Resto sempre affascinato e sbalordito dalla sicurezza interpretativa di tanti lettori, professionisti e non, di poesia contemporanea, poiché per me le difficoltà di interpretazione di un testo di poesia sono tante. Eppure tale testo è fatto di parole; rispetta fino a un certo punto le regole del codice (registri, stili, scritture); rientra bene o male in un sistema letterario che, a sua volta, è incluso in un sistema linguistico; ha un rapporto intertestuale ed extraestetico. Eppure non poche volte mi risulta difficile riconoscere un testo poetico contemporaneo come tale.
Non mi consola Eco quando osserva che: «Un testo vuole lasciare al lettore l’iniziativa interpretativa, anche se di solito desidera essere interpretato con un margine sufficiente di univocità. Un testo vuole che qualcuno lo aiuti a funzionare». [1]
Non ho dubbi in merito. Non riesco ad intendere molta della poesia contemporanea per mia incompetenza metodologica e culturale. Eppure a me pare impossibile che in Italia ci siano così tanti poeti.
[1] U. ECO, Lector in fabula, Milano, Bompiani, 1979, p.52
f.s.