Il giornalismo d’inchiesta a Marsala (8,9,10 maggio 2009): diritto di “resistenza all’oppressione”

Scarpinato 

Foto di Renato Polizzi. A sinistra (Teatro Impero): Pino Corrias, Marco Travaglio, Antonino Ingroia, Roberto Scarpinato (al centro), Bruno Tinti, Luca Telese, Peter Gomez.

di Antonino Contiliano

  

Grande è il disordine sotto il cielo,
ma la situazione è ottima?
Mao
La situazione è disperata, ma
bisogna essere decisi a cambiarla
Lautréamont
 

Perché a ciascuno secondo bisogni, possibilità ed elogio della follia. Solo due parole senza mercato e non tornarci più:

  1. scommessa pascaliana (l’hasard – “Se sei onesto, per azzardo, o Sesto, puoi vivere” (Marziale) – degli amici Renato (Polizzi) e Vincenzo (Figlioli) – “Communico”);
  2. “sfida” (?) dei finanziatori, la Città di Marsala nella sua attuale espressione di Governo istituzionale;
  3. semina di ribellione del “giornalismo d’inchiesta” – di documentata verità e condotta – contro il potere e la “rassegnazione dei preti” (Breton) complice quanto cinicamente “omicida”, et simul giusta incitazione di lotta antagonista dura e “a chiare lettere”;
  4. partecipazione massiccia, ma timbrata dal “fumo passivo” degli spettatori/uditori – a-dialogo (limite da evitare per altre iniziative: non basta ascoltare per cambiare…) – dei “Marsa-lesi” non disponibili a farsi rubare il futuro.

Basta! Il passato è già saccheggiato e s/venduto Il presente è piuttosto ipotecato, inquietante paesaggio e pestaggio per ogni voce distante!

Non potendo occuparmi di ogni intervento (e per ogni tema delle tre giornate), convoglio la sintonia corale ribelle nell’intervento strutturato (10 maggio 2009) di Roberto Scarpinato. Un pensato e detto di senso complessivo che ha sintetizzato storia, modelli, teoria, prassi, valori, idealità e soggetti dell’ita(g)liota “azienda” all’insegna del feudale dominio schiavistico pastorale e del ritorno dell’impero clerico-politico dei padroni del potere e della vita (“biopotere”, M. Foucault). Un monito, quello di Scarpinato, che invita a non abbassare la guardia contro la recrudescenza della “Santa Allenza” politico-mafiosa e criminale-religiosa che ha bruciato Giordano Bruno, Galileo Galilei…acceso le micce della “strategia della tensione” e delle “stragi di stato” fino al disprezzo del patrimonio della resistenza antifascista e allo svuotamento attuale della Costituzione Repubblicana.

 Perché emblematizzare l’intervento di Roberto Scarpinato? Perché ha completato il senso di tutti gli interventi precedenti e successivi lì dove ha visto, sottolineato, la necessità della ricostruzione di un “soggetto collettivo”, sociale, alternativo e senza il quale non c’è espressione di libero pensiero e parola che possa trovare gambe di “comandare obbedendo” o democrazia reale volta al “comune”.

Ieri la classe operaia, oggi la classe dei cogni-operai, degli immateriali-operai o meglio dell’intera umanità di sfruttati e ammazzati come danni collaterali del capitalismo assassino e seminatore di guerre, devastazioni e fame di “popolo della libertà” che mangia persino l’egualibertà della sua stessa, storica rivoluzione “liberale”.

Ed è per questo, e per non dimenticare e svendere il dettato democratico politico-sociale della nostra Costituzione Repubblicana, costante punto di riferimento del dire sostanzioso, antagonista e conflittuale, di Roberto Scarpinato, che vogliamo, qui, ricordare, i primi due articoli della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino (nata dalla Rivoluzione Francese):

Art 1- Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’utilità comune.

Art. 2- Il fine di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali ed imprescrittibili dell’uomo. Questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza all’oppressione.

Il diritto alla “sicurezza” dell’uomo e del cittadino (tale solo se libertà e uguaglianza sono la stessa cosa), in uno stato di democrazia liberale, è il diritto di “resistenza all’oppressione” dei governi.

Il diritto di rivolta e rivoluzione contro l’oppressione e lo sfruttamento è il valore di una modernità spirito-materiale e storica non liquidabile, né in liquidazione neanche nella società “liquida”. Un gruppo di “illuminati” che non si faccia soggetto collettivo e comunitario democratico è solo una scintilla; ma la scintilla rimane viva e si propaga solo se si fa onda-corpuscolo e, di ritorno, corpuscolo-onda come moltitudine “insurgente” e, “marcia dei colori”, “Compagni di strada camminando”.

Un cammino né “unanime” – Democrazia è “regime politico definibile appunto come unione di tutti i cittadini, che esercita collegialmente un diritto sovrano su tutto ciò che è in suo potere. […] In regime democratico infatti […] tutti hanno convenuto di agire […] in base a una decisione presa in comune: non hanno convenuto però di pensare e di ragionare in modo unanime (Spinoza ( Trattato teologico-politico, capp. XVI, XX) –, né un “ideale da realizzare” (Marx) quanto un “movimento” che modifica lo “stato di cose presente” e senza alcun decreto che sia di popolo o di governo di “Cacania” (R. Musil) o della “Corte del Corto” (F.Muzzioli). 

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Pubblicato da retroguardia

Docente e critico letterario. Dirige la rivista di critica letteraria "RETROGUARDIA". Si è occupato in particolare della narrativa di Guido Morselli e Gesualdo Bufalino. Altri interessi di ricerca riguardano anche la poesia contemporanea, la teoria della letteratura, il romanzo fantastico e comico, la metrica italiana. Suoi interventi critici sono apparsi in rete (Musicaos.it, Retroguardia, La poesia e lo spirito, ecc) e su alcune riviste di letteratura (Tabula rasa, Narrazioni, ecc). Socio fondatore dell’associazione culturale e membro del comitato di lettura di vibrisselibri, redattore de “La poesia e lo spirito” dal 2007.