Francesco D’Assisi, “Cantico di Frate Sole” e “Della vera e perfetta letizia”

Francesco D’Assisi, Cantico di Frate Sole e Della vera e perfetta letizia,  in Gli scritti di Francesco e Chiara d’Assisi

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di Dianella Bardelli

 

Avevo voglia di scrivere qualcosa sul Natale, e non so perché mi è venuto in mente Francesco D’Assisi e il suo Cantico di Frate Sole. Apparentemente c’entra poco con il Natale, ma nessuno più di lui evoca in me la santità come qualità prettamente umana che deriva però da quel qualcosa di divino che è nel mondo e nelle sue creature. Ma non avevo questo testo e così sono  andata dal parroco del mio paese per farmelo prestare. Lo scritto si trova all’interno di un libro antologico che contiene, per quando riguarda Francesco, tra l’altro, la Regola, il Testamento, molte lettere e le Laudi e preghiere, tra cui il Cantico di Frate Sole.
Per andare dal mio amico parroco mi sono messa in macchina per raggiungere la parrocchia che dista qualche chilometro da casa mia. In auto ho messo nel lettore “In my place” perché l’adoro, mi eccita la mente e il cuore, e stamattina mi ha procurato uno stato d’animo che mi ha fatto vedere, mentre guidavo, il mondo intorno a me pieno d’amore. Ma era così anche perché avevo in mente Francesco e pensavo che fosse stato un grande Bodhisattva, cioè un Essere Santo  pieno di compassione e amore verso tutti gli esseri viventi. Avevo il cuore pieno della musica dei Coldplay e anche del pensiero di cosa sono gli esseri come Francesco per l’umanità. E allora la campagna sotto il sole d’inverno mi è apparsa bellissima. Un piccolo stormo di passerotti che stazionavano sulla strada si è alzato al mio passaggio, piccoli amorosi esseri forse affamati ma così pieni di vita. Ho detto loro a fior di labbra ciao. Si sono alzati tutti insieme, l’ultimo si è attardato a prendere il volo e mi è sembrato il più simpatico.
Nella canonica ho aspettato il parroco che aveva da fare e infine ho avuto tra le mani questo piccolo libro. E’ un piccolo libro di preghiere dalla copertina modesta e sobria, di colore rosso  scuro, modesto e scuro come una stanza di ciechi. E i ciechi siamo noi.
Il Cantico di Frate Sole è una preghiera semplice e sublime al tempo stesso, come tutto ciò che è santo e giusto; è una preghiera per tutti, credenti o no, cattolici o no. E’ la preghiera della vita che prega se stessa. Così almeno, nella mia ignoranza mi viene di intenderla. E’ una preghiera che risuona in me con una potenza e profondità che quasi mi spaventa e comunque mi fa comprendere la distanza abissale tra me e il divino; ma poi anche tutte le creature sono nominate come degne di lodi e ciò mi conforta molto. Infatti l’elenco delle cose belle e vive del mondo nelle parole di Francesco sembrano anche loro non solo belle ma sante, toccate come sono dalla bontà di Dio. Le cose importanti dunque sono tutte qui? Sole, Luna, Vento, Acqua, Fuoco e Morte? E perché noi esseri stupidi e immorali non ce ne accorgiamo? Perché ci comportiamo come se non esistessero? Oppure come ci sembrassero scontate  e dovute? Quelle di cui abbiamo paura poi ce le dimentichiamo. Solo i Santi possono lodare anche la Morte e chiamarla sorella, come accade ne I Promessi Sposi i cui si dice che i Frati Cappuccini nel curare gli appestati nel lazzaretto “ci lasciarono la più parte la vita e tutti con allegrezza”.
La preghiera è scritta nella lingua umbra del tempo di Francesco. E’ una lingua che a me pare dura come la terra di cui parla e lieve come il vento di cui parla e pura come l’acqua di cui parla. Mi impressiona veramente molto sapere che fu composta in un momento di sofferenza fisica terribile. Francesco era quasi cieco per una malattia agli occhi e soffriva moltissimo. Eppure scrisse questo Cantico che è il contrario della sofferenza nel mezzo della sofferenza, anche di quelle morali per l’opposizione di alcuni frati a seguire il suo esempio di osservanza fedele del Vangelo (“Vangelo sine glosse”). Dev’essere vero che la sofferenza può essere trasfigurata dalla santità.

