Alessandro Salvi, Santuario del transitorio, L’arcolaio, 2014, pp. 61, € 11,00
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di Francesco Sasso
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Santuario del Transitorio di Alessandro Salvi (1976, Pola- Croazia) è una raccolta poetica articolata in tre sezioni, la prima della quale dà il titolo alla raccolta, la seconda si intitola Madrigali eroici, la terza sezione è Ladro di Tamerici. È una raccolta di sonetti, madrigali, sestine in cui Salvi illustra il transitorio: «Io vi parlo da questa / inospitale zona del sentire»
Questi componimenti hanno, qua e là, spunti di felice intuizione paesaggistica, scatti di ebbrezza panica e squisite modulazioni di ritmo.
«La bianca quiete della neve innerva
nuova linfa all’inverno. Come pagine
– densi si formano ai nostri occhi – spazi
lisci e lividi contorni di fredda
impassibilità di sguardi. Gelido
il crepitare ovunque del silenzio.
Aspetto e osservo
la geometria impeccabile del gelo,
lo zelo del sidereo suo corteo:
algidi fiocchi di stupore nevicano.
Naufragò in alto mare e poi s’annegò il cielo.
Non una macchina, non un passante:
solo orme, immobili e precarie.
Bianchi gli istanti dove i passi luccicano
e le parole tacciono o raggelano» (pag.29).
L’insieme della raccolta danno al lettore la sensazione di un magma incandescente, sfuggito al controllo dell’artista. La poesia di Salvi è concepita come scavo psicologico che rifiuta le morbidezze e punta al vigore drammatico della rappresentazione, caricando le tinte esistenziali, poiché «Non cerco nulla se non un momento./ Non chiedo nulla a nessuno (silenzio)» (pag.36)
f.s.
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