“Contro il giorno” di Thomas Pynchon. Recensione di Amedeo Buonanno

di Amedeo Buonanno

 

Thomas Pynchon, Contro il giorno, Rizzoli, 2009, 1136 pp.

Thomas R. Pynchon è sicuramente uno degli autori americani più interessanti della letteratura contemporanea. La sua riservatezza, diventata leggendaria tanto da farne lo scrittore recluso per antonomasia, insieme ad alcune sue particolarità, come l’invio del comico Irwin Corey a ritirare per lui il prestigioso National Book Award nel 1974 per Gravity’s Rainbow o come il rifiuto della Howells Medal dell’American Academy, sempre per Gravity’s Rainbow, dovuto ad una mancata assegnazione del premio Pulitzer per lo stesso libro, ne fanno un personaggio sui generis ed interessante. Il nostro interesse qui, però, non è rivolto al personaggio Pynchon ma al suo penultimo romanzo, Contro il giorno, pubblicato negli Stati Uniti nel 2006 ma che solo quest’anno, dopo tre anni di lavoro, viene pubblicato da Rizzoli nella traduzione di Massimo Bocchiola. Il libro si presenta imponente già a prima vista con le sue 1127 pagine che rappresentano un deterrente per molti lettori e uno stimolo per gli appassionati. Nella sua mastodontica mole è racchiusa un’infinità di storie e di personaggi che, come spesso capita nei romanzi di Pynchon, sono uniti da fili conduttori che solo durante la lettura vengono man mano messi a fuoco e non necessariamente in modo definitivo.

L’effetto principale della lettura di un’opera di Pynchon è lo straniamento indotto sul lettore che si ritrova catapultato in un mondo complottista, pieno di intrighi, in cui si perdono i punti di riferimento della realtà e della fantasia, in cui il lettore diventa partecipe del senso di smarrimento che gli stessi personaggi di Pynchon sentono sulla propria pelle e che non si risolve nemmeno nel finale (un esempio su tutti è quello di Oedipa Mass ne L’incanto del lotto 49). La conclusione dei romanzi di Pynchon è, infatti, caratterizzata da un’assenza totale di consolazione e, usando le parole di Umberto Eco, “il lettore rimane confrontato con una serie di interrogativi senza risposta” (da Il superuomo di massa). La forte entropia, intesa come quantità smisurata di personaggi, piani narrativi, storie, relazioni, rende la lettura di un romanzo di Pynchon un’impresa non sempre facile perché abituati ad utilizzare le normali categorie di sequenzialità e tempo che puntualmente il Nostro elude per creare un affresco vorticoso che ben rappresenta l’aspetto ciclonico e ipercinetico del mondo consumistico e mediatico in cui viviamo. Tecniche come il pastiche, l’uso delle citazioni e la manipolazione delle fonti, care al postmodernismo, vengono utilizzate da Pynchon con disinvoltura creando collegamenti intertestuali ed extratestuali che rappresentano un ulteriore complicazione al già non semplice quadro narrativo. Pynchon riesce, attraverso la profonda ironia ed il sottile sarcasmo, ad esprimere le contraddizioni insite nel mondo e nei rapporti umani di oggi.

Vediamo quindi come tutte queste caratteristiche si realizzano in Contro il giorno.

Il romanzo si snoda lungo i trent’anni che vanno dall’Esposizione Mondiale di Chicago del 1893 fino agli anni immediatamente successivi la Prima Guerra Mondiale. Il lettore viene condotto in luoghi reali ed immaginari, dal Messico rivoluzionario alla Londra vittoriana di Jack lo Squartatore, dalla Gottinga della celebre facoltà di matematica ai Balcani, da Venezia alle foreste siberiane di Tunguska, dall’utopistica città di Shambala al mondo di Hollywood e del cinema muto. Tutto quello che accade in terra, dalle lotte di classe dei minatori in Colorado al nuovo business della giovane azienda cinematografica hollywoodiana, dall’impatto di un meteorite avvenuto nel 1908 a Tunguska al crollo del campanile di San Marco a Venezia nel 1902, viene osservato dall’equipaggio dell’aeronave Inconvenience, i famosi Compari del Caso (oggetto anche di una fantomatica serie di romanzi di avventura puntualmente nominata da Pynchon lungo tutto il racconto). Il gruppo è così composto: il capitano Dr. Randolph St. Cosmo; il secondo in comando Lindsay Noseworth, autonominato vigilante morale della ciurma; il goffo Miles Blundell con doti paranormali; il mozzo factotum Darby Suckling; l’irriverente Chick Counterfly; Pugnax, un cane parlante che ama la lettura. La truppa dell’Inconvenience si muove da un luogo all’altro del pianeta in esplorazione e talvolta portando soccorso ma rispettando la regola di “non interferire mai con le usanze legali di qualsiasi località terrestre ci capiti toccare” (pag.18). Sembrano contemporaneamente astronauti e creature soprannaturali già dalle prime pagine, dove si inizia a delineare la natura quasi mistica di quello che sarà il loro viaggio/ricerca della mappa dell’itinerario Sfinciuno (una strada alternativa alla Via della Seta che i Compari del Caso hanno avuto il compito di trovare). La mappa può essere letta solo da un complesso apparato di lenti e specchi di Spato d’Islanda (o calcite), il cristallo birifrazionale che ha il potere di raddoppiare la struttura della realtà e aprire varchi verso mondi paralleli.

