“Il quaderno delle voci rubate” di Remo Bassini.

Recensione/schizzo #9

Il quaderno delle voci rubate di Remo Bassini. Dietro ogni “voce” una storia umana. Oltre una decina di personaggi rinchiusi in una città di provincia italiana. Né ricchi né poveri, idealisti e puttane; né carnefici né vittime, oppure vittime della propria incapacità ad operare in aree istituzionalizzate quali il bar, la famiglia, il paese.

Il racconto si svolge tutto in prima persona. E’ il protagonista che parla, un certo Luca Balzelli, l’alter ego dello scrittore. E’ lui che ci presenta, anzi sarebbe opportuno dire convoca sulla ribalta di un palcoscenico le voci della gente semplice perché interpretino la storia della loro vita.

Infatti, sono le “voci” dei personaggi secondari ad interessarmi maggiormente, più che quella di Luca Balzetti.

La “voce” del protagonista, ahinoi, è inchiodata sul legno della volontà di autorappresentazione (autocelebrazione). Nelle “voci” secondarie, invece, l’autore rivela la propria capacità evocativa, narrativa: uno scenario dietro un nome, una realtà.

Nel complesso, il romanzo d’esordio di Remo Bassini è piacevole, ma acerbo.

[Remo Bassini, Il quaderno delle voci rubate, edizioni La Sesia, 2002, 176 pagine – euro 9,30]

f.s.

Pubblicato da retroguardia

Docente e critico letterario. Dirige la rivista di critica letteraria "RETROGUARDIA". Si è occupato in particolare della narrativa di Guido Morselli e Gesualdo Bufalino. Altri interessi di ricerca riguardano anche la poesia contemporanea, la teoria della letteratura, il romanzo fantastico e comico, la metrica italiana. Suoi interventi critici sono apparsi in rete (Musicaos.it, Retroguardia, La poesia e lo spirito, ecc) e su alcune riviste di letteratura (Tabula rasa, Narrazioni, ecc). Socio fondatore dell’associazione culturale e membro del comitato di lettura di vibrisselibri, redattore de “La poesia e lo spirito” dal 2007.