Recensione/schizzo
Una storia avvincente quello del nuovo libro di Felice Muolo dal titolo Il ruolo dei gatti. Franco Narracci, disincantato direttore d’albergo, una mattina scopre il cadavere del vicino di casa, nonché collega di lavoro. Pare un suicidio. Il protagonista è invitato dal commissario di polizia a prendersi cura dei dieci felini della vittima. Nel mentre, la vita del protagonista prosegue come se non fosse accaduto niente, tra una moglie fedifraga e colleghi sessuomani, tra un datore di lavoro avido e un fratello egoista; fino a che un secondo uomo, anch’egli collega di Narracci, viene rinvenuto morto in un appartamento con altri dieci gatti. Inizia così il tentativo da parte del protagonista di scoprire la verità su quelle morti e, contemporaneamente, di dare una svolta alla sua vita, abbandonando il lavoro e la sua intrinseca logica di “sopraffare o essere sopraffatto”.
In questo romanzo la struttura del genere è presa a pretesto per cercare di vedere della società italiana, il diritto e il rovescio. L’intendo di satira sociale è presente, poiché l’autore non si limita a descrivere i vizi. A Muolo non manca, inoltre, una robustezza di coscienza che gli consenta di distaccarsi dalla storia trattata e di reagire ad essa con ironia e arguzia.
Le descrizioni dei luoghi, dei personaggi e le atmosfere palpabili sono i pregi di questo libro. Lo stile è piano, semplice ed uniforme e ciò non è un segno di minore importanza. Unico neo, a mio vedere, è la conclusione della storia: essa si conclude con una improvvisa accelerata. Consiglio la lettura di questo romanzo.
f.s.