SUL TAMBURO n.9: Luigi Martellini, “Le «Prospettive» di Malaparte”

Luigi Martellini, Le “Prospettive” di MalaparteLuigi Martellini, Le “Prospettive” di Malaparte (Una rivista tra cultura fascista, europeismo e letteratura), Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2014

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di Giuseppe Panella*

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Nonostante siano ormai molti gli anni trascorsi dalla sua scomparsa il 19 luglio del 1957, su Malaparte il dibattito critico e filologico è ben lungi dall’essere terminato. Anche le condizioni di difficile (se non impossibile) consultazione del suo archivio e delle carte in esso contenute rendono ancora difficile formulare un giudizio definitivo su questo autore così controverso del Novecento italiano. Il titanico lavoro filologico svolto da Luigi Martellini con la schedatura attenta e accurata dei cinquantuno numeri di cui si compone il totale della rivista “Prospettive” e gli Indici che concludono il suo grosso volume dedicato alla maggiore impresa editoriale di Malaparte nel campo delle pubblicazioni politico-letterarie permette di avere a disposizione materiale molto prezioso per giudicare e valutare il lavoro culturale dello scrittore pratese.

«La rivista «Prospettive», diretta da Curzio Malaparte, si articola in due serie: la prima (politica) va dal 1937 al 1939 (dal n. 1 al n. 7), la seconda (letteraria) va dall’ottobre 1939 al marzo 1943 [con due diverse numerazioni: dal n. 8 al n. 10 (quasi a concludere la prima serie per poi ricominciare) e dal nuovo n. 1 al n. 38-39]. C’è poi un numero isolato (n. 40-41) che esce con la data: dicembre 1951-gennaio 1952 con Daria Guarnati come direttore responsabile. La struttura sarà sempre quella di «ogni numero un solo argomento» e la cadenza di «ogni mese un numero», anche se quest’ultima regola non sarà rispettata»(1).

Nei numeri che compongono il complesso caleidoscopio dell’impresa di Malaparte, spiccano momenti molto significativi della ragione e della volontà innovativa messa in atto dal suo direttore e del suo desiderio di aprire alla cultura italiana (niente affatto stimolata dalle novità che venivano dall’estero e spesso retriva sotto il profilo del rapporto con le altre esperienze europee).
Il numero 2 di “Prospettive”, ad es., dedicata al cinema, presenta, oltre a un lungo saggio di Malaparte intitolato (certo un po’ enfaticamente) Verità del cinema, tutta una serie di importanti interventi sul tema che vanno dalla recensione di film italiani e stranieri usciti in Italia a notizie sull’avvenire della produzione industriale di pellicole negli studi da poco inaugurati di Cinecittà.
L’idea malapartiana del cinema come “forma di arte popolare” che deve rifiutare la sua fase puramente “estetistica” per tentare di sintetizzare effetti artistici e ricezione popolare ne esce fortemente avvalorata. La stessa opzione sarà valutata per la radio cui viene dedicata tutta la terza uscita della rivista. Ma anche i numeri sul ragazzo italiano o quello dedicato alla Guerra di Spagna (di cui verrà prodotta una seconda edizione che Martellini rilutta a definire esclusivamente una ristampa del numero 6 e preferisce intitolare con il numero 7) presentano caratteri di notevole interesse a prescindere dalla loro possibile dimensione di esaltazione del regime fascista.
Nel 1935, infatti, era cessato il periodo di libertà “sotto sorveglianza” di Malaparte, frutto del confino che lo aveva visto costretto a spostarsi da Lipari fino a Forte dei Marmi ma lo scrittore pratese era ancora un “vigilato speciale” da parte della polizia e dell’establishment fascista.
Se questi numeri speciali (sull’educazione nelle scuole del regime, sulla politica estera di Mussolini e sul rapporto privilegiata con l’instaurando regime franchista durante la terribile e sanguinosissima guerra che divampava all’epoca nella penisola iberica) potrebbero essere accusati di opportunismo e/o di piaggeria, questo appunto non si potrà certo rivolgere ai numeri successivi, al momento in cui cioè “Prospettive” da rivista politica e letteraria diventa esclusivamente letteraria e intesa a discutere di temi scottanti sotto il profilo delle arti e delle lettere.
Sui numeri della nuova serie si susseguiranno le problematiche più significative di quegli anni in campo letterario (soprattutto saranno analizzati il surrealismo e l’ermetismo), in campo artistico (un numero recherà addirittura il titolo di Paura della pittura e si occuperà del proibitissimo genio di Pablo Picasso), in campo filosofico (dove un numero dedicato esplicitamente all’esistenzialismo susciterà l’attenzione in ambito italiano riguardo i temi centrali di Essere e tempo pubblicato in Germania da Martin Heidegger nel 1929 e poi considerato il punto di partenza delle indagini teoriche effettuate dal pensiero francese dell’epoca che trionferà poi nel dopoguerra ad opera di Jean-Paul Sartre – da sempre fortemente avversato, anzi odiato, da Malaparte – e Maurice Merleau-Ponty).
Si tratta di un panorama assai variegato, dunque, che rende in gran parte esplicito l’orizzonte tutto europeo della scrittura e dell’attività letteraria dello scrittore di Prato.
Merito del lavoro certosino e appassionato di Martellini è quello di aver reso disponibile la gran massa di materiali rappresentati dalla rivista (abilmente e ampiamente sintetizzato nelle 891 schede che compongono la seconda parte del volume) e di averli inquadrati in un lungo saggio iniziale che cerca di dare dello scrittore pratese un ritratto fedele, libero dai pregiudizi ideologici dominanti sull’autore e da demonizzazioni politiche (troppo frequenti nei saggi e nelle analisi a lui dedicate). Martellini si propone di storicizzare e di spiegare le ragioni di alcune delle scelte stringenti di Malaparte e di chiarire il suo programma di politica culturale (come si direbbe oggi).
L’amore dello scrittore italo-tedesco per la cultura europea e il suo progetto di renderla disponibile ai più volenterosi lettori italiani rendono il suo impegno per la rivista ancora più significativo di quanto il suo rapporto privilegiato con la Francia, ad esempio, avrebbe pure lasciato intuire.
In sostanza, Malaparte si rivela ancora una volta un intellettuale anomalo, scomodo e assai poco condizionato dalle censure e dalle minacce del Potere (qualsiasi potere abbia governato in Italia):

«Prospettive, dunque, non è soltanto un percorso letterario, ma anche la storia di un uomo e delle sue idee, un uomo diverso che non ha accettato di essere come gli altri»(2).


 

NOTE

1. L. MARTELLINI, Le “Prospettive” di Malaparte (Una rivista tra cultura fascista, europeismo e letteratura), Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2014, pp. 15-16.

2. L. MARTELLINI, Le “Prospettive” di Malaparte (Una rivista tra cultura fascista, europeismo e letteratura) cit., p. 161.

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Pubblicato da retroguardia

Docente e critico letterario. Dirige la rivista di critica letteraria "RETROGUARDIA". Si è occupato in particolare della narrativa di Guido Morselli e Gesualdo Bufalino. Altri interessi di ricerca riguardano anche la poesia contemporanea, la teoria della letteratura, il romanzo fantastico e comico, la metrica italiana. Suoi interventi critici sono apparsi in rete (Musicaos.it, Retroguardia, La poesia e lo spirito, ecc) e su alcune riviste di letteratura (Tabula rasa, Narrazioni, ecc). Socio fondatore dell’associazione culturale e membro del comitato di lettura di vibrisselibri, redattore de “La poesia e lo spirito” dal 2007.