di Francesco Sasso
Autrice di bellissime poesie, Marina Ivanovna Cvetaeva nacque a Mosca nel 1892. Sue prime raccolte di poesie: Album serale (1910) e Lanterna Magica (1912). Ma le opere maggiori, scritte tra il 1916 e il 1939, furono pubblicate in emigrazione. Nel 1939 tornò in Unione Sovietica, dove il marito e la figlia caddero vittime delle persecuzioni staliniane. Morì suicida nel 1941.
L’unica raccolta poetica della Cvetaeva pubblicata in Italia, a quanto ne sappia, è quella da me letta recentemente: Poesie (Feltrinelli, 2007) traduzione e cura di Pietro A. Zveteremich. Sorte non migliore le toccò in Russia, dove per anni fu accolta dall’incomprensione.
La sua poesia è influenzata in parte da Block. Il suo stile è forte: la sua ispirazione ed i suoi temi anticonformistici. Spirito ribelle, primitivo, la sua voce poetica tende alla profezia e alla ferocia. Lucida nell’evocare la crudeltà della vita comune, ella è costantemente protesa verso la ricerca della Verità.
Appassionata della perfezione formale, il cui virtuosismo non soffoca il sentimento, i suoi versi, cesellati finemente, tersi e misurati, riescono a creare effetti coloristici e sonori.
f.s.