Recensione/schizzo
Platone è non solo massimo filosofo, ma anche sublime artista e prosatore. Leggendo i dodici dialoghi nella versione di Francesco Acri, non so se ammirare di più il fascino del pensatore, la forza del prosatore, la grandezza dell’artista. Platone ci dà un’idea esatta- direi viva- dell’uomo ateniese del IV secolo, che riveste tutti gli atteggiamenti della sua esistenza con forme di un’arte che non pretende di nascere da un vuoto gioco di parole ben connesse, ma dalla profonda ispirazione elaborata da una finissima sensibilità.
La forma di prosa prediletta da Platone è indubbiamente il dialogo: piuttosto che esporre in forma di trattato le proprie idee filosofiche, egli preferisce farle discutere da alcuni interlocutori, ottenendo così il risultato di vivificare le proprie teorie con una discussione vivace e ben condotta. I “personaggi” sono caratterizzati con fine acume psicologico. Ognuno di essi, non solo Socrate, ha una personalità ben definita, perfettamente disegnata dalle parole che pronunciano. Ovviamente, l’eroe dei Dialoghi è Socrate, il personaggio primo, “il maestro” per eccellenza, personalità forte e un po’ bizzarra.
Tuttavia la mia intenzione non è di intrattenervi con Platone, non ho gli strumenti per affrontare il massimo filosofo, quanto invece desidero segnalarvi l’ardua traduzione di Francesco Acri, studioso ed interprete del nostro autore. Il suo è un difficile lavoro di restituzione dell’eleganza greca di Platone attraverso un italiano letterario, stilisticamente elegante, armonioso e, diciamolo pure, difficile. Siamo di fronte ad uno scrittore purista nato a Catanzaro nel 1834, insegnante nell’Università di Palermo e per oltre quarant’anni in quella di Bologna. Morì nel 1913.
L’Acri vi dedicò dalla giovinezza alla vecchiaia, prima pubblicando le traduzioni alla spicciolata, poi riunendoli in volume: Eutifronte, Apologia di Socrate, Critone, Fedone, Assioco, Jone, Menone, Alcibiade, Convito, Parmenide, Timeo, Fedro. L’edizione da me letta è del 1970, ma in libreria è disponibile una più recente.
Lo ribadisco, di per sé la lettura e l’interpretazione dei testi platonici non è impresa da poco, ancor più gravosa è la lettura dei Dialoghi nella versione di Francesco Acri. Ma dopo un iniziale smarrimento, l’orecchio interno si accorda, scoprendo così un nuovo e antico gusto linguistico.
f.s.