SUL TAMBURO n.40: Marco Nicastro, “Il buio e la luce”

Marco Nicastro, Il buio e la luce, prefazione di Lorenzo Renzi, Villapiana (Cosenza), Edizioni Aljon, 2016

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di Giuseppe Panella

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Un quadro, molto celebre e apprezzato, di Michelangelo Caravaggio campisce sulla copertina de Il buio e la luce di Marco Nicastro, un’opera cui l’autore dedica una nota fitta e significativa che merita un momento di riflessione. Del dipinto e dell’opera di Caravaggio viene detto icasticamente:

«Caravaggio aveva questo modo unico di giocare con la luce; riusciva a dare valore e consistenza volumetrica ed esistenziale ai personaggi della scena proprio grazie alla quantità di luce e di oscurità che faceva posare su di essi. Gli uomini e le donne dei suoi quadri entrano ed escono dalle tenebre, ora quasi definitivamente, ora solo per poco. In questo movimento è simbolizzata l’esperienza terrena di ogni uomo, fatta inevitabilmente di luci e ombre, spesso immersa nell’oscurità ma sempre con una possibilità di riscatto» (p. 59).

L’alternanza di luce ed ombra, di buio e di illuminazioni sia metaforiche che reali è la cifra stilistica della poesia di Nicastro, una poesia fatta di accensioni istantanee, quasi fasci di luce radente sulle cose della vita vissuta e accettata o rifiutata, momenti di realtà che si incendiano dei bagliori accecanti delle verità che non si possono negare.

«*** Lento appare un assembramento / d’immagini sospese; / non c’è modo di districarne la forma. / Ciò che vorrei sapere è se l’emblema / brilli realmente o s’eclissi / in una miseria d’intenti. // Parlami vita, / ch’io possa essere te / in un unico abbraccio danzante» (p. 21).

L’”emblema” è quello che sembra contare davvero nel gioco della vita, ciò che le parole possono lustrare e far brillare “realmente”, che i versi possono illuminare di luce diretta in modo da rendere l’espressione vibrata e vibrante, accesa e fulminante, capace di chiarire ciò che conta nell’aspro e bizzarro calembour che corrisponde all’esistenza di ognuno.

La poesia di Nicastro è intrisa di “timore e tremore”, di allusioni e affondi diretti, di rappresentazioni sfumate e di intrecci esistenziali, tutto condotto avanti a forza di stile.

Se l’autore di questo libro ha “una sua voce” – come sostiene autorevolmente Lorenzo Renzi nella sua breve Prefazione – bisognerà ora valutarne e ricercarne timbro e ritmo e natura.

«*** Non posso scrivere che di sfumature; / non di ignoti universi ma di suoni / che si scontrano e si baciano, / parole che prima non erano. / Cosa potrò mai chiarirti / sulla certezza del sapere? / Al cospetto dell’esistenza / posso soltanto chiedermi, chiedere. / Di certo non mi amerai per questa mia viltà: / non ti biasimo. / Tu sai bene che ammiro / il vigore del tuo intelletto / la tua caparbietà luciferina; ma preferisco stare / tra quelli che mancano / erranti per tortuosi sentieri. / Distogli dunque per sempre il tuo sguardo / da questa barca che ondeggia e s’inclina / per i mari vasti dell’ignoranza» (p. 18).

Parlare di “sfumature”, di nuances, in poesia, significa, infatti, cogliere ciò che non appare o appare in tralice, colto dalla coda dell’occhio della parola poetica, dell’accensione di un attimo, dell’ombra che cade sull’oggetto intravisto per renderlo una silhouette sulla quale concentrare meglio lo sguardo. La poesia non si costituisce come un luogo di certezze e neppure di un acquisito sapere – ma è il momento dell’errare e del vagare incerti e inquieti in attesa di un approdo, del ritrovamento di un “emblema” che conferisca realtà alle sfaccettature incerte del problema di esistere.

La ricerca dell’”emblema araldico” della vita è al centro della scrittura di Nicastro: un approdo che faccia del mito la sua possibile parola d’ordine e del sogno una prospettiva realizzata e vigente.

Il buio e la luce, dunque, si costituisce, in questo modo, come un ulteriore tassello nella ricerca poetica dell’autore e ne mette in luce le caratteristiche di liricità intensamente strutturata e coinvolgente, in grado di rendere il suo percorso una tappa della costruzione di un’intensa capacità di analisi delle profondità dell’Io contemporaneo.

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Pubblicato da retroguardia

Docente e critico letterario. Dirige la rivista di critica letteraria "RETROGUARDIA". Si è occupato in particolare della narrativa di Guido Morselli e Gesualdo Bufalino. Altri interessi di ricerca riguardano anche la poesia contemporanea, la teoria della letteratura, il romanzo fantastico e comico, la metrica italiana. Suoi interventi critici sono apparsi in rete (Musicaos.it, Retroguardia, La poesia e lo spirito, ecc) e su alcune riviste di letteratura (Tabula rasa, Narrazioni, ecc). Socio fondatore dell’associazione culturale e membro del comitato di lettura di vibrisselibri, redattore de “La poesia e lo spirito” dal 2007.