz, Poeton poetoni. Il vizio delle parole (Martinsicuro, Arsenio Edizioni, 2024), il più recente tra gli innumerevoli libri del poeta, saggista e musicista Sangiuliano (Giuliano Santangeli), costituisce il compendio anche autobiografico di un autore concentrato sulla letterarietà, la chiarezza linguistica, l’impegno umano; e rifuggente certi vezzi ermetici spacciati per ‘poesia pura’ da taluni versificatori contemporanei.

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Gian Piero Stefanoni, “La costanza del cielo”

Gian Piero Stefanoni, La costanza del cielo, Il ramo e la foglia edizioni, p. 74, € 13,00


di Annalisa Lucini

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Soli non siamo nulla.

È assertivo Gian Piero Stefanoni nella dichiarazione di poetica che precede i versi di La costanza del cielo. Le sue poesie sono trasfigurazione di un Io non egocentrico che sebbene sia afflato, non inciampa mai in autoreferenzialismo.

Poetica “politicamente corretta” non in senso strategico ma nella sua accezione di “atteggiamento rispettoso” nei riguardi del lettore che è anche estrinsecazione dell’altro. Ci si avventura nell’essenza della vita, nel suo significato più sacro anche attraverso le numerose contraddizioni della realtà.

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Pan, metamorfosi e armonia. Isabella Horn, “Flauto e falce”

Isabella Horn, Flauto e falce, Roma, Edizioni Progetto Cultura, 2025, pp. 52, € 12,00


di Stefano Lanuzza

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e Pan l’eterno che su l’erme alture / a quell’ora e ne i pian solingo va / il dissidio, o mortal, de le tue cure / ne la diva armonia sommergerà”. (Giosuè Carducci, Davanti San Guido, 1874)

Gli Antichi sapevano che cosa significasse ‘togliere il velo’: lo chiamavano ‘vedere il dio Pan’”. (Arthur Machen, Il grande dio Pan, 1894)

Rime ‘nascoste’ in ampie scansioni del verso contraddistinguono la letteraria lingua italiana dei molti libri poetici di Isabella Horn che ora, nel panico Flauto e falce (Edizioni Progetto Cultura, 2025), scrive poemetti e poesie come dolcemente cantando: “Nacque dal flauto di Pan il suono originario, / suono verde, e furono selve e soleggiate / radure d’erba folta di sfarfallio e ronzanti / api; la musica onnipresente, senz’avversario, / colmava di verde il mondo: le sue ondate / montanti dovunque, indomite, spumeggianti / donavano alla Terra giovane un vestiario / verde e verdi pensieri. // Vestita, coronata di verde da suoni amanti, / era madre e regina la Terra; e Pan sorrideva: / felice, flautava dispensando, nota per nota, / bellezza e stupore agli esseri adoranti / il cerchio della vita… pure vi apparteneva / la mietitrice, inesorabilmente devota / al compito di falciare le stagioni declinanti / per rinsanguare il vivente”.

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L’Emporio dei Frammenti n.6: Mauro Francesco Minervino (Frammenti gissinghiani n.3)

Siamo lieti di proporre la terza parte dei frammenti gissinghiani a cura di Mauro Francesco Minervino, professore di Antropologia Culturale ed Etnologia, è autore di diversi libri tra cui La Calabria brucia (2008, Premio Internazionale Fondazione Carime), Statale 18 (2011) e Stradario di uno spaesato (2017). Riconosciuto come il principale studioso italiano dell’opera dello scrittore vittoriano George R. Gissing, ha recentemente curato e tradotto Verso il Mar Ionio (2023), con cui ha vinto il Premio Internazionale Sanremo 2024. Ha ricevuto il Premio Karl-Otto Apel (2014) e il Premio Zanotti Bianco (2022). Collabora con “Nuovi Argomenti” dal 2004 e scrive per il “Corriere della Sera” nella rubrica “Minimi Tropici”.


Scarica il numero 6 di L’Emporio dei Frammenti: Mauro Francesco Minervino (Frammenti gissinghiani n.3) (formato pdf)


Un’officina letteraria a cura di Marino Magliani e Francesco Sasso

Nuovo progetto editoriale curato da Marino Magliani e Francesco Sasso: L’Emporio dei Frammenti. Questo spazio, concepito come un’officina creativa, ospiterà estratti, frammenti e segmenti di opere letterarie, dai romanzi ai racconti, dalle traduzioni alle prose di diario, offrendo un luogo di confronto per autori affermati ed emergenti.