Ecco dunque il testo in tutta la sua spirituale bellezza:

Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
Ad Te solo, Altissimo, se konfane,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si’, mi Siignore, per sora Luna e le stelle:
il celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si’, mi’ Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi Signore, per sor’Acqua.
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.
Laudato si’, mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore
et sostengono infermitate et tribulatione.
Beati quelli ke ‘l sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si’ mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no ‘l farrà male.
Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.

Vorrei ora citare un altro testo che si trova in questo “Gli scritti di Francesco e Chiara d’Assisi”, e cioè “Della vera e perfetta letizia”. E’ un testo in prosa e ci chiarisce molto bene cosa intenda Francesco per felicità, e come sia possibile ottenerla. “Della vera e perfetta letizia” rappresenta per tutti noi un grande insegnamento. Le avversità, i rifiuti, le angherie, tutte le sofferenze fisiche e morali possono essere occasioni per realizzare la perfetta felicità. Come in molti testi di sapienza ( non solo cattolici ma ad esempio anche buddisti ) il testo procede per negazioni. Francesco cioè fa degli esempi di cosa non sia la vera e perfetta letizia. L’esempio più eclatante può essere questo: “ E se ti giunge ancora notizia che i miei frati sono andati tra gli infedeli e li hanno convertiti tutti alla fede, oppure che io ho ricevuto da Dio tanta grazia da sanar gli infermi e da fare molti miracoli, ebbene io ti dico: in tutte queste cose non è la vera letizia”.( pag. 173). Invece dice Francesco se di notte busso alla porta del convento nel freddo, nel fango, nel gelo e mi si dà dell’idiota e vengo cacciato, “ Ebbene, se io avrò avuto pazienza e non mi sarò conturbato, io ti dico che qui è la vera letizia e qui è la vera virtù e la salvezza dell’anima” (pag. 173). Trovo straordinaria questo insegnamento di Francesco e così simile, se posso permettermi il paragone, a quello che insegna sull’argomento il buddismo: la pazienza e l’assenza di “conturbamento”. La pazienza e  calma mentale nelle situazioni avverse infatti, sono due insegnamenti fondamentali anche nel buddismo. Ma non è un discorso sulle somiglianze tra cattolicesimo e buddismo che mi interessa in questo contesto, anche se Francesco viene da alcuni considerato il più orientale tra i santi cristiani.

Questo testo mi ha colpito quanto il Cantico, perché ha una forza interna che deriva dall’esperienza personale della verità e non dalla sua sola predicazione. Penso sia questo ciò che distingue il santo dalla persona comune, di chiesa o no che sia, e credo che solo i santi ieri come oggi abbiano davvero qualcosa di essenziale da insegnarci. Anche se questo qualcosa è così lontano dalla nostra portata, abbiamo comunque tutti un bisogno vitale di modelli, di insegnamenti sulla possibilità di essere felici, sulla speranza di poterlo diventare.

 

Francesco D’Assisi (Assisi 1182- Assisi 1226)

Francesco D’Assisi, Cantico di Frate Sole, in Gli scritti di Francesco e Chiara d’Assisi, 1996

Prima edizione 1987

 

In rete:

 

La ricerca di Rino Bartolini Su Francesco D’assisi nel suo  “Come fuoco nell’anima”:  http://www.teologiaspirituale.it/recensione59.html http://www.sanfrancescopatronoditalia.it/preghiere/canticodifratesole.pdf
http://it.wikipedia.org/wiki/Cantico_delle_creature
http://www.sanfrancescopatronoditalia.it/preghiere/dellaveraeperfettaletizia.pdf
http://www.dimensionesperanza.it/aree/ecumene/buddismo/item/6281-buddhismo-una-via-senza-mauricio-y%C5%ABshin-marassi.html?tmpl=component&print=1

http://www.lankelot.eu/letteratura/balducci-ernesto-francesco-d-assisi.html + http://www.lankelot.eu/letteratura/larranaga-ignacio-nostro-fratello-di-assisi.html

 

 

Pubblicato da retroguardia

Docente e critico letterario. Dirige la rivista di critica letteraria "RETROGUARDIA". Si è occupato in particolare della narrativa di Guido Morselli e Gesualdo Bufalino. Altri interessi di ricerca riguardano anche la poesia contemporanea, la teoria della letteratura, il romanzo fantastico e comico, la metrica italiana. Suoi interventi critici sono apparsi in rete (Musicaos.it, Retroguardia, La poesia e lo spirito, ecc) e su alcune riviste di letteratura (Tabula rasa, Narrazioni, ecc). Socio fondatore dell’associazione culturale e membro del comitato di lettura di vibrisselibri, redattore de “La poesia e lo spirito” dal 2007.