In ogni romanzo di Pynchon, caratterizzato da una ipernarrazione famelica (Marino Sinibaldi, Paranoia e parodia: Thomas Pynchon e la complessità – in La dissoluzione onesta), convivono sempre diverse tracce narrative in cui una però percorre tutta l’opera per divenire così la spina dorsale dell’impianto narrativo. Nel caso di Contro il giorno, fermo restando la presenza “ultraterrena” dell’Inconvenience e delle sue gesta che permea tutto il racconto, la traccia narrativa predominante è rappresentata dalla storia della famiglia Traverse (gli antenati di Frenesi e Prairie del romanzo Vineland). Webb Traverse è il simbolo della lotta dei minatori contro i potenti ed arroganti capitalisti, rappresentati dal magnate privo di scrupoli Scarsdale Vibe che vede nella sua azione prevaricatrice ed annientatrice del proletariato addirittura un’investitura divina:

“Questi comunardi parlano un’insalata di lingue straniere, ma i loro eserciti sono i maledetti sindacati dei lavoratori, la loro artiglieria è la dinamite, assassinano i nostri grandi uomini e bombardano le nostre città e il loro scopo è privarci dei beni che abbiamo conquistato con il sudore, di dividere e suddividere fra le loro orde le nostre terre e le nostre case, tutto quello che amiamo, fino a renderle sordide e lerce come le loro. O Cristo, Tu che ci hai detto di amarli, quale prova dello spirito è questa, quale tenebra è stata gettata sul nostro senno, che non sappiamo più riconoscere la mano del Maligno? […]Davanti a queste maree saremo sommersi. Dov’è il nostro Cristo, il nostro Agnello? La Promessa?”

Vedendo la sua angoscia Foley pensò soltanto a consolarlo “Nelle nostre preghiere…”

“Foley, questo risparmiamelo, quanto ci occorre è cominciare a ucciderli in quantità rilevanti, perché nient’altro ha avuto effetto. Tutta questa finzione – di ‘uguaglianza’, di ‘negoziato’ – è stata una farsa crudele, crudele per ambo le parti. Quando il popolo del Signore è in pericolo, tu sai cosa Egli richieda”

“Di colpire”

“Colpire presto e spesso”

“Spero che nessuno ci stia ascoltando”

“Dio ascolta. Quanto agli uomini, non mi vergogno di quello che deve’essere fatto”

(pagg. 352-353)

Per mano di due sicari (Deuce e Sloat) inviati da Vibe, Webb viene ucciso e la sua famiglia, formata dalla moglie Mayva, dai figli Frank, Reef, Kit e dalla figlia Lake, si divide ed ogni componente prende la propria strada.

Kit studierà matematica a Yale, sovvenzionato dallo stesso Vibe, diventando un vettorista (esperto di vettori) per poi perfezionare le sue conoscenze alla celebre facoltà di Gottinga. Verrà poi assunto in una società aerospaziale torinese e sposerà Dahlia Rideout (“Dally”), figlia di Merle, un fotografo incontrato all’inizio del racconto dai Compari del Caso ed abbandonata piccola dalla madre Erlys innamoratasi del mago italiano Luca Zombini.

Frank diventerà esperto di metallurgia andando a lavorare anche in Messico dove infine, spinto da una sorta di eredità morale trasmessa dal padre, aiuterà i gruppi rivoluzionari del luogo. Si innamorerà della bellissima Yashmeen Halfcourt, una brillante matematica protetta dalla società segreta neopitagorica dei V.A.T.I., con cui avrà una figlia, Ljubica.