Il progetto prende ispirazione da quelle piccole vetrine che espongono oggetti tra il vetro e la parete, come un mostrario, e si propone di esporre al pubblico frammenti letterari scelti dai curatori stessi. Non si tratta di promuovere “romanzi furbi”, ma di offrire uno spazio autentico e raffinato per chi desidera esplorare e condividere pezzi di narrazioni in corso.

[Qui la pagina principale del progetto L’Emporio dei Frammenti con tutti i numeri pubblicati]

“Dai monti” di Nino Contiliano: un’esperienza tra parole, immagini e tecnologia

Dai monti di Nino Contiliano: un’esperienza tra parole, immagini e tecnologia


di Francesco Sasso

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Il progetto di pubblicazione del testo Dai Monti di Nino Contiliano prende forma con un approccio multimediale e interattivo che fonde poesia, voce e intelligenza artificiale. L’iniziativa si articola in tre elementi:

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Andrea Di Consoli, “Dimenticami dopodomani”

Andrea Di Consoli, Dimenticami dopodomani, Rubbettino Editore, 2024 introduzione a cura di Mario Desiati, pp. 201, € 16,00


di Annalisa Lucini

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Una delle tante cose che non sono riuscito a esprimere è la mia felicità.

È un incipit che sembra dialogo tra sé e sé quello con cui Andrea Di Consoli esordisce in Dimenticami dopodomani.

Avventurandosi nella sua scrittura, di pagina in pagina si alimenta la sensazione che molti dei crucci e delle riflessioni dell’autore su vita e stati d’animo, appartengano in qualche modo anche al lettore.

Questo strano senso di immedesimazione si rafforza e diventa permanente via via che Andrea Di Consoli, mettendosi a nudo, racconta il proprio vissuto. Prosa poetica che si alterna a poesia nella quale pezzi di esistenza affiorano dalla terra dei ricordi tutte le volte che una piega malinconica e riflessiva si impadronisce dell’autore e ne svela la parte più autentica.

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Un popolo di eroi miti ed invisibili


di Gustavo Micheletti

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C’è un popolo di eroi bonari che abita i corridoi: seduti spesso su sedie di formica chiacchierano sommessamente tra loro quasi per l’esigenza di nascondere la loro presenza, ma ogni tanto, nei giorni più lieti, estraggono come da un cilindro una torta offrendola a tutti, grandi e piccini. Hanno quasi sempre per tutti una parola di conforto e se ogni tanto rimbrottano qualcuno lo fanno lasciando trasparire una qualche traccia d’affetto. Spesso gli capita di bussare cautamente a una porta per annunciare feste, o scioperi, o assenze impreviste e talora provvide per la giovanile platea che pende per qualche istante dalle loro labbra. Quando l’urlo di gioia o il lieve boato di desolazione si manifestano inesorabilmente per commentare la buona o cattiva nuova con un sorriso si voltano e salutano, oppure impassibili tornano sui loro passi lasciando trasparire soltanto un’occhiata complice all’indirizzo dei volti più espressivi, mentre altre volte, nei casi più gioiosi, commentano con maggior vigore per prendere parte alla festa.

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Libertà per Boualem Sansal!

mmagine pittorica per gentile concessione di © Hananya Goodman, “Senza titolo”

Libertà per Boualem Sansal!

È possibile sottoscrivere l’appello su Change.org al seguente link: https://chng.it/jn6nknCGSW


di Francisco Soriano

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Il 16 novembre 2023, il noto scrittore franco-algerino Boualem Sansal è stato arrestato all’aeroporto di Algeri al suo rientro dalla Francia. Da allora un inquietante silenzio sembra avvolgere il destino di questo straordinario intellettuale algerino. Non meraviglia il suo sequestro, considerando la consuetudine di alcuni regimi a mettere in atto modalità di detenzione che non possono rientrare in nessuna categoria legale di limitazioni alla libertà. Sempre di arbitrarie messinscene si tratta, per perpetrare la sparizione degli antagonisti politici.

