La letteratura come squarcio nel muro della vita.

Spesso mi sorprendo mentre invoco il diritto estetico di infinto e di assoluto in arte.

Permettetemi una precisazione: non sono un filosofo e non ho letto molto a riguardo. Semplicemente, si fa per dire, ritengo che il senso più alto della tradizione letteraria, sia nella varia molteplicità e complessità che nella profondità dei suoi motivi, sia la ricerca di infinito e di assoluto.

Percepisco la letteratura come se fosse la vita con piena cognizione e partecipazione della realtà effettiva delle cose e, insieme, secondo le istanze di un’etica imperativa e categorica nelle forme del pensare e del sentire che essa richiede.

Tuttavia, so che ogni opera letteraria è propria dell’uomo e non può accogliere che ciò che è in lui. Eppure l’infinito e l’assoluto, come possibilità inesplicabile, in letteratura trova la sua più alta manifestazione. E’ l’effetto di turbamento, disvelamento e di allargamento dell’esistenza che alcune opere letterarie mi trasmettono dopo aver attraversato il Tempo. E’ la bellezza dell’opera d’arte.

sabato 12 luglio 2008

f.s.

Pubblicato da retroguardia

Docente e critico letterario. Dirige la rivista di critica letteraria "RETROGUARDIA". Si è occupato in particolare della narrativa di Guido Morselli e Gesualdo Bufalino. Altri interessi di ricerca riguardano anche la poesia contemporanea, la teoria della letteratura, il romanzo fantastico e comico, la metrica italiana. Suoi interventi critici sono apparsi in rete (Musicaos.it, Retroguardia, La poesia e lo spirito, ecc) e su alcune riviste di letteratura (Tabula rasa, Narrazioni, ecc). Socio fondatore dell’associazione culturale e membro del comitato di lettura di vibrisselibri, redattore de “La poesia e lo spirito” dal 2007.