Reef vuole seguire le orme del padre come “bombarolo” (continuando la tradizione del celebre dinamitardo Kieselguhr Kid probabilmente alter ego del padre) e sposerà Estrella Brigs (“Stray”) da cui avrà un figlio, Jesse.

Lake, dopo un trascorso da prostituta, si sposa con Deuce pur sapendo che si tratta dell’omicida del padre e per un primo periodo intavola con il marito e l’amico Sloat Fresno un menage a trois perfettamente consapevole, finché Sloat non decide di andare via (decisione che lo condurrà alla morte per mano di Frank).

Potremmo dire che, fondamentalmente, il romanzo è la storia di una vendetta: quella che i figli dell’ anarchico dinamitardo Webb Traverse vogliono consumare ai danni del mandante dell’assassinio del padre, il plutocrate Scarsdale Vibe. I personaggi rispondono a questa idea di vendetta in modo diverso, mentre Reef e Frank vanno alla ricerca degli assassini, Kit cede a Vibe in cambio del pagamento degli studi universitari, e Lake sposa addirittura uno dei killer.

Con la sua ipernarratività, caratterizzata dal seguire anche le storie che appaiono a prima vista secondarie, Pynchon ci permette di osservare queste quattro vite e la moltitudine di esistenze ad esse collegate, terminando, infine, con una sorta di ritorno all’ovile di alcuni dei protagonisti, interiormente distrutti come lo è il mondo dopo la Prima Guerra Mondiale.

Il Tempo “nostro fato, nostro signore, nostro distruttore” (pag. 450) è sicuramente un protagonista principale di quest’opera. Se da un lato vi è un fluire continuo della dimensione temporale che va dal 1893 fino alla fine della Prima Guerra Mondiale, dall’altro si ragiona sulla natura del Tempo e della possibilità di sovvertire il suo normale flusso. I Compari del Caso, verranno infatti a contatto col gruppo degli Sconfinanti, dei veri e propri viaggiatori del tempo il cui emissario Mr. Ace dirà:

“Siamo qui fra di voi in cerca di un asilo dal nostro presente – il vostro futuro – un ‘epoca di carestia mondiale, scorte di carburante esaurite, povertà terminale: la fine dell’esperimento capitalistico. Una volta compresa la semplice verità termodinamica che le risorse della Terra sono limitate, e anzi destinate a esaurirsi presto, l’illusione capitalistica andò a rotoli. Quelli di noi che dissero questa verità ad alta voce furono denunciati come eretici, nemici della fede economica prevalente. Come dei dissenzienti religiosi di un’epoca passata, fummo costretti a emigrare, senz’altra scelta che salpare su quell’oscuro Atlantico quadridimensionale noto come il Tempo.

La maggioranza di coloro che scelsero la Traversata riuscirono, alcuni no. La procedura è ancora rischiosa. I livelli di energia richiesti per quel salto contro la corrente, oltre l’intervallo proibito, qui attualmente non sono disponibili, anche se alcune delle vostre grandi dinamo hanno iniziato ad avvicinarsi al dominio di energia necessario. Abbiamo imparato a vedercela con quel pericolo, ci esercitiamo a tal fine. Quello che non ci aspettavamo era la vostra determinazione a impedire il nostro insediamento qui”

(pag. 437)

Le parole di Mr. Ace rappresentano un monito per il lettore moderno ed una non velata critica alla società in cui viviamo. Tutte le missioni dei Compari del Caso, secondo quanto afferma Mr. Ace erano dirette, a loro insaputa, ad impedire l’ingresso nel loro spazio tempo di questi esseri del futuro e per questo chiede loro di accettare delle commissioni di tanto in tanto anche per conto della Confraternita della Ventura, senza spiegazioni più dettagliate di quante ne ricevano attualmente dalla loro Gerarchia, in cambio ovviamente di un certo compenso: l’eterna giovinezza. Ma i Compari del Caso non si fidano, non accettano il patto e continuano a viaggiare per il mondo affetti però da una logorante paranoia, vedendo in ogni dove possibili traditori e doppiogiochisti.

