Con una simile affermazione di principio, Valery si mascherava nella maniera più sicura, creando poi liberamente liriche in cui la rimbaldiana <<alchimia della parola>> diviene una sorta di <<alchimia della forma perfetta>>.
Pubblicata una prima raccolta di versi, egli tacque per venti anni, dedicandosi allo studio delle matematiche ed a ricerche filosofiche. Riapparve sulla scena letteraria con una serie di liriche e con scritti teorici e dialoghi filosofici, d’ispirazione platonica, che gli valsero l’acclamazione a maggior poeta francese, il seggio all’Accadémie ed una serie d’onori.
Il cimitero marino è poema notevole, in cui il poeta, movendo dalla meditazione della morte, approda e poi si immerge, glorificandosi, nell’oceano dell’universo e dell’eternità.
In quest’opera poetica l’essere si scontra con il non-essere, il senso con il non-senso, onde reprimere la vita con la vita.
E’ l’avventura lirica di un poeta che attraversa la notte oscura, ma, simultaneamente, rimane nella consistenza e nella fissa vertigine della luce.
Classicismo e romanticismo, paganesimo e misticismo in una sintesi carnale e pura.
Il movimento delle strofe eccede e diventa stasi, eternità, rivolta luciferina; suono partorito nel grembo eterno dell’esistenza, del cosmo e della mente.
f.s.