di Francesco Sasso
Renato Serra (1884-1915) visse appartato, da «lettore di provincia» (così amò definirsi), ma fu un lucido interprete del suo tempo. Straordinario esempio di scrittura artistica è Esame di coscienza di un letterato (Sellerio 1994), scritto nell’imminenza della guerra e pubblicato postumo nel ’16. Il saggio è sorretto dalla disperata lucidità del disincanto, in cui l’amore per la letteratura si unisce alla consapevolezza della sua vanità. Serra traccia nell’Esame il bilancio morale di un’intera generazione di intellettuali di inizio secolo. Lo scrittore esibisce con sofferenza e fermezza il fallimento delle loro illusioni, svelando i loro abili, i loro miti, le debolezze. Alla letteratura Serra contrappone la caducità della storia, la realtà esterna della natura, in cui germoglia il segreto del tempo e della vita: di quella terra che assorbirà il sangue dell’uomo ucciso, e sempre genererà dalle macerie la vita. In breve, pagine esemplari per limpidezza ed incisività di scrittura.
f.s.
[Renato Serra, Esame di coscienza di un letterato, Sellerio editore, 1994, 96 pp., € 5,16]
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