Altro tema centrale del racconto è sicuramente quello della dualità, del doppio e del contrasto. Oltre al parallelo tra mondo reale e soprannaturale imbastito attraverso l’uso dei tarocchi e al concetto stesso di “bilocazione” che percorre tutto il romanzo, sono presenti nel racconto diverse espressioni concrete della dualità. Quella tra l’aeronave Inconvenience ed il suo corrispettivo russo, la Bolsai Igra che sintetizza il confronto America – Russia. Quella tra i professori Renfrew di Cambridge e Werfner di Gottinga che già dai nomi fanno immaginare uno stretto rapporto di dualità. Questi, “non solo esimii negli ambienti universitari, ma anche ipoteticamente potenti nel mondo in generale” (pag. 242) hanno una potenza che deriva anche dalla reputazione di “luminari dell’avanguardia, consultati dai ministeri degli Esteri e dai servizi segreti del proprio rispettivo Paese” (pag. 243). Attraverso di loro Pynchon evidenzia in modo critico e sarcastico come l’intellighenzia sia spesso senza scrupoli ed asservita al potere. Quella tra la nave Stupendica, dove viaggiano Kit, Dally, Erlys e Luca Zombini e l’Imperator Maximilian, due identità della stessa nave (“Il destino della Stupendica era riprendere la sua identità latente di nave da guerra Imperator Maximilian, una delle corazzate monocalibro da 25.000 tonnellate previste dai programmi navali austriaci” (pag. 539)). Lungo tutto il racconto è poi espressa la contrapposizione tra lavoratori e padroni, tra minatori e compagnie, tra oppressori ed oppressi come evidenziato nello stralcio di discussione sopra riportato tra Vibe e Foley, suo segretario e guardaspalle.

Il tema della dualità è suggerito già dalla copertina del libro in cui si vede il titolo Contro il giorno, duplicato come se tra noi ed esso fosse interposta una lastra di Spato d’Islanda che, con il fenomeno della birifrangenza, permette lo sdoppiamento dell’immagine degli oggetti posti dietro il cristallo.

Ne L’Arcobaleno della Gravità, di cui Contro il giorno può considerarsi un prequel, la metafora di fondo era il Razzo simbolo della tecnologia e della distruzione che con il “suo arcobaleno” si contrappone parodisticamente a quello che la tradizione vuole sancisca il patto intercorso fra Dio e Noè dopo il diluvio, ovvero che non vi sarebbe stata più distruzione sulla terra. In Contro il giorno la metafora è rappresentata dalla lastra di Spato d’Islanda che permette di vedere le cose nella loro duplice veste, di comprendere meglio la realtà quando questa risulta confusa o fuorviante (ad es. a pag. 325 per rendersi conto che le riserve auree sono fasulle perché formate da un misto cinquanta e cinquanta di oro ed argento), di vedere nel futuro (come a pag. 413 dove Frank specchiandosi in una lastra fatta di questo materiale, vedrà Sloat Fresno “dove doveva trovarsi”), di vedere nel passato reale ed in quello alternativo (attraverso uno speciale proiettore come spiegano Merle e Roswell a pag. 1091) ed infine di uccidere (attraverso l’arma quaternionica descritta a pag. 590 che concentra l’energia cinetica terrestre per ottenere un potere distruttivo enorme).

Lo Spato d’Islanda è anche una chiave d’accesso, non completa, al segreto della mappa dell’Itinerario Sfinciuno, quel percorso che conduce verso la pacifica ed utopica città di Shambala (termine sanscrito che significa luogo di pace, di tranquillità e di felicità). In definitiva lo Spato d’Islanda sembra rappresentare la conoscenza stessa in tutte le sue sfaccettature, l’utilizzo distorto dei suoi frutti per distruggere la vita, un mezzo per comprendere i meccanismi nascosti del mondo, il punto di partenza per la ricerca mistica di un luogo di pace ed infine una via per riconoscere se stessi ed i propri limiti.

[Thomas Pynchon, Contro il giorno, Rizzoli, 2009, 1136 pp.]

Pubblicato da retroguardia

Docente e critico letterario. Dirige la rivista di critica letteraria "RETROGUARDIA". Si è occupato in particolare della narrativa di Guido Morselli e Gesualdo Bufalino. Altri interessi di ricerca riguardano anche la poesia contemporanea, la teoria della letteratura, il romanzo fantastico e comico, la metrica italiana. Suoi interventi critici sono apparsi in rete (Musicaos.it, Retroguardia, La poesia e lo spirito, ecc) e su alcune riviste di letteratura (Tabula rasa, Narrazioni, ecc). Socio fondatore dell’associazione culturale e membro del comitato di lettura di vibrisselibri, redattore de “La poesia e lo spirito” dal 2007.