Tra cielo e carne. P.P.Pasolini: dalla raccolta di “Poesie a Casarsa” a “L’usignolo della chiesa cattolica”

Tra cielo e carne

P.P.Pasolini: dalla raccolta di “Poesie a Casarsa” a “L’usignolo della chiesa cattolica”

di Francesco Sasso

Pier Paolo Pasolini esordì nella cultura italiana, scrivendo versi nel dialetto friulano di Casarsa, il paese originario della madre, dove visse la sua infanzia, a contatto con la natura e il mondo contadino. La raccolta, Poesie a Casarsa, pubblicata nel 1942 dalla Libreria antiquaria Mario Landi di Bologna, fu inviata dal libraio stesso al suo amico professore di filologia romanza di Friburgo, un “certo” Gianfranco Contini, il qual professore comunicò a Pasolini che le poesie gli erano piaciute e che ne avrebbe fatto una recensione- tempi straordinari per l’editoria, quando un piccolo libraio riusciva a promuovere un giovane di talento. “Ho saltato e ballato per i portici di Bologna”, dirà a sua volta il poeta.
La recensione, destinata originariamente alla rivista <<Primato>>, che la censurò perché “scandaloso” era l’uso del dialetto, in un paese a regime fascista, che osteggiava l’uso delle “lingue barbare”, fu pubblicata sul <<Corriere di Lugano>> il 24 aprile 1943.
A questo punto, dobbiamo precisare che il casarsese usato nella raccolta pasoliniana non è una lingua reale, un dialetto; ma un idioletto metaforico ed irreale; nel senso che lo scrittore non usa il dialetto parlato dai contadini del luogo, bensì un linguaggio mediato dalla parola scritta del poeta. E’ una costruzione letteraria che risente dell’idea simbolista di ricerca di una lingua vergine, anteriore alla Storia. La poesia in idioletto, consente a Pasolini di poter regredire nell’essere originario, di giungere all’essenza prima, quella prenatale, all’origine della vita, lì dove tutto è assoluto ed infinito; con una “immediata gioia espressiva”- secondo una definizione di Enzo Siciliano (Pasolini, una vita).

Poesie a Casarsa(1941-1943) sarà poi ripubblicato, in seconda stesura, insieme a Suite furlana(1944-1949), a Appendice( 1950-1953), e a Il testament Coran(1947-1952). Ogni componimento accompagnato da una traduzione italiana stesa dello stesso autore: << e quasi, idealmente, contemporaneamente al friulano, pensando che piuttosto che non essere letto fosse preferibile essere letto soltanto in esse>>. Il titolo della seconda raccolta è La meglio gioventù- da un triste canto alpino della prima guerra mondiale.
Questo viaggio nel mondo primordiale della parola, nella vita quotidiana e semplice del mondo rurale, nel loro << attenersi alle regole d’onore della lingua […] senza temere di variarla con personali e azzardate invenzioni>>; questo desiderio di penetrare in un mondo perduto.

Con L’usignolo della chiesa Cattolica (1958) Pasolini abbandona la lingua materna, per approdare a quella italiana. Il nocciolo primo della raccolta va cercata nella scoperta, da parte del poeta, del dissidio individuale e interiore che lo travaglia, un contrasto in un’anima non ancora infettata dalla coscienza, che egli acquisterà negli anni a venire, della falsità e del vuoto insito nella società italiana.
La figura dell’usignolo, topos della tradizione lirica e simbolo dell’amore, è la chiave di lettura dell’intera raccolta. In esso vi scorgiamo la figura del poeta e della contraddizione da egli vissuto fra il desiderio d’infinito dei cieli e la coscienza della finitezza dell’uomo. E’ il dissidio che attanaglia ogni uomo, tra il cielo e la carne.
Nel succedersi delle liriche, scopriamo un Pasolini alla ricerca di se stesso attraverso la preghiera “all’immoto Dio”; o un Pasolini in rivolta e con un forte desiderio di celarsi agli occhi del Padre.
Forte è l’immagine, in una sua lirica, del Cristo morente, in croce, che si mostra nella sua interezza e nella sua verità. In quest’immagine, il poeta vede l’origine della sua lotta coi sensi e col sesso, che egli attraversa dolorosamente. In breve, questo è il periodo della scoperta di se come omosessuale che ama, di uomo colpevole e innocente allo stesso tempo. E’ il periodo dei turbamenti esistenziali, mentre il mondo contadino si staglia sullo sfondo. Il sentimento religioso si scontra con la felicità degli istinti amorosi.

Per concludere potremmo dire che La meglio gioventùè il libro della purezza e della felicità primordiale; L’usignolo della chiesa Cattolica è un libro di dolore e di scoperta del peccato.
 

f.s

Pubblicato da retroguardia

Docente e critico letterario. Dirige la rivista di critica letteraria "RETROGUARDIA". Si è occupato in particolare della narrativa di Guido Morselli e Gesualdo Bufalino. Altri interessi di ricerca riguardano anche la poesia contemporanea, la teoria della letteratura, il romanzo fantastico e comico, la metrica italiana. Suoi interventi critici sono apparsi in rete (Musicaos.it, Retroguardia, La poesia e lo spirito, ecc) e su alcune riviste di letteratura (Tabula rasa, Narrazioni, ecc). Socio fondatore dell’associazione culturale e membro del comitato di lettura di vibrisselibri, redattore de “La poesia e lo spirito” dal 2007.