Senza giri di parole, inutili in situazioni come queste, Sansal appartiene alla categoria degli intellettuali perseguitati da regimi sanguinari, e il suo caso dimostra che gli scrittori e i poeti hanno sempre rappresentato e rappresentano temuti ostacoli alle nefandezze perpetrate dal potere. Sansal è conosciuto per le critiche nei confronti dell’integralismo religioso e della negazione di diritti umani e libertà di espressione connaturata in esso qualora idee, scritti e processi intellettuali non rientrino nella cornice preconfezionata dalle leggi shariatiche e islamiche. L’accusa kafkiana che gli viene contestata è genericamente quella di aver «minacciato l’unità nazionale» dell’Algeria, un reato che potrebbe costare l’ergastolo al settantacinquenne scrittore. Già nel dicembre del 2023, quando la Corte d’Appello di Algeri fu chiamata a pronunciarsi sulla richiesta di liberazione, l’avvocato di Sansal, François Zimery, denunciò di non essere stato autorizzato a recarsi in Algeria per preparare la difesa insieme ai legali algerini.

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Michele Piramide, “V”

Michele Piramide, V, Affiori, marchio di Giulio Perrone Editore, 2024, pp. 53, € 16,00


di Annalisa Lucini

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Vengo a prenderti nel tuo rumore,

andiamo ad annegare stelle marine;

per vederci respirare

anime, polmoni di sabbia”.

«Cosa ne sai tu di Enzo?».

Inizia così la nuova raccolta di poesie di Michele Piramide ed il titolo stesso V sembra un enigma che neppure la domanda iniziale posta al lettore sembra poter risolvere. Ma è davvero così importante comprendere quale sia l’ispirazione che muove il poeta nell’atto catartico del processo di scrittura?

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Angelo Battista, “Il nuovo vocabolario dell’intelligenza emotiva ed altro…”

Angelo Battista, Il nuovo vocabolario dell’intelligenza emotiva ed altro…, Cacucci Editore, 2023, pp.334, € 25,00


di Francesco Sasso

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L’opera Il nuovo vocabolario dell’intelligenza emotiva ed altro… di Angelo Battista rappresenta un punto di riferimento innovativo per chiunque voglia approfondire il tema dell’intelligenza emotiva e del miglioramento personale. Questo volume non è solo una raccolta di definizioni: è un vero e proprio manuale per lo sviluppo di abilità sociali e professionali, con suggerimenti applicabili a diversi ambiti, dalla famiglia alle organizzazioni aziendali. Battista fornisce un ampio ventaglio di termini e concetti nuovi, molti di matrice anglosassone, per esplorare il mondo delle emozioni e delle relazioni umane, focalizzandosi su empowerment, comunicazione, leadership e self-management.

Il concetto di intelligenza emotiva, già discusso da autori come Daniel Goleman, è approfondito da Battista nel contesto di applicazioni pratiche. Per l’autore, l’intelligenza emotiva è una competenza trasversale che permette all’individuo di gestire meglio le proprie emozioni e le relazioni interpersonali. Battista inserisce il termine “empowerment” come risultato e obiettivo dell’intelligenza emotiva: una crescita non solo psicologica, ma anche organizzativa e comunitaria. Questo approccio include l’autoefficacia e la capacità di autodeterminazione, due componenti che, secondo Battista, sono fondamentali per migliorare la qualità della vita sia individuale che collettiva.

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In ricordo dell’amico geniale. Un’intervista all’artista iraniano Khosrow Hassanzadeh

In ricordo dell’amico geniale. Un’intervista all’artista iraniano Khosrow Hassanzadeh1


A cura di Francisco Soriano,  Arash Yadollahi, Leila Rahimian e Sara Noori

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Ho conosciuto Khosrow agli inizi degli anni Duemila e non l’ho più rivisto dal 2009, anno in cui fui costretto a lasciare l’Iran per la persecuzione subìta dalle autorità in occasione delle violente proteste scoppiate in tutto il Paese, ricordate come Moj Sabz, «Onda verde». L’artista era una persona vera, carismatica, senza ombre. La sua vita fu burrascosa, soprattutto nell’età della gioventù, quando si apprestava come volontario insieme a schiere di giovani basij alla volta dell’Iraq, durante la guerra che durò ben otto anni a partire dal 1